giovedì 21 settembre 2023

Oggi primo giorno dell'Autunno

 
L’Autunno.

Tutto sembra diverso, mentre i colori

dell’iride risaltano il paesaggio.

Giorno dopo giorno, si notano gli effetti del

tempo sulla natura, come l’invecchiare

dell’uomo col passare degli anni.

Le foglie ingialliscono e cadono, lasciando,

piano piano, gli alberi nudi.

Le campagne, spogliate d’ogni frutto,

sembrano prepararsi al sonno dell’inverno,

per poi risvegliarsi a primavera.

Gli animali si rincorrono; sembrano riunirsi

per cercare un riparo.

L’uomo; osserva in silenzio la metamorfosi

di quanto lo circonda.

Il tempo passa; le stagioni si susseguono,

l’Autunno, alla fine, risulta sempre il più variopinto.

L’Autunno; il più colorato delle quattro

stagioni, un dono del Creatore. 

domenica 8 maggio 2022

Festa della Mamma.

 

A tutte le mamme, quelle vere, un affettuoso augurio ed un 

grazie per tutto quello che fate e per il vostro amore, Fausto.

giovedì 7 aprile 2022

Anche gli Ucraini, come noi, sono nelle mani di un comico!

 
GLI UCRAINI SONO NELLE MANI DI UN COMICO CHE FA SOLO PROMESSE

Ed anche noi dobbiamo chiederci se valga la pena morire per questo Occidente

di Rino Cammilleri

Poiché non è dato sapere quel che succede veramente, avendo l'Italia deciso

con chi stare, occorre ragionare, dedurre, ricomporre, mettere pezzi virtuali

al posto delle tessere di puzzle mancanti.

Già nella Prima Guerra Mondiale gli inglesi convinsero chi propendeva per

loro che i tedeschi in Belgio mozzavano le mani ai bambini.

I tedeschi protestarono, ma erano il Nemico, perciò le loro proteste servirono a poco.

Se qualcuno si chiedeva qual fosse l'interesse bellico dei tedeschi nel mutilare

i bambini, veniva subissato come connivente col Nemico.

È così in ogni guerra, anche l'attuale in Ucraina.

La versione russa non la sapremo mai.

Anche perché, quando la dicono, non ci crediamo.

Quella russa è propaganda di guerra, quella ucraina verità sacrosanta.

Sì, dopo qualche tempo magari esce fuori che il cormorano annegato nel petrolio

di Saddam era invece stato spalmato dal naufragio della Exxon anni prima,

o che la bambina ucraina col leccalecca in bocca e il mitra in mano era una foto

di scena a bella posta orchestrata.

Ma i giornalisti sanno benissimo che lo scoop fa il giro del mondo, mentre la

smentita se la filano in pochi perché la memoria dei più è corta, e resa tale proprio

dal bombardamento continuo di sensazionalismi a scopo di audience.

Come lamentava Juan Donoso Cortés, ambasciatore spagnolo nella Parigi

di Napoleone III: «Il ministero della parola, che Cristo aveva affidato agli

Apostoli dotati di Spirito Santo, è stato usurpato dai gazzettieri».

Boh, forse Berlicche ha un apposito girone per i Giornalisti, chissà.

Ovviamente, certe cose esistono solo per chi ci crede, mentre per farne cessare

l'esistenza basta non crederci: «il cucchiaio non esiste», diceva Matrix.

Perciò lo ingoiava insieme al brodo.

Dopo questa lunga premessa, sulla vicenda dei poveri ucraini non si sa

se piangere o ridere.

O tutt'e due.

Si sono affidati, per disperazione, a un comico che prometteva loro di spazzar

via la corruzione e liberarli dalla miseria, quella miseria che costringe le loro

donne a emigrare o a vendere l'utero (l'Ucraina è il solo Pase europeo in cui si

fa; perfino il Nepal l'ha vietato).

Sì, perché gli oligarchi non sono solo russi.

Ebbene, dalla padella alla brace.

Prima emigravano, ora scappano.

Sempre le donne, perché gli uomini sono trattenuti e forniti di bottiglie molotov.

Tutto per entrare nella Nato?

E perché non hanno fatto un referendum per sapere se il popolo ucraino ci

teneva tanto e davvero?

Già, gli oligarchi.

Ma ce li abbiamo anche noi e sono tutti americani: Bezos, Gates, Zuckerberg,

Soros e via arricchendo.

Ma noi, che siamo furbi, mica li chiamiamo con nomi sprezzanti, no:

ne esaltiamo, anzi, le imprese omeriche.

Bezos con la pandemia ha raddoppiato gli introiti e ora si pappa la MGM?

Ammirazione. Fa parte dei Buoni, perciò bravo, continui così.

E dire che proprio noi italiani dovremmo essere più vicini agli ucraini non

solo con lo stomaco, ma anche col compianto.

Anche noi ci siamo affidati a un comico che prometteva di aprire il

parlamento come una scatola di tonno.

Nell'anno di Dante, per giunta: «Chi è causa del suo mal...».

L'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal

titolo "Vale la pena morire per questo Occidente?" spiega perché la deriva

occidentale non conosce fine.

Ecco l'articolo completo: «È reale un'ideologia (non una cospirazione) che io

definisco "mass-radicale" o "radicalismo di massa".

Questa ideologia è pre-totalitaria e cerca di mettere le radici in tutto l'Occidente,

promuovendo i suoi "valori": lotta di genere, emancipazione Lgbt, ecologismo

radicale, scomparsa dei confini nazionali, dominio della tecnica, manipolazione

dell'essere umano, fino all'idea di una "nuova normalità", dunque una società

pianificata.

Questa ideologia agisce moltiplicando all'infinito i diritti.

Il caos che ne risulta richiede, poi, l'imposizione di un ordine autoritario, un

tecnocrate forte che stabilisce quali diritti riconoscere e quali sopprimere».

Così Dario Fertilio, ex giornalista del "Corsera" ed autore di numerosi saggi sul

totalitarismo sovietico, intervistato oggi dalla "Nuova Bussola Quotidiana".

Qualche chiosa di margine: come fa un'ideologia a imporsi senza una «cospirazione»?

È la sinistra americana a dettare la narrazione in Occidente, tramite tutti i media

e pure i social.

Ne sanno qualcosa Trump e quelle poche testate che lo sostenevano.

I dem americani hanno le università, i canali televisivi, Hollywood, Facebook,

Twitter et cetera.

La narrazione dei vertici Ue?

Uguale, se non plagiata.

Un solo esempio: ricordate quando Buttiglione fu estromesso, e dichiaratamente,

solo perché amico e biografo di Papa Wojtyla?

Ed è per questo Occidente che dovremmo combattere?

E comprare il molto più costoso gas americano?

E infilarci in una ennesima guerra mondiale?

Un guerra che, tanto per cambiare, gli americani aizzano su territori altrui?

La Nato è a comando americano.

L'Europa, Italia in primis, è trapunta di basi militari americane fornite di

bombe atomiche.

A colpi di referendum ci siamo privati delle centrali nucleari che erano cento

volte più sicure degli stoccaggi militari la cui verifica, per ovvi motivi,

è affidata a chissà chi.

E ringraziamo la Provvidenza che finora non sia mai successo niente.

È vero, servivano quando c'era l'Urss.

Ma ora a che servono?

A impedire a Putin di neutralizzare l'Ucraina, cosa che chiede adesso e, chissà

perché, non prima: evidentemente i suoi servizi hanno annusato l'aria?

Ma, ripeto e insisto, mi va bene un mondo totalmente americanizzato, in fondo

ci sono nato e ne ho respirato gli effluvi.

Ma adesso l'America non è più il paese della libertà, ma dei soldi a ogni costo

e a spese altrui, della cancel culture, della Blm, dell'Lgbt obbligatorio, dell'aborto

a nascita parziale e via disgustando.

Il resto del Brave New World mettetecelo voi, compresi i corsi di rieducazione

trans nell'esercito.

Un Paese che è diventato una società per azioni armata e che, lo abbiamo visto,

non garantisce più nemmeno una decente e trasparente elezione del suo Capo.

Spiacente, per questo Occidente non contate (più) su di me.

E voi, meditate gente, meditate.

lunedì 8 marzo 2021

365 giorni all'Anno è la festa della Donna!

 8 Marzo 2021.

Donna….che Dio ti benedica!

 

Che vita Infelice sarebbe;

senza una Donna capace di abbracciarti,

di consolarti, di onorarti.

 

Che vita Insignificante sarebbe;

senza una Donna che ti svegli al mattino,

con un bacio, un sorriso, una carezza.

 

Che vita Buia sarebbe,

senza una Donna che condivida le tue paure,

i tuoi sogni, le tue felicità.

 

Che vita sarebbe,

senza una Donna capace di amarti,

di capirti, di sopportarti.

 

Sicuramente….non sarebbe una Vita.

 

Il mio Auguri a tutte le Donne ad iniziare da mia moglie,

ma non solo oggi, bensì, tutti i giorni dell’anno.

 


domenica 7 febbraio 2021

Purtroppo credo che molte persone non sappiano cosa vuol dire partecipare alla Santa Messa.

 
Questa mattina durante la Santa Messa, sono rimasto un pò perplesso,

già prima della benedizione le persone in Chiesa avevano già cominciato

a muoversi, appena finita la benedizione, prima che il coro intonasse il

canto finale, le persone hanno cominciato ad uscire, sembrava che avessero

paura che la Chiesa gli crollasse addosso, è sconcertante, sembra che

partecipare alla Messa per alcuni sia una tortura.

Ma sappiamo veramente cos’è la Messa?

Io credo di no!

Il Vangelo di oggi, per chi lo ha ascoltato, ci ha detto che Gesù si è preso

del tempo per pregare in un luogo tranquillo, vuol dire che questo è

necessario anche per noi.

Ed il momento della Messa dovrebbe essere uno di quei momenti.

O abbiamo dei pensieri che ci distraggono?

Spero proprio che i pensieri li lasciamo a casa o li affidiamo al Signore,

quando andiamo a Messa.

Perché è lì che lo Spirito Santo ci parla, non ci manda un messaggio sullo

smatphone, Lui ci parla attraverso il nostro cuore, e parla al nostro spirito;

perciò, dobbiamo ascoltarlo senza fretta e con calma.

Quindi, quando partecipiamo alla Messa, che è la preghiera comunitaria,

partecipiamo alla Pasqua settimanale, staremo anche a tu per tu con

Gesù Risorto, che ci insegna come saper vivere.

Ecco, questa è la Messa, amici, almeno come la intendo io, Fausto.   

lunedì 28 dicembre 2020

La nostra condanna? Il nuovo coronavirus che proviene dall'Inghilterra e, cavalcato immediatamente dai media e dai nostri politici.

 
IL ''NUOVO' CORONAVIRUS INGLESE CI CONDANNA AD UNA

SITUAZIONE DI EMERGENZA FINO AL 2025

Stessi sintomi, stesse cure e probabilmente stesso vaccino, ma serve per

mantenere il clima di terrore per giustificare nuovi lockdown.

Lo scrivevamo poco tempo fa, prendendo spunto da un articolo di Science;

la crisi pandemica è destinata a durare fino al 2025.

Le notizie arrivate dall’Inghilterra hanno cominciato ad essere utilizzate per

aumentare il tasso di paura nella popolazione che è già di per se altissimo;

una “variante” del Sars-Cov 2 è stata identificata in Gran Bretagna, e il primo

aspetto che è stato enfatizzato è la sua rapidità di trasmissione, che sarebbe fino

al 70 per cento più elevata del virus finora dominante.

Il condizionale è d'obbligo, perché cosa sappiamo di questa cosiddetta variante

inglese del Covid-19?

È più mortale o più grave del ceppo originale?

Quali sono i sintomi e le differenze tra i due?

Al momento le informazioni disponibili suggeriscono che la nuova variante di Covid

scoperta in Inghilterra causa gli stessi sintomi del ceppo originale.

Chi contrae il virus può quindi avere febbre, tosse secca e stanchezza o anche dolori

muscolari, gola infiammata, mal di testa, congiuntivite, diarrea, perdita di gusto e olfatto.

Insomma gli stessi sintomi del ceppo virale identificato quasi un anno in Cina.

Compresi i sintomi gravi, come la difficoltà respiratorie.

Questo è ciò che proviene come informazioni dalle autorità inglesi.

Tuttavia la notizia è esplosa in modo psicologicamente devastante proprio perché fa

pensare all’opinione pubblica che dall’incubo pandemico non ci libereremo mai.

Nuovi ceppi virali vogliono dire nuovi lockdown, nuove emergenze ospedaliere,

il reiterarsi insomma degli scenari che abbiamo già conosciuto.

E questo nuovo incubo ha un nome che evoca scenari distopici o fantascientifici; mutazioni.

LE MUTAZIONI VIRALI SONO NORMALI

In realtà le mutazioni virali sono un evento che non ha nulla di eccezionale,

perché sono frequenti, quasi la norma in microbiologia.

Di fatto ci sono già state varie mutazioni di Covid-19 che si sono diffuse.

Non si vede dunque il perché di questa frettolosa enfatizzazione del pericolo

del New British Covid. 

Semmai questo allarme dovrebbe far riflettere sui rischi di quelle scelte riguardanti

le terapie da utilizzare contro il Covid-19 che possono aver selezionato un nuovo

ceppo e prodotto la mutazione.

Un’ipotesi preoccupante che si fa tra i ricercatori inglesi è che le mutazioni si siano

sviluppate in un paziente affetto da Covid-19 per circa due mesi e curato con l’antivirale

remdevisir, che potrebbe avere selezionato un virus in grado di sfuggire alle terapie.

Posto che-come sembra-la variante d’Oltremanica non sia più grave di quella fattaci

pervenire lo scorso anno della Cina, ci sono però una serie di interrogativi riguardanti

i nuovi scenari epidemiologici che potrebbero andare a configurarsi.

In primo luogo; è possibile riconoscere il nuovo ceppo mutato e distinguerlo

da quello originale?

Con il test sierologico certamente sì, ma con i tamponi al momento nella stessa

Inghilterra non è possibile individuare specificamente la nuova variante.

Quindi-almeno per un po' di tempo-il virus venuto da Albione rappresenterà soprattutto

una minaccia fantasma, utile però per rinfocolare la paura e giustificare nuovi lockdown.

NULLA CAMBIA PER I VACCINI

La domanda cruciale poi che molti si pongono è; cosa cambia per i vaccini?

Nulla, è la risposta.

La road map dell’organizzazione vaccinale prosegue-lei sì-senza alcuna mutazione.

Dal presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli al virologo Fabrizio

Pregliasco, a Giacomo Gorini, ricercatore dello Jenner Institute dell'Università  di

Oxford, sono arrivate immediatamente ferme e sicure rassicurazioni; i vaccini

predisposti contro il Coronavirus dovrebbero mantenere la loro efficacia.

Tuttavia, secondo un importante immunologo, il professor Andrea Cossarizza, è

assolutamente prematuro ipotizzare se la mutazione possa inficiare l’effetto del vaccino. «Dobbiamo basarci su evidenze scientifiche di cui oggi non siamo in possesso», ha affermato.

In realtà sappiamo bene che esistono virus, come quelli influenzali, che mutano

continuamente e che di conseguenza fanno sì che ogni anno si debbano mettere a

punto nuovi vaccini.

Potrà essere questo lo scenario futuro del Covid?

Diventare un virus stagionale che muta anno per anno, e che ogni anno richiede

milioni di nuove vaccinazioni? Potrebbe essere.

A questo punto però è lecito chiedersi, di fronte ad un virus con queste caratteristiche,

se la soluzione vera non stia nella ricerca sui farmaci che possano efficacemente

curare il Covid, in tutte le sue possibili versioni mutate.

Una soluzione più semplice e a portata di mano con le scoperte e le evidenze

scientifiche in materia di terapia che stanno emergendo.

L’autore del precedente articolo, Paolo Gulisano, nell’articolo seguente dal

titolo “Covid fino al 2025, l'assist di Science per il Grande Reset” spiega che

tale affermazione non è sostenuta da nessuna evidenza medica e cozza con

la storia delle grandi epidemie.

Tutto è funzionale a mantenere il clima di terrore, con inevitabili conseguenze

sul piano economico, politico e anche antropologico.

Ecco l’articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19

dicembre 2020: “Da qualche tempo si parla di Great Reset; il grande rivolgimento

economico, sociale, politico, mondiale che è stato avviato utilizzando l’epidemia

di Covid. Complottismo? Decisamente no.

Basta andare a guardare il numero del 13 novembre dell’importante rivista Science

per capire che il Covid, se non ci fosse, bisognerebbe proprio inventarlo, tanto

è utile ai grandi cambiamenti, che necessariamente richiedono tempo.

E così Science ci dice che l’emergenza Covid durerà fino al 2025, e che fino a

tutto il 2022 si dovranno mettere in atto provvedimenti restrittivi delle libertà.

Da un punto di vista strettamente medico, è un’affermazione quantomeno singolare.

Le grandi epidemie del passato, dalla Spagnola all’Asiatica, fino alla Sars del 2002,

non sono mai durate più di un anno.

Per quale motivo questo virus dovrebbe continuare a circolare imperterrito per

altri cinque anni?

Non viene data alcuna spiegazione scientifica.

È una mera ipotesi, che va contro l’evidenza di tutta la storia delle epidemie.

Ma il vaccino?

Non sarà lui, come ci viene annunciato da tempo, a liberare il mondo dal grande incubo?

Non è detto, ci dice Science.

Gli esseri umani sono infettati da diversi coronavirus stagionali con reazioni crociate.

Nessuno provoca un’immunità completamente protettiva e le infezioni ripetute

sono la norma.

I vaccini tendono ad essere meno efficaci delle infezioni naturali nel provocare

l’immunità e ci sono rischi di reazioni crociate avverse.

Un ricercatore, Chadi M. Saad-Roy, ha quindi utilizzato una serie di modelli

semplici per una varietà di scenari immunitari per prevedere futuri immunologici

per la Sars-Cov-2, con e senza vaccini.

I risultati del modello mostrano che la nostra conoscenza imperfetta del panorama

immunitario imperfetto del coronavirus può dare origine a scenari divergenti che

vanno dalle epidemie gravi ricorrenti all’eliminazione.

Sì, alla fine il Covid dovrebbe sparire, ma-ci viene detto-ci vorranno cinque anni.

Il tempo di una guerra, più o meno la durata della Prima (1914-1918) e della

Seconda Guerra Mondiale (1939-1945).

Fino al 2025 dovremmo vivere nella paura, nel terrore.

E questo piano quinquennale avrà inevitabili conseguenze economiche

e politiche, ma anche psicologiche e perfino antropologiche, a nostro avviso.

Il Grande Reset, appunto.

Secondo lo studio in questione, le misure di allontanamento sociale come le

restrizioni alle riunioni pubbliche potrebbero dover rimanere in atto a intermittenza

per almeno un altro paio di anni per contenere la diffusione del Covid-19.

Queste dure misure che hanno già spinto l’economia mondiale in recessione

potrebbero essere necessarie perché, secondo le proiezioni dei ricercatori, nuovi

focolai di Sars-Cov-2 potrebbero (il condizionale è d'obbligo) ripresentarsi ogni inverno.

Ancora, e i vaccini?

I ricercatori ammettono che potrebbero rivelarsi non sufficientemente efficaci.

Almeno fino al 2024.

Secondo lo studio, le ricorrenti epidemie invernali di Sars-Cov-2 si verificheranno

nel corso dei prossimi anni dopo l’iniziale ondata pandemica più grave.

Quindi, secondo le proiezioni dei ricercatori, che curiosamente escludono qualsiasi

scoperta farmacologica atta a curare il virus, oltre a negare-ma questo sappiamo che

è parte del pensiero mainstream-possibilità di trattamenti già esistenti, e persino

mettendo appunto in dubbio l’immediata efficacia dei vaccini, non resta che continuare

il distanziamento intermittente.

È molto probabile che tali modelli teorici verranno presto tradotti a livello internazionale

in strategie di azione sanitaria ma anche in politiche economiche.

Ciò avrà come conseguenza uno stato di guerra permanente, uno sconvolgimento

della vita di milioni di persone, costrette a vivere con sempre minori libertà, aspettando

che si formi un’immunità di gregge tale da far dichiarare cessato il pericolo.

Anche se non è da escludere che la micidiale minaccia di nuove sedicenti epidemie

non venga continuamente sbandierata da chi ne ha tutto l'interesse.

È il caso di Mark Dybul-uno stretto collaboratore del mitico virologo americano Anthony

Fauci - che nei giorni scorsi ha parlato di prossime future nuove pandemie.

Insomma, il clima di terrore e insicurezza deve continuare, e per i prossimi cinque anni

la parola Covid non scomparirà affatto.

Il tutto, lo ribadiamo con forza, contro ogni evidenza, perché in realtà il Covid potrebbe

estinguersi in breve tempo come hanno fatto prima di lui tutti i virus pandemici.

Dovrebbero proprio spiegarci perché il virus venuto da Wuhan dovrebbe

comportarsi diversamente.

Però, non vorrei che il nostro attuale governo cavalcasse l’onda di questa pandemia,

per non andare a elezioni e rimanere in sella per altri quattro anni, stiamo a vedere

da buoni italiani, ubbidienti.

venerdì 6 novembre 2020

Non voglio negare che ci sia il Covid, ci mancherebbe, ma mi infastidisce che con la scusa del Covid, vogliano renderci schiavi di questo governo di incapaci.

 
Corona virus; stiamo perdendo la libertà. Anche di pensare.

Il potere non ha nemmeno più bisogno di alzare la voce perché la perdita della

libertà non è più avvertita come tale ma passa come grande senso di responsabilità

Un dispotismo statalista, condiviso e terapeutico.

Questo il tipo di regime nel quale ci troviamo immersi.

Perché parlo di dispotismo statalista, condiviso e terapeutico?

Con la pandemia sono state sospese le abituali procedure costituzionali e abbiamo

smesso di essere una Repubblica parlamentare.

Lo strumento dei decreti della presidenza del Consiglio ha assunto una centralità

e una preminenza assoluta.

È come se tutti (politica e cittadini) di fronte a uno stress test avessimo proclamato

che diritti costituzionali di libertà e parlamentarismo sono lussi che ci possiamo

permettere quando tutto va bene, ma non di fronte a una grave difficoltà.

Poiché accanto alla disinvoltura del governo nella sospensione dei diritti di libertà

c’è stata la naturalezza dell’opinione pubblica nell’accettare il tutto, un nemico

della libertà può averne tratto utili insegnamenti; è stato dimostrato che è molto

facile sospendere le garanzie costituzionali e imprimere al sistema una svolta

in senso autoritario.

Se la situazione di emergenza si dilatasse, sino a essere presentata e percepita

come la normalità, che cosa succederebbe?

Chi può assicurarci che in futuro un pericolo non potrebbe essere creato di proposito?

C'è il rischio che lo stato di emergenza sia istituzionalizzato?

Di certo al nostro sistema democratico liberale è stata inferta una ferita profonda,

ma pochi reagiscono.

Parlo di dispotismo perché il governo ha assunto una centralità senza precedenti.

Ma che tipo di dispotismo è?

È un dispotismo condiviso, perché opinione pubblica e mass media l’hanno

giustificato, assunto e fatto proprio.

Così in un certo senso ha ripreso vita il Leviatano di Hobbes, il colosso autoritario

che tutto controlla in cambio della sicurezza che gli individui ritengono di non

essere in grado di darsi.

È anche un dispotismo statalista perché tutto è stato demandato all’iniziativa statale;

l’iniziativa privata e dei corpi intermedi non è stata nemmeno presa in considerazione.

Lo Stato è percepito come istituzione non solo e non tanto gestionale, ma salvifica.

È poi un dispotismo terapeutico, perché la Salute è divenuta un assoluto, il politico

ha preso le sembianze del medico, il cittadino è diventato un paziente e la nazione

un ospedale.

Di qui un rapporto asimmetrico che favorisce il dispotismo stesso; non più il rapporto

tra politico e cittadino, tra rappresentante e rappresentato, ma appunto il rapporto

medico-paziente (che mette il paziente nelle condizioni di non discutere).

Sullo sfondo ecco il dogmatismo scientista, per cui “l’ha detto la scienza!” diviene

sinonimo di verità assoluta.

Ma non si tiene conto del fatto che la scienza, in realtà, non ha mai risposte certe.

La scienza può solo studiare, mettere a confronto, analizzare dati.

Quella di ottenere dalla scienza risposte certe è un'illusione.

Questo dispotismo statalista, condiviso e terapeutico rivela, paradossalmente,

tante debolezze.

Debolezza della politica, che si è messa nelle mani della tecnoscienza riconoscendosi

incapace di affrontare i problemi.

Debolezza dell’esecutivo che si è fatto cogliere impreparato ed è diventato autoritario

nel tentativo di recuperare.

Debolezza dello Stato, che ha risposto con la solita farraginosità e si è lasciato

comandare dagli organismi sovranazionali.

Debolezza della cosiddetta società civile, del tutto passiva.

Debolezza della Chiesa, che si è prontamente allineata al dispotismo e alla

narrazione dominante.

In generale, debolezza antropologica dell’uomo contemporaneo, che pretende di

essere messo al riparo da ogni tipo di contagio ed è spinto a chiedere protezione

ignorando di avere in sé le risposte per reagire.

Dispotismo paternalista.

Aggiungo che è un dispotismo paternalista, perché ripete che lo fa per il nostro

bene (si pensi al provvedimento denominato Cura Italia), ma nei fatti si

comporta in modo autoritario.

Decisivo è il ruolo dell’informazione.

Questo dispotismo, per sussistere e affermarsi, ha bisogno del sostegno attivo dei

mass media, chiamati ad alimentare una narrativa fondata sul terrore.

È la paura che giustifica il ricorso al dispotismo, e la paura va nutrita, diffusa.

Il collegamento tra dispotismo condiviso e informazione è strettissimo e necessario.

Grazie alla paura, il cittadino (divenuto paziente) può solo lasciarsi guidare.

La nascita, in piena pandemia, di una task force governativa contro le fake news

è significativa.

In una democrazia liberale sono i cittadini che si fanno un’idea del problema

attraverso il libero confronto delle fonti e delle opinioni.

In questo caso invece il governo ha preteso di stabilire esso stesso che cosa è

verità e che cosa è menzogna, che cosa è vera informazione e che cosa non lo è,

quali notizie e interpretazioni sono degne di essere diffuse e quali vanno stoppate.

Biopolitica e bioinformazione vanno a braccetto sul terreno del dispotismo paternalistico.

Aldous Huxley nel suo romanzo distopico il mondo nuovo immaginò che il

condizionamento avvenisse di notte, mentre i soggetti dormivano, attraverso la

somministrazione di un certo tipo di messaggi: “Vediamo il nostro governo,

sempre riunito di notte, quando deve decidere cosa propinarci”.

Oggi il condizionamento avviene davanti alla tv all’ora del telegiornale.

Una narrativa adeguata può spingere un intero popolo a suicidarsi per la paura di morire.

È ciò che stiamo vedendo.

Non conta la reale portata del pericolo, ma la portata percepita.

Non conta ciò che è, ma ciò che la gente pensa che sia, sulla base della narrativa

che le viene imposta.

Renaud Girard, su Le Figaro, ha scritto: “I sociologi dovranno analizzare attentamente

il ruolo svolto dai media nel far sorgere una psicosi mondiale di fronte a una malattia

poco letale”.

Nella speranza che saremo ancora liberi di condurre queste analisi.

Il contagio del panico.

Un altro contagio si è sviluppato accanto a quello del coronavirus, ed è ben più

pericoloso; il contagio del panico.

Sotto molti aspetti è come se avessimo vissuto una classica rivoluzione di

stampo socialista.

Abbiamo avuto l’ideale supremo (la Salute), trasformato in un assoluto rispetto al

quale tutto è sacrificabile.

Abbiamo avuto il terrore come arma.

Abbiamo avuto la narrativa adeguata allo scopo.

Abbiamo i guardiani della rivoluzione, tutti i cittadini “responsabili”, soldati pronti

anche alla delazione.

Abbiamo avuto l’attacco alla Chiesa.

Con la novità che la Chiesa; “scusate, gli uomini di Chiesa, che non è la stessa cosa”,

anziché opporre resistenza, si è adeguata, dimostrandosi persino più realista del re.

Prevedibile, visto che gli uomini di Chiesa non mettono più al centro Dio ma l’uomo,

non la salvezza dell’anima ma la salute psicofisica.

La parola Responsabilità è diventata la bandiera dell’esercito combattente

per la liberazione dal virus.

Chi non si adegua è irresponsabile, è il nemico.

I drappi sui balconi ("Andrà tutto bene") assomigliano agli slogan sui muri

Dell’Avana: "Venceremos, Hasta la victoria siempre.

Ogni rivoluzione ha le sue parole d’ordine.

Nel nostro caso, oltre alla parola Responsabilità, ecco Salute, Sicurezza,

Collaborazione. [ecc, ecc].

Abbiamo vissuto nel conformismo assoluto, che si realizza quando colui che

perde la libertà non se ne rende nemmeno conto, perché è auto-asservito.

Così il potere non ha nemmeno più bisogno di alzare la voce.

Quanto più totale è il suo potere, tanto più muto è il suo comando.

Basta un cenno. Noi non pensiamo.

Noi siamo ciò che ci vien detto di essere.

Siamo indotti ormai a ritenere che abbiamo bisogno solo di ciò che ci viene imposto.

Il sospetto di aver perso la libertà non ci sfiora nemmeno, perché il conformismo

non è più avvertito come tale ma passa come grande senso di responsabilità.

Curioso; nel momento stesso in cui la Chiesa ha disertato, ecco che ci vengono

imposti modelli di stampo religioso.

Abbiamo una Trinità (Scienza, Salute, Sicurezza), abbiamo il peccato (non collaborare,

non dimostrarsi responsabili), abbiamo il castigo (essere letteralmente scomunicati,

messi fuori dalla comunità in quanto indegni, se non si accetta la narrativa dominante),

abbiamo le sacre scritture (i mass media allineati), abbiamo l’impellente richiesta

di convertirci (alla tecnoscienza), abbiamo l’identificazione del credere con la salvezza,

abbiamo i nuovi bacchettoni che giudicano tutto e tutti e mettono fuori dal consesso

civile i pochi non disposti ad allinearsi, visti come miscredenti.

Perdere la ragione e di conseguenza la libertà.

La nostra cultura secolarizzata, abbandonata la ratio, è caduta nel fideismo.

Per non dire nella superstizione.

Su tutto, occorre ripeterlo, domina la paura.

La paura che fa perdere il senno.

Che fa accettare il sacrificio della libertà.

Che fa vivere il conformismo assoluto come azione catartica.

Il Leviatano ci ha soggiogati utilizzando il terrore.

Abbiamo dimenticato che l’esercizio del potere in un sistema democratico liberale

è soggetto alla legge e che più di una dittatura è salita al potere dopo aver ottenuto

il consenso in base a quelle che erano state spacciate come buone intenzioni.

Il nostro sistema possiede già gli strumenti per contemperare il rispetto della riserva

di legge con l’urgenza (il decreto legge ne è un esempio), ma si è seguita un’altra strada.

La riserva di legge si chiama così perché riserva alla legge primaria, escludendo fonti

di tipo secondario, la regolazione di una determinata materia.

È una funzione di garanzia; vuole assicurare che in materie particolarmente delicate,

come nel caso dei diritti fondamentali del cittadino, le decisioni vengano prese

dall’organo più rappresentativo del potere sovrano, ovvero dal Parlamento, come

previsto dall’articolo 70 della Costituzione, secondo cui la funzione legislativa è

esercitata dalle due Camere.

Nessun provvedimento che limiti le libertà fondamentali può essere preso saltando

le prerogative parlamentari.

Ma tutto è stato spazzato via dalla narrativa del terrore.

Abbiamo perfino dimenticato che lo Stato riceve il potere dal popolo, non è il popolo

che ottiene concessioni dallo Stato.

Abbiamo dimenticato che è consentito tutto tranne ciò è espressamente vietato,

non è vietato tutto tranne ciò che è espressamente consentito.

Il prezzo che stiamo pagando è e sarà salatissimo sotto tutti i punti di vista;

economico, sociale, psicologico.

Lo Stato togli la fatica di dover pensare.

C'è il tentativo di farci vivere non più in uno stato di diritto, ma in uno stato di

polizia, in uno stato d’eccezione permanente.

Siamo di fronte, occorre dirlo, a un tentativo eversivo.

Pian piano le garanzie costituzionali saranno viste sempre di più come inutili pesi.

E che cosa potrà impedire di approdare a adattamenti tali da snaturare completamente

il sistema democratico liberale, magari puntando ancora sulla Salute?

Già ora vediamo che lo stato di polizia inizia a contemplare l’ipotesi di introdursi

nelle nostre case, mentre sollecita la delazione.

Come nei Paesi dell’Est Europa prima della caduta del Muro.

Alexis de Tocqueville, analizzando il potere, specialmente amministrativo, negli

Stati Uniti da lui visitati e studiati nel primo Ottocento, lo definì utilizzando cinque

aggettivi: “È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite” (La democrazia

in America).

Mi sembra l’immagine di ciò che abbiamo sotto i nostri occhi.

Conseguenza di quel tipo di potere, osserva Tocqueville, è che lo Stato cerca di

mantenere i cittadini in una perenne condizione infantile.

Lo Stato si occupa di loro, provvede a loro, toglie a loro “la fatica di dover pensare”.

“Piccole regole complicate, minuziose e uniformi” non sembrano costituire un pericolo

per la democrazia liberale, ma inesorabilmente infiacchiscono, piegano, dirigono.

Il popolo diventa massa informe; cioè, pecore, desiderosi soltanto di lasciarsi guidare.

Questo tipo di Stato non è il classico tiranno che fa la voce grossa e minaccia.

No, è quasi gentile.

Però (uso ancora le espressioni di Tocqueville) “ostacola, comprime, snerva, estingue,

riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi”

le pecore, appunto, e quindi bisognosi di un pastore.

Il dispotismo amministrativo non è segno di forza dello Stato, ma ammissione

della sua debolezza.

Poiché il potere centrale non è sicuro di sé ma è debole, incerto, smarrito,

ecco che pretende di regolare tutto.

Quando poi, come nell’attuale caso italiano, il capo del governo è un politico che

non è stato nemmeno eletto dal popolo, il suo intimo senso di insicurezza è ancora

più accentuato.

Di qui una maggiore carica dispotica, tesa a legittimare un mandato che il capo

sa di non aver mai ricevuto.

Dietro le mascherine un esercito di servi sottomessi.

Molti italiani tengono la mascherina anche se la legge non lo impone più e non

ci sono motivi sanitari per farlo (sono i tipici seguaci degli aspiranti tiranni,

contenti di obbedire senza doversi prendere la responsabilità di sé).

Ecco amici le fogne in cui ci stanno spingendo gli appartenenti del nostro governo

di incapaci e, non essendo capaci di amministrare il paese, vogliono terrorizzarci

con la scusa del covid.