sabato 4 aprile 2015

Buona Pasqua

Che bello; è il primo giorno dopo il sabato
e Gesù è Risorto e ci chiama.
Sta a noi dopo aver sentito la sua voce
e averlo riconosciuto, rispondere “Eccomi”.
E poi correre a portare il lieto annuncio
ai vicini e ai lontani.
Credo mio Signore, che Tu sei Risorto!
Pace, amore, tenerezza, serenità e gioia
a tutti voi amici.
Buona e Santa Pasqua di Risurrezione

con affetto da Fausto e Bertilla.

Gesù Cristo è Risorto

E’ risorto
Voi cercate Gesù Nazareno, il crocefisso, non è qui!
Oggi celebriamo il più straordinario mancato
appuntamento della storia, oggi celebriamo la più
sconcertante notizia del vangelo, oggi affondiamo
le radici (e il cuore) nell’Assoluto di Dio.
Ci siamo trovati tre giorni, lungo la settimana, per
ripercorrere gli ultimi drammatici avvenimenti
della vita di Gesù.
Abbiamo meditato il suo silenzio, ci siamo stupiti
del suo dubbio, siamo inorriditi davanti all’ennesima
ingiustizia commessa ai danni di un uomo
buono e solidale.
Come gli apostoli siamo fuggiti inorriditi e ci siamo
rifugiati nei meandri della nostra frenetica vita davanti
alla violenza degli uomini, di fronte all’insostenibile
morte politicamente scorretta del Nazareno.
Bene, fine dell’avventura spirituale, fine dell’emozione
mistica, è stata una bella esperienza, ci ha dato delle
belle cose, poi, però, ci siamo dovuti arrendere davanti
a quella pietra che bloccava la tomba, ci siamo fermati
di fronte all’evidenza; l’uomo non cambierà mai, la
storia–allora come oggi–sarà sempre in mano agli arroganti.
Un clima di mestizia e di disincanto si respira nelle
pagine del vangelo dopo il grande trauma della
crocifissione del Rabbì…
Ma ora, oggi, è tutto cambiato.
Alcune donne delle nostre sono tornate affannate: andate
ad imbalsamare Gesù, ultimo segno di rispetto verso
il Maestro, non lo hanno trovato, è scomparso.
Gesù è risorto, amici, semplicemente.
Non rianimato, né tantomeno reincarnato, no,
è proprio risuscitato.
La gioia dilaga, la fine diventa un inizio, la luce comincia
a farci capire, a riscaldare il cuore.
E questa notizia è arrivata fino a noi oggi, ci ha fatti
alzare stamani, ci ha fatto radunare insieme alle
comunità, ci riempie la vita.
Se Gesù è risorto allora significa che non è stato
solo un grande uomo, allora significa che davvero
Egli era ciò che diceva di essere, significa che Egli
è presente insieme a noi, con noi.
Pasqua, amici, è Pasqua.
Su quella tomba vuota, su quella pietra che non è riuscita
a bloccare la presenza di Dio si fonda la nostra intera
speranza, la speranza di milioni di uomini che lungo
la storia hanno creduto al vangelo.
Ma non è evidente la risurrezione, anzi si resta come
spiazzati nel leggere i vangeli.
Ambiguità, paura e dubbio contraddistinguono i racconti
della Pasqua.
Marco–addirittura–che abbiamo letto questa notte 
trancia il suo vangelo sulla paura delle donne
di ritorno dal sepolcro.
Non è facile credere, né evidente.
Evidente la crocifissione, evidente il sangue e la
testimonianza, evidente e sconcertante l’urlo di
sofferenza ma la risurrezione no, è tutt’altro affare,
è questione di fede, non di evidenza.
I racconti della risurrezione e delle apparizioni
del risorto entrano nella dimensione della discrezione
e della conversione, della serenità e della pace, ma
anche dello sconcerto degli apostoli e della loro
(e nostra) fatica a risorgere.
Forse perché è difficile condividere la gioia di
qualcun altro.
Sentiamo solidale il crocifisso, ci identifichiamo,
ognuno di noi ha vissuto o vive un’esperienza
di dolore, di sconfitta.
Abbiamo maturato una grande devozione al dolore
di Dio, e giustamente.
Ma troppo spesso siamo fermi a quel dolore,
come i discepoli di Emmaus, quasi compiaciuti
della dimensione del patire.
Conosco troppi cristiani fermi al venerdì santo,
accampati sotto la croce, troppo legati al proprio
dolore per accorgersi che Gesù è risorto.
No, amici, è tempo di abbandonare il dolore,
di non amarlo, di redimerlo.
La gioia cristiana è una tristezza superata, la gioia
cristiana è guardare delle bende e vedere il corpo
trasfigurato che avvolgevano, vedere una tomba
vuota e capire che sì, davvero il Signore è risorto.
Avremo ora cinquanta giorni (e la vita) per
convertirci alla Pasqua, per abbandonare il dolore,
nostro e di Dio.
Avremo cinquanta giorni per ridirci che dopo la
croce, ogni croce, ci aspetta la speranza della
vita nuova in Cristo.
Se davvero siamo risorti con Cristo, cerchiamo
le cose di lassù, viviamo da risorti!
Santa Pasqua di risurrezione a tutti voi amici da Fausto.