Portinaia al cioccolato.
Questo episodio è avvenuto nella casa
madrilena
di Vicàlvaro.
Speranza ci teneva alle scarpe lucide e a
indossare con
cura l’abito religioso, il velo la
pettina bianca ben inamidata,
che incorniciava il volto delle religiose
claretiane.
Un giorno, però, le venne un dubbio: “Il
Signore sarà
contento di questo o non sarà piuttosto
una eccessiva
preoccupazione mia per l’estetica?”.
Andò a togliere i suoi dubbi dal
direttore spirituale che
le domandò: “Ma non c’è una suora
incaricata di stirare
tutti gli abiti e le pettine?”.
“Sì, padre, ma lo fa così male e con poco
gusto…”.
Padre Antonio, apparentemente le diede
ragione, ma
dopo aver consultato la superiora, le
impose
un “esemplare” castigo pubblico.
“Guarda, sorella, per un mese farai tu la
portinaia
del collegio.
Però devi presentarti con la pettina
bianca sporca
di cioccolata.
Hai capito?”.
Io la sporcai un po’, ma lui, il giorno
dopo, passando in
portineria mi vide e mi disse: “No, no;
sporcala di più,
molto di più!”.
“Dovetti fare la portinaia un mese intero
in quelle
pietose condizioni…”.
Concluse la narrazione di questo
“esemplare fioretto”,
con un commento finale: “Così mi sono
scomparse tutte
le voglie di perdere il tempo in una
eccessiva cura
delle apparenze!”.
E noi che ci teniamo tanto al “look di
facciata”.