“…tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia,
di crederci migliori degli altri e diciamo: “Guarda
il tuo peccato…”.
Le lacrime della peccatrice ottengono il perdono (Lc 7,36-50)
Oggi-ha
detto Papa Francesco in apertura della catechesi
del
mercoledì-vogliamo soffermarci su un aspetto della
misericordia
ben rappresentato dal brano del Vangelo
di Luca
ch’è stato appena proclamato dal lettore.
Si
tratta di un fatto accaduto a Gesù mentre era ospite
di un
fariseo di nome Simone.
Questi
aveva voluto invitare Gesù… e mentre si trovano
seduti a
pranzo, entra una donna conosciuta da tutti
in città
come una peccatrice.
Questa,
senza dire una parola, si mette ai piedi di Gesù
e
scoppia in pianto; le sue lacrime bagnano i piedi di Gesù
e lei li
asciuga con i suoi capelli, poi li bacia e li unge con
un olio
profumato che ha portato con sé.
Risalta
il confronto tra le due figure: quella di Simone,
lo
zelante servitore della legge, e quella dell’anonima
donna
peccatrice.
Simone,
pur avendo invitato Gesù, non vuole compromettersi
né
coinvolgere la sua vita con il Maestro; la donna, al contrario,
si
affida pienamente a Lui con amore e con venerazione…
Il
fariseo non concepisce che Gesù si lasci
“contaminare”
dai
peccatori.
Egli
pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe
riconoscerli
e tenerli lontani per non esserne macchiato,
come se
fossero lebbrosi.
Gesù,
libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia
di
esprimersi, la lascia fare.
Lui, il
Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere
di
esserne contaminato.
Gesù è
libero–ha spiegato Papa Francesco-perché vicino
a Dio
che è Padre misericordioso.
E questa
vicinanza a Dio, Padre misericordioso, dà a
Gesù la
libertà.
Anzi,
entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone
fine a
quella condizione di isolamento a cui il giudizio
impietoso
del fariseo e dei suoi concittadini-i quali la
sfruttavano-la
condannava: «I tuoi peccati sono perdonati»(v. 48).
Il
Signore ha visto la sincerità della sua fede e della sua
conversione;
perciò davanti a tutti proclama: «La tua fede
ti ha
salvata» (v. 50).
Da una
parte quell’ipocrisia del dottore della legge, dall’altra
parte la
sincerità, l’umiltà e la fede della donna.
Tutti
noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella
tentazione
dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e
diciamo:
“Guarda il tuo peccato…”.
Tutti
noi dobbiamo invece guardare il nostro peccato,
le
nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore.
Questa è
la linea di salvezza: il rapporto tra “io” peccatore
e il
Signore.
A questo
punto, uno stupore ancora più grande assale tutti
i
commensali: «Chi è costui che perdona anche i peccati?»(v. 49).
Gesù non
dà una esplicita risposta, ma la conversione della
peccatrice
è davanti agli occhi di tutti e dimostra che in
Lui
risplende la potenza della misericordia di Dio, capace
di
trasformare i cuori.
La donna
peccatrice–ha sottolineato il Papa-ci insegna
il
legame tra fede, amore e riconoscenza.
Le sono
stati perdonati «molti peccati» e per questo
ama
molto; «invece colui al quale si perdona poco,
ama
poco»(v. 47).
Dio ha
racchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia;
e da
questo amore, che sempre ci precede, tutti noi
impariamo
ad amare.
Come
ricorda san Paolo: «In Cristo, mediante il suo
sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo
la ricchezza della sua grazia.
Egli
l’ha riversata in abbondanza su di noi”(Ef 1,7-8).
Così,
nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra
volta
sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia,
nella
società si comunica a tutti la misericordia del Signore.