VORREI ESSERE PRESO PER MANO DA TE.
Questa
mattina nella Chiesa del nostro paese, si sono svolte le prime
Comunioni,
ed essendo Accolito, sono andato a dare una mano al parroco,
alla
fine della cerimonia c’era tanta allegria per i nostri bambini, invece
io
sorprendendomi, ho incontrato una coppia di cari amici, che non
c’entrano
niente con il nostro paese, avevano un nipotino che faceva
la
prima Comunione.
Ma
nell’allegria generale, purtroppo scambiandoci i saluti, ho scoperto
che
hanno un macigno sul loro cuore, non è normale vedere piangere un uomo.
Nel
ritornare a casa, continuavo tristemente a pensare e ripensare al loro
problema,
dopo il pranzo ho cominciato ad andare alla ricerca di qualche
cosa
che mi desse un’idea sul come aiutarli con qualche parola, un qualche
cosa
che potesse risollevarli un po.
E
scorrendo i Vangeli, ecco che il Signore mi porta ad un brano del Vangelo
di
Marco che mi sembrava appropriato per loro, non che siano persone
lontane
dalla fede, anzi, non voglio con questo dirgli di pregare, quello
lo
fanno già, ma piuttosto, dare tutta la loro sofferenza al Signore e, come
il
cieco, lasciarsi prendere per mano da Lui, solo Lui può levargli il macigno
che
schiaccia il loro cuore.
Ed
allora, mi sono messo a meditare questa parabola per loro e quello
che
ne è uscito è qui sotto.
Dal vangelo secondo Marco (8,22-28).
Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di
toccarlo.
Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e,
dopo
avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli
chiese: “Vedi qualcosa?”.
Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché vedo
come degli
alberi che camminano”.
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide
chiaramente
e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.
E lo rimandò a casa dicendo: “Non entrare nemmeno nel villaggio”.
Non
gli ha regalato un bel cane lupo, addestrato, con un pelo liscio e striato,
affettuoso,
intelligente, che lo conduce dove vuole, lo difende, gli fa intuire
il
pericolo, lo segue con fedeltà; non gli ha regalato un bel bastone bianco,
che
lo segnala a tutti i passanti, così che lo schivano o lo aiutano ad
attraversare
la
strada; nemmeno gli ha fatto una campagna di sensibilizzazione per far
costruire
percorsi
segnaletici sui marciapiedi o alfabeto braille sui tasti degli ascensori.
Lui
è un cieco, piuttosto rassegnato, non sbraita, non maledice nessuno, non
importuna,
nemmeno sta sulla strada a stendere il cappello e a impietosire i passanti.
Si
sente forse sfortunato, sicuramente demotivato.
Ma
ha degli amici che non lo mollano e che lo hanno portato affettuosamente da
Gesù.
Tu
Gesù che sei la luce, che ci hai aperto gli occhi con le tue parole, che ci hai
disciolto
le nebbie della vita, che ci trascini fuori da tutte le nostre idiozie, tocca
questo
nostro amico, fa quello che sai fare solo Tu, ridagli la gioia dei colori,
la
possibilità di leggere il sorriso dei bimbi e di guardarci negli occhi.
E Lui, Gesù, lo prende per mano.
Non
ha guardato se è un amico o un conoscente, non gli ha fatto i raggi X. No!
Lo ha semplicemente preso per mano.
La
sua mano si stringe alla mano del cieco, stabilisce con lui un contatto tenerissimo.
Non
vi è mai capitato di essere in un momento di depressione, quei momenti
che
ti fanno vedere tutto nero e, vorresti sentire la mano di una persona amica,
che
stringe la tua per infonderti coraggio?
Io si tante volte amici.
In quel momento capisci quanto sia importante un’amicizia.
Il
cieco non lo vede, non immagina chi sia, ma sente la mano di Gesù nella sua.
È
la mano che benedice, che accarezza, che tocca il lebbroso e lo guarisce,
che
impone ai malati, ai peccatori e li scioglie.
È
la mano piccola del bambino che stringe quella poderosa del padre, il bambino
ne
va fiero, sente crescerli la forza, regge il confronto con tutti i suoi amici.
Però purtroppo, ai nostri giorni tanti bambini, non lo possono
fare.
Valle a capire certe persone!
È
la mano dell’innamorato che stringe la mano dell’innamorata; passano
sentimenti
tenui, dubbi, certezze, domande di sincerità, attesa d’amore,
solidarietà,
apprensione e gioia.
È
la mano, magari stanca per l’età, che stringe quella dello sposo o sposa,
nei
loro ultimi momenti di tenerezza.
Non
è la mano che ti stringe alla gola o che ti trascina nel baratro, è la mano
dell’amico
che se necessario, muore con te, ma non ti lascia.
È
la dolce intimità di Gesù per la penosa solitudine di un uomo,
assetato
di amore e di salvezza.
È
la mano di Dio che solleva l’umanità dal peccato, è ancora una volta il
tocco
del Creatore, all’inizio della vita dell’uomo.
È
una mano che toglie dal torpore, che infonde coraggio, che ispira vita e forza.
È
la mano di Gesù che presto sarà bucata dai chiodi, perché Lui può avere
solo
mani bucate per il bene di tutti.
Ed allora Ti dico, Gesù prendi per mano i miei amici, ma non ti
dimenticare
di me, perché abbiamo bisogno di sentire
il calore della tua amicizia, di
provare
la dolcezza della Tua intimità, abbiamo bisogno di un amore fisico,
creato
dalla tua stretta, dalla tua calda affettività.
Abbiamo
bisogno di essere presi per mano, perché ci andiamo a infoiare
in
percorsi sbagliati; la nostra solitudine è continuare a guardarci addosso,
incapaci
di dono e di accoglienza.
Prendici per mano, per tirarci
fuori dagli automatismi della noia, dai
cammini
di perdizione dietro mete allettanti, ma devastanti.
Prendici per mano, che
facciamo una catena anche per i miei amici e ti
veniamo
dietro nel tuo mondo di pace e di serenità, di amore e di perdono.
Ora, Signore, Ti chiedo solo di prenderci
per mano con amore.