sabato 20 dicembre 2014

Maria la Bella

Un’idea sbalorditiva di Dio (e di Maria)
Anche ieri abbiamo parlato di questa parabola.
E’ dunque così importante questa pagina scarna, che ha
scatenato la fantasia e l’estro di generazioni di pittori?
E’ così centrale la presenza di questa acerba adolescente di
Nazareth propostaci come modello dell’accoglienza?
Sì, certo, lo è.
Ci viene chiesto di vegliare, per non abituarci allo stupore
del Natale, per non asfaltare il nostro cuore col demone
dell’abitudine, per non cedere al Natale tarocco: non siamo
qui a far finta che poi Gesù nasce, no.
Gesù è già nato nella storia e tornerà nella gloria.
A noi, qui e ora, di aspettarlo, di lasciarlo nascere nel cuore
perché possiamo “fare” i cristiani per tutta la vita senza
incontrare mai il Dio di Gesù.
Natale è un dramma, una sfida: Dio viene ma non trova
accoglienza, pochi lo riconoscono.
Tra questi pochi Maria di Nazareth e Giovanni il battezzatore,
che abbiamo incontrato domenica scorsa.
Giovanni il sincero, che dice il vero di sé, che non si prende per Dio
e che ci invita a prepararci al Natale con disarmante sincerità.
Oggi rileggiamo l’incontro di questo misterioso e garbato angelo
(uno dei principi degli angeli), che parla alla pari con questa
ragazzina di Nazareth e scopriamo la grandezza del pensiero di Dio.
Perché è in quella minuscola casa di quel minuscolo paese addossato
ad un declivio roccioso, da cui la gente aveva ricavato nelle grotte
naturali delle abitazioni fresche ed asciutte, che avviene l’assurdo di Dio.
Protagonisti una quindicenne senza troppa cultura di un paese occupato
da una potenza straniera, ai confini del mondo, fuori dalle rotte
commerciali che da Damasco portavano a Cesarea.
Nessun satellite, nessuna diretta televisiva, nessun network a riportarci
l’accaduto, nella minuscola Nazareth che diventa ombelico del mondo,
centro assoluto della storia.
Dio, stanco di essere incompreso decide di venire a raccontarsi, poiché
la pur lunga storia di amicizia e di affetto col popolo di Israele non è
stata sufficiente per spiegarsi, Dio sceglie di farsi uomo, parole, lacrime,
sorriso, emozione, sentimento, tono di voce, sudore e necessita di un
corpo, ha bisogna di una madre.
Non la moglie dell’imperatore, o il premio Nobel per la medicina, non
una donna manager dinamica dei nostri giorni, macché, la piccola
adolescente Maria (la bella) Dio sceglie e a lei chiede di diventare
la porta d’ingresso per Dio nel mondo, tutto lì.
Cosa direste se domattina vi arrivasse una figlia o una nipote
adolescente dicendo: Dio mi ha chiesto di aiutarlo a salvare
il mondo? Appunto.
Invece Maria ci sta, ci crede e tutti noi non sappiamo se ridere o scuotere
la testa davanti a tanta splendida incoscienza, tutti restiamo senza parole,
davanti alla sconcertante semplicità di questo dialogo, di un ragazzina che
parla alla pari con l’Assoluto, che gli chiede spiegazioni e chiarimenti.
Dio sceglie Nazareth e, a Nazareth, sceglie Maria.
E a Nazareth, per trent’anni, Dio si nasconde nella quotidianità più
semplice: bambino, adolescente, giovane falegname, come suo padre.
Durante quei trent’anni, milioni di persone gridavano la loro pena
a Dio, giorno e notte, e Dio che faceva?
Sgabelli.
Quanto parla questo assordante silenzio! Quanto dice
di Dio questa sua scelta!
A noi che sempre cerchiamo il plauso e la visibilità, l’efficienza e la
produttività, Dio propone una logica diversa.
Scegliere Nazareth, un paese occupato dall’Impero romano, ai confini
della storia, ai margini della geografia del tempo, in un’epoca
sprovvista di mezzi di comunicazioni, ci rivela ancora una volta la
logica di Dio, logica basata sull’essenziale, sul mistero, sulla profezia,
sulla verità di sé, sui risultati imprevisti (e sconcertanti).
Animo, Amici!
Quando pensiamo di avere sbagliato tutto nella vita, di non avere avuto
sufficienti opportunità, quando non siamo soddisfatti dei nostri risultati
o siamo travolti dall’assordante incitamento di chi ci grida: “devi riuscire”,
pensiamo a Nazareth, a questo modo di operare che ci
sbalordisce e ci incanta.
Cinque giorni ci separano dal Natale e dal mare di banalità e di sofferenza
che porterà ad alcuni.
Andiamo a Betlemme, amici, così come siamo: con le nostre mani vuote,
anche noi ci sentiremo rispondere: “lasciati fare, non preoccuparti di come
hai preparato il tuo avvento, sono io che ti vengo incontro”.
Che volete, così è il nostro Dio, e mentre aspettiamo il Natale,
nel silenzio, lasciamoci incontrare! Buon incontro, Fausto.