martedì 17 settembre 2019

Mi sono posto una domanda dopo aver ricevuto una telefonata: "Chi sei, Gesù?".

Ieri sera; (sarebbe meglio dire ieri notte), ho ricevuto una telefonata 
inopportuna; (mio figlio mi dice sempre; papà, ad una certa ora spegni il 
telefono, forse ha ragione), quasi un’ora di conversazione che mi ha lasciato 
senza forze e con tanta amarezza nel cuore; ma nello stesso tempo anche 
una domanda inquietante: “Chi è Gesù per me?”. Perché? 
Il mio interlocutore senza mezze parole mi ha detto di smettere la 
pubblicazione del commento sul Vangelo del giorno; dicendomi che se le 
persone hanno bisogno di sapere possono andare a Messa ed hanno risolto 
il loro problema.
E così facendo, destabilizzi chi lo legge, dovresti vergognarti.
È stato un pugno allo stomaco, avrei preferito prenderlo sul viso, 
forse faceva meno male.
Logicamente il mio morale è andato sotto i tacchi, non sapevo se piangere 
o se arrabbiarmi, la mia testa sembrava un vulcano in eruzione, poi sono rimasto 
qualche ora a pensare se quello che sto facendo è giusto o sbagliato.
E la domanda è stata: “Ma Gesù cosa vuole da me?”, bella domanda, fatta 
in una notte tremenda.
Ed allora come al solito, quando sono in difficoltà mi rifugio nel Vangelo, 
ed ho trovato questo brano di Marco che fa al caso mio, il quale mi ha dato 
una risposta logica, ma anche tanti dubbi, perché, non è stato facile.
Dal Vangelo di Marco (8,27-35).
Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; 
e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia?”.
Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”.
Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia?”.
Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”.
E impose loro severamente di non parlare di Lui a nessuno.
In continuazione; opportuna, insistente e destabilizzante; è la domanda 
di Gesù a tutti noi, me compreso: “Chi dite che Io sia?”!
Non possiamo essere discepoli per abitudine, (come forse è il mio interlocutore),
con stanchezza, lasciando passare anno dopo anno, dimorando nelle nostre
consolidate e piccole condotte di vita cristiana; non ha dove posare il capo,
il nostro Maestro, non vuole cristiani a traino, non gradisce finte devozioni.
La domanda, allora, è posta in maniera diretta.
Siamo a Cafarnao.
I Dodici, gongolanti, hanno tra le mani un futuro di grande carriera politica
e religiosa; Gesù piace, è credibile, ha successo e gratifica.
Intorno al fuoco discutono, si animano, scommettono su come sarà il loro futuro.
Gesù, defilato, li ascolta e sorride.
Poi, come, se nulla fosse, pone la domanda.
La gente chi dice che io sia?
Si parla molto di Gesù, ieri come oggi.
Sui giornali, nei dibattiti, tra amici, Gesù è un mistero irrisolto, inquietante
e difficile da decifrare.
Chi è, veramente, Gesù di Nazareth?
Le risposte le conosciamo; un grand’uomo, un uomo mite, un messaggero
di pace, uno dei tanti uccisi dal potere.
Tutto vero, ma ci si ferma quì; difficilmente si accetta la testimonianza
della comunità dei suoi discepoli; Gesù è Cristo, Gesù è Dio stesso.
È meglio mantenersi nel vago e rassicurante convincimento che Gesù sia
una personalità della storia da ammirare ma che nulla ha a che vedere con
la mia vita, meglio gestire il rapporto con Gesù riducendolo a memoria
storica, invece che ammettere un'inquietante presenza.
Meglio dar retta alla teoria di moda per dire sempre e solo una cosa, da più
di duemila anni, il Gesù vero non è quello (sconcertante) che ci hanno
raccontato; purtroppo, in tanti lo dicono!
Ma lasciamo stare gli altri.
Gesù non ci sta e, a bruciapelo, pone oggi a ciascuno di noi la
domanda: “Voi chi dite che io sia?”.
Già. E per me, chi è Gesù?
Per me solo, dentro il mio cuore, senza l’assillo di dare risposte sensate
o alla moda, senza la facciata e l'immagine da tenere in piedi!
A me, nudo dentro, Gesù che dice?
Quante risposte mi do!
Per me, Gesù diventa una speranza, una nostalgia, una tenerezza, la tenerezza
del sogno dell'uomo che vorrebbe credere in un Dio vicino, un Dio Padre
e Madre, un Dio che mi coccola, un Dio che mi riempie di attenzioni, un Dio
infine che mi dice: “Ti Amo”, ti Amo, così come sei, bello, brutto, sporco,
magari pieno di difetti, ti Amo, e non so stare senza di te, ma anche che
condivide e che partecipa alla mia vita.
Oppure, attenti al rischio catechismo, abbiamo la risposta
confezionata: “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”, e ci si ferma li.
Affermazione “corretta”, ma così lontana dal cuore!
La folla lo aveva riconosciuto il Messia.
Anche i discepoli, così gli apostoli, così la comunità di Roma a cui Marco
indirizza il suo Vangelo.
Ma, in realtà? Chi è Gesù per me?
Simone osa, si lancia: “tu sei il Messia”.
Risposta forte, esagerata, ardita, in nessun modo Gesù assomiglia al messia
che la gente si aspetta, così comune, dimesso, arrendevole, misericordioso. Nulla.
Gesù lo guarda, contento, e gli annuncia di essere Pietro, di essere una roccia,
dentro di sé.
Simone il pescatore riconosce in Gesù il Cristo.
E Gesù, riconosciuto Cristo, gli restituisce il favore e gli svela che egli è una Pietra.
Se ci avviciniamo a Gesù e lo riconosciamo Signore, subito riconosciamo
chi siamo in noi stessi, chi siamo in verità.
Dio svela l'uomo a se stesso, sempre.
Gesù subito presenta ciò che significa essere Cristo, donarsi fino alla morte.
E qui si resta sgomenti, attoniti e scandalizzati.
Ma come; e allora il Dio onnipotente, efficiente, che interviene a sanare
le nostre malattie? Dov'è?
Sicuramente c'è, ma dopo essere passato nella scandalosa logica della croce.
Non diciamo che Gesù è Cristo se prima non siamo saliti con Lui sulla croce.
Non osiamo fare questa affermazione se prima non abbiamo assaporato
l'esagerazione e la sofferenza del dono, se prima la nostra vita non è stata
arata e scavata dal solco della croce, se prima non abbiamo amato fino a
star male, se il nostro cuore non è stato convertito dal dono della compassione.
Tutto maledettamente vero, fin troppo, per me
Questa croce che diventa misura del dono, giudizio sul mondo, unità di
misura del nuovo sistema di amare il fratello.
E come Pietro, anche noi riconosciamo Gesù Cristo dal dono di Se sulla Croce,
fatto per il troppo amore che ha per tutti noi.
Ma la cosa grandiosa è stata quella di donarsi a noi nell’Eucaristia, fatta, prima
di donare la sua vita, nell’ultima Cena che diventerà la Cena Pasquale, con
una promessa: “In ogni Santa Messa fatta nel mio nome, scendo misticamente
a rinnovare il mio gesto d’Amore!”.
Ed allora, chiediamoci, ancora in continuazione, chi è per noi,
oggi, il Signore Gesù!
Bella domanda; proviamo, allora, a darci un risposta, anzi, diamola al Signore.
Purtroppo non è sempre facile, abbiamo sempre tante contraddizioni, purtroppo,
ma la nostra salvezza dipende dalla nostra volontà di provarci veramente, ed è
questo che il Signore guarda; la nostra volontà di provarci, anche se con difficoltà.
Coraggio amici, in questa notte ho chiesto al Signore cosa vuole da me.
La sua risposta e stata semplice: “Segui la strada che ti ho spianato nella 
tua vita, tutto qui.
Sembra poco, ma non è così, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà 
quello che fai, l’importante però è provarci sempre, io l’ho fatto e, forse 
per questo do fastidio e, sinceramente ho anche pensato di smetterla e 
chiudere la pagina per non avere più problemi.
Però, se questa è la strada che mi ha indicato il Signore, perché smettere, 
riproviamo, ed anche a voi amici dico, proviamoci 
e saremo salvi, buona serata Fausto.