Purtroppo
amici, ci hanno imposto di non fare celebrazioni questa settimana,
è
una sorta di dittatura, perché, ci sono i centri commerciali aperti dove può
entrare
chiunque, i bar possono tenere aperto fino alle 18.00.
Allora
il contagio è per tutti o solo per chi non da fastidio, molto probabilmente
le
celebrazioni liturgiche danno fastidio a qualcuno.
Se
il virus si espande solo alla notte, potevamo fare le celebrazioni delle
Ceneri
al pomeriggio e finire per le 18.00, ora di chiusura dei bar.
Molto
probabilmente le nostre autorità hanno sbagliato qualche cosa in questa
emergenza,
ed allora se la prendono con chi non si può difendere.
Ed
allora, eccovi una riflessione sulla Quaresima, speriamo che la leggano
anche
i nostri politici, ne hanno veramente bisogno.
Vorrei Signore, in questa Quaresima, essere preso per mano da Te.
Dal vangelo secondo Marco (8,22-28).
Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di
toccarlo.
Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e,
dopo avergli
messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa”?
Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché vedo come degli
alberi che camminano”.
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide
chiaramente
e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.
E lo rimandò a casa dicendo: “Non entrare nemmeno nel villaggio”.
Riflessione personale sulla Quaresima.
Non
gli ha regalato un bel cane lupo, addestrato, con un pelo liscio e striato,
affettuoso,
intelligente, che lo conduce dove vuole, lo difende, gli fa intuire il
pericolo,
lo segue con fedeltà; non gli ha regalato un bel bastone bianco, che lo
segnala
a tutti i passanti, così che lo schivano o lo aiutano ad attraversare la
strada;
nemmeno
gli ha fatto una campagna di sensibilizzazione per far costruire percorsi
segnaletici
sui marciapiedi o alfabeto braille sui tasti degli ascensori.
Lui
è un cieco, piuttosto rassegnato, non sbraita, non maledice nessuno, non
importuna,
nemmeno sta sulla strada a stendere il cappello e a impietosire i passanti.
Si
sente forse sfortunato, sicuramente demotivato.
Ma
ha degli amici che non lo mollano e che lo hanno portato affettuosamente da
Gesù.
Tu
Gesù che sei la luce, che ci hai aperto gli occhi con le tue parole, che ci hai
disciolto
le nebbie della vita, che ci trascini fuori da tutte le nostre idiozie, tocca
questo
nostro amico, fa quello che sai fare solo Tu, ridagli la gioia dei colori,
la
possibilità di leggere il sorriso dei bimbi e di guardarci negli occhi.
E Lui, Gesù, lo prende per mano; che fortunato.
Non
ha guardato se è un amico o un conoscente, non gli ha fatto i raggi X. No!
Lo ha semplicemente preso per mano.
La
sua mano si stringe alla mano del cieco, stabilisce con lui un contatto
tenerissimo.
Non
vi è mai capitato di essere in un momento di depressione, quei momenti che
ti
fanno vedere tutto nero e, vorresti sentire la mano di una persona amica, che
stringe
la tua per infonderti coraggio?
Io si tante volte amici.
In quel momento capisci quanto sia importante un’amicizia.
Il
cieco non lo vede, non immagina chi sia, ma sente la mano di Gesù nella sua.
È
la mano che benedice, che accarezza, che tocca il lebbroso e lo guarisce, che
impone
ai malati e ai peccatori e li scioglie.
È
la mano piccola del bambino che stringe quella poderosa del padre, il bambino
ne
va fiero, sente crescerli la forza, regge il confronto con tutti i suoi amici.
Però purtroppo, ai nostri giorni tanti bambini, non lo possono
fare.
Valle a capire certe persone!
È
la mano dell’innamorato che stringe la mano dell’innamorata; passano
sentimenti
tenui, dubbi, certezze, domande di sincerità, attesa d’amore,
solidarietà,
apprensione e gioia.
È
la mano, magari stanca per l’età, che stringe quella dello sposo o sposa,
nei
loro ultimi momenti di tenerezza.
Non
è la mano che ti stringe alla gola o che ti trascina nel baratro, è la mano
dell’amico
che se necessario, muore con te, ma non ti lascia.
È
la mano della mamma di Benedetta Bianchi Porro, una ragazza che alla fine
della
vita potrà comunicare col mondo solo attraverso il palmo della mano
e
un alfabeto morse inventato per capirsi tra di loro.
Quei
colloqui tra le mani, hanno permesso di far giungere a noi, lettere
bellissime
sulla felicità.
È
la dolce intimità di Gesù per la penosa solitudine di un uomo, assetato
di
amore e di salvezza.
È
la mano di Dio che solleva l’umanità dal peccato, è ancora una volta il
tocco
del Creatore, all’inizio della vita dell’uomo.
È
una mano che toglie dal torpore, che infonde coraggio, che ispira vita e forza.
È
la mano di Gesù che presto sarà bucata dai chiodi, perché Lui può avere
solo
mani bucate per il bene di tutti.
Gesù prendimi per mano, perché
io ho bisogno di sentire il calore della tua
amicizia,
di provare la dolcezza della Tua intimità, ho bisogno di un amore
fisico,
creato dalla tua stretta, dalla tua calda affettività.
Ho
bisogno di essere preso per mano, perché mi vado a infoiare in percorsi
sbagliati;
la mia solitudine è continuare a guardarmi addosso, incapace di
dono
e di accoglienza.
Prendimi per mano, per
tirarmi fuori dagli automatismi della noia, dai cammini
di
perdizione dietro mete allettanti, ma devastanti.
Prendimi per mano, che facciamo
una catena anche per i miei amici e ti veniamo
dietro
in questa Quaresima, nel tuo mondo di pace e di serenità, di amore e di
perdono.
Signore, Ti chiedo solo di prendimi
per mano con amore.
Ora
che stiamo entrando nella Quaresima, pensiamo quanto sarebbe bello fare una
catena
umana, tutti assieme, mano nella mano, nel segno dell’amore, sicuramente,
il
Signore Gesù, completerà questa catena prendendoci per mano con amore.
Eccovi
amici, questa mia riflessione sulla Quaresima, visto che l’umanità ha fatto
degli
errori e, per colpa di qualcuno che si sentiva onnipotente, ora dobbiamo per
forza
pagare noi le conseguenze, non possiamo, forse per troppa paura, celebrare
l’inizio
di questa Quaresima con solennità, almeno chiediamo al Signore di
prenderci
per mano e accompagnarci in questi momenti di difficoltà, facendoci
aiutare
dalla preghiera.
Cerchiamo allora amici, di vivere la Quaresima con sobrietà,
aiutando chi
è in difficoltà, prendendolo per mano, Fausto.