venerdì 27 febbraio 2015

Scusate lo sfogo


Purtroppo certe persone ipocrite non hanno niente
da fare che rompere le scatole al prossimo.
Non so se vi ricordate, qualche tempo fa avevo
avuto uno scontro con una persona dopo aver
partecipato ad un incontro, tra l’altro ero stato invitato,
durante l’incontro avevo manifestato la mia perplessità
inerente al tradimento di Gesù da parte di Giuda.
Nei giorni successivi mi ha mandato dei messaggi,
dicendomi che non conoscevo assolutamente le Scritture,
che prima di dire certe cose sbagliate dovevo documentarmi,
che con la mia idea mettevo in difficoltà le persone,
poi alla fine, mi disse che ero un anticlericale.
Io gli risposi molto educatamente e lasciai cadere l’argomento.
Ora che ci apprestiamo a vivere la Passione di Gesù, purtroppo
è venuto alla carica, sempre con gli stessi argomenti.
Ora mi sono stancato, la pazienza si è esaurita, perché ti
vengono a colpire sempre nei momenti in cui ti trovi nella
sofferenza e nella difficoltà, mi dispiace essere maleducato, ma
devo rispondere a questa provocazione e se non lo capisce neanche
questa volta, non rispondo più anche se sembrerò maleducato.
Vedi caro amico, da quando ci eravamo incontrati, sono andato
a documentarmi, ho letto e riletto tutta la vita del Maestro Gesù,
che mi hanno fatto capire quello che sbagliamo noi.
Ho avuto l’opportunità di parlare con teologi, addirittura un bravo
teologo che è un frate, non credo che  anche lui si sia sbagliato,
o è un anticlericale anche lui? Mettiti l’animo in pace.
Vai a leggerti i Vangeli con l’occhio della fede,
forse riuscirai a comprendere.
Nessuno degli evangelisti azzarda una ragione del gesto di Giuda,
nessuno spiega il tradimento di Giuda,
neppure Matteo, che pure c’era.
L’argomento “Giuda” è taboo, vietato, suscita imbarazzo.
Eppure Giuda è un discepolo, Gesù ha pregato un’intera notte
prima di sceglierlo; o mettiamo in discussione anche Gesù?
Giuda è uno dei Dodici, ha seguito il Maestro per tre anni,
giorno e notte.
Troppo spesso Giuda è stato liquidato dalla predicazione
cattolica come la macchietta del tradimento, il prototipo
del disgraziato, il simbolo del male assoluto,
addossandogli grossolanamente ogni responsabilità,
come se fosse lui l’unico artefice della fine di Gesù.
Giuda il ladro, Giuda il falso, Giuda che vende l’amico.
Cattolici da strapazzo, che pensate che sia tutto così semplice,
che esistano davvero i cattivi e i buoni, noi, modestamente,
quasi sempre dalla parte dei buoni, scordando che la zizzania
e il buon grano crescono insieme in ciascuno di noi!
Devoti paurosi, che non avete il coraggio di riconoscere
che ogni discepolo può scivolare nelle tenebre!
Discepoli sciocchi, che non vedete come il male sia
sempre un combattimento tra luci e ombra!
Ma noi, quando cadiamo nel peccato, chi siamo?
Giuda; ecco appunto, non condanniamo.
No, purtroppo non è così semplice.

Giuda non è predestinato a tradire, non è il malvagio
del momento, non è palesemente malvagio.
È un discepolo che scivola nella caligine del peccato.
Perciò, Giuda ci è prezioso; perché ci assomiglia, perché
svela che, dietro ogni discepolo c’è il rischio
di un’abbandono, di un disastro, di un fallimento.
Parlare del percorso di Giuda, significa entrare in una
dimensione di umiltà, in cui non siamo certi della nostra
salvezza, ne ci vantiamo della nostra fede.
Se uno dei Dodici, che ha guardato Gesù negli occhi,
che ha visto i lebbrosi guarire e i ciechi tornare a vedere,
che ha masticato il pane della moltiplicazione, è caduto;
quanta umiltà dobbiamo mettere nel nostro discepolato!
Io comincio, per primo!
Mi sembra di leggere fra le righe, soprattutto in Giovanni,
una rabbia repressa, quando parla di Giuda.
Verso se stesso.
Perché il fallimento di un discepolo,
è una ferita per tutta la Chiesa, uno smacco.
La rabbia di Giovanni, dipende dal non aver saputo
capire e fermare la deriva di uno di loro.
Cosa aveva in mente Giuda?
Diciamolo subito; il suo ruolo nell’uccisione di Gesù
è assolutamente marginale.
Il Sinedrio ha già deliberato di ucciderlo.
Vedi caro amico; sai che era il sinedrio?
Erano i religiosi del tempo e, proprio loro avevano
già deciso di uccidere Gesù.
Non l’ho detto io, lo dice il Vangelo.
Devono solo trovare Gesù da solo, con i suoi apostoli,
per non arrestarlo in pubblico, e non creare una possibile
sommossa, decisamente inopportuna rispetto ai romani,
specie in quei giorni di festa, con la sgradita presenza,
a Gerusalemme, di Ponzio Pilato.
Giuda deve semplicemente indicare alle guardie del Sinedrio,
la forza di polizia del tempio, tollerata dai romani,
dove e quando prendere Gesù.
Hai capito, amico, se vuoi, possiamo dire che lui
lo ha solo indicato. Per fare cosa?
Giuda, come leggeremo in Matteo, resterà stupito e turbato
dal processo e dalla condanna a morte; si capisce che non
era quella la sua finalità.
Ecco, qui hai un altro colpevole; l’evangelista Marco.
Cosa, allora?
Giuda voleva semplicemente fare incontrare Gesù
con il Sinedrio.
Un incontro mai avvenuto fino ad allora, e che, secondo
Giuda, avrebbe forse permesso a Gesù di essere
finalmente riconosciuto.
Lo sai che fino a quel momento il sinedrio e Gesù non si
erano mai incontrati?
Quanta ingenuità in Giuda, ecco quello si, lo confermo.
Probabilmente Giuda vede la situazione sfuggire di mano al
Maestro; il Regno auspicato non si vede e la folla si sta
Stancando Giuda, attento al clima che si sta creando intorno
a Gesù, teme che tutta la missione stia fallendo.
E ha ragione.
Vuole forzare la mano, affrettare i tempi, vuole mediare,
certamente il Sinedrio, vedendo Gesù, ascoltando le sue
ragioni, lo riconoscerà, lui pensava.
Ma ragionando politicamente, argomentando, pensando che
Gesù sbagli la sua strategia, non sa di fare la volontà
dell’avversario.
È fatta; Giuda combinerà l’incontro.
I sadducei sono contenti, merita un premio.
Già, qualche soldo non fa mai male.
Matteo e Marco ci dicono il prezzo; trenta monete d’argento.
Un buon prezzo, per un’informazione del genere.
Ci si potrebbe comprare uno schiavo. O diventarlo.
È sempre così, il male.
Si vende come bene, o come male minore.
È sempre così; inganna, crea zone di grigio, non è riconoscibile.
Nessuno di noi berrebbe a una bottiglia etichettata come veleno!
Il male si presenta sempre come un possibile bene.
Ogni nefandezza ha avuto, all’origine, qualche buona ragione.
Anche nella Chiesa, non me ne vogliano i sacerdoti.
Per Giuda la buona ragione è aiutare Gesù a manifestare la sua
vera identità, forzargli la mano, costringerlo a uscire dalla
riservatezza e, così, essere riconosciuto dal Sinedrio.
Che, però, non ha alcuna voglia di accogliere un Messia.
Figuriamoci uno strampalato come Gesù.
Gli altri ignorano, Gesù sa cosa sta succedendo.
È troppo scostante, Giuda, negli ultimi tempi.
Fugge il suo sguardo.
Gesù sa, e vorrebbe salvarlo.
Lo uccideranno lo stesso, lo sa, ma vorrebbe che i suoi
ne restassero fuori, compreso Giuda.
Prova a scuotere Giuda, senza accusarlo,
senza metterlo alle strette.
Provoca Giuda, ma senza metterlo all’angolo.
Gli dà la possibilità di venire alla luce.
A volte una verità detta in faccia smuove la coscienza,
abbassa le difese, toglie la maschera.
A volte, non sempre purtroppo.
Che tenerezza che ha Gesù verso Giuda.
Come a dire; sei tu che hai in mano il tuo destino, non
sei un traditore, decidi di sporcarti involontariamente.
Sei libero, Giuda, così ti ha creato il tuo Dio.
Ho visto dentro di te un discepolo.
Tu, invece, stai vedendo in te un predestinato al male.
Te lo chiedo con il cuore in mano, svegliati, Giuda,
svegliamoci tutti una buona volta, non è questa la strada!
Non pensare di forzare l’avvento del Regno!
Non ragionare in termini umani!
Giuda non sente, non vede, non capisce,
come tanti di noi, purtroppo, che abbiamo il coraggio di
puntare il dito, sempre, la colpa è sempre degli altri.
Porca miseria, quando vedo dei testoni così, mi arrabbio.
Non facciamo come Giuda, amici, non sporchiamoci di
caliggine, tutti abbiamo le nostra colpe, niente paura però,
dobbiamo solo seguire Gesù con amore, senza cercare
di stravolgere gli eventi.
Prepariamoci perciò amici, agli eventi del dono di Gesù
per la nostra salvezza.
PS. Comunque per essere salvati; Lui doveva dare la sua
vita per tutti noi e se volete, il presunto tradimento

di Giuda ci ha fatto questo dono. Fausto.

Maria ci chiede di pregare per la Pace

AVVICINIAMOCI A LUI TRAMITE LA NOSTRA
PREGHIERA PERSONALE E DOPO VIVREMO
LA PACE NEI NOSTRI CUORI.
Quando Dio è entrato in un cuore come un dono di pace,
allora una gran­de pace potrà insinuarsi in quella vita.
In questo modo il Regno deI Paradiso che attendiamo
può cominciare sulla terra già da ora.
Lo stesso Gesù ha conquistato e vissuto il Regno della
Pace sulla Croce.
Non ha risposto ai colpi con altri colpi.
Non ha risposto con la vendetta ma ha perdonato con
amore e ha propo­sto la riconciliazione.
In questo senso, le parole di Gesù dovrebbero essere
vissute mentre le recitiamo nella preghiera che precede
la Comunione durante la Santa Messa: "Vi do la mia pace".
Questa pace non è quella che dà il mondo, che non la
conosce, ma la pace che ognuno può "conoscere" perché
il Padre l'ha preparata per tutti attraverso suo Figlio.
Pratichiamo la Pace.
Maria la Regina della Pace ci esorta a convertirci,
che significa lasciare l'isolamento e avvicinarci,
superare la mancanza di pace e vivere i nostri
giorni in pace con gli altri.
Si offre come guida verso la pace e dice
molto chiaramente che Dio ci dona la pace
perché Egli è la Pace.
La pace in Dio è la dinamica d'amo­re per la quale
ogni cosa creata viene amata e sostenuta.
Non è l'indiffe­renza di un Dio che ama solo se
stesso, che si soddisfa da solo e che guar­da il
mondo tranquillamente dall'alto del suo Olimpo.
Dio è pace e fonte di pace e quindi anche la fonte
di ogni dinamica e di ogni attività.
Non è per caso che coloro che si sono immersi
totalmente in Dio ed han­no condiviso la sua pace
in modo più profondo siano diventati poi le
perso­ne più attive nell'amore.
Noi siamo poveri, stanchi, esausti, senza voglia
di vivere e senza la forza di superare le difficoltà
perché non ci siamo ancora riuniti come figli
e figlie, fratelli e sorelle del solo Padre attorno
alla Tavola della Pace Divina.
Quindi, abbiamo perso molto e molto ci è mancato
sul difficile cammino della vita; il nostro cuore
dovrebbe continuare a ripetere a Dio, che è solo
pace e che può donarla: "Tu sei la mia pace, la mia
sicurezza, la mia fortez­za e la mia protezione".
L'appello di Maria ad "avvicinarsi a Lui è un
consi­glio rivolto a noi e al nostro ultimo
appiglio di salvezza.
Avvicinarsi a Lui non è solo possibile, ma vitale
ed importante per la nostra sopravvivenza.
L'alternativa è molto chiara.
O l'uomo vive accanto a Dio e riceve la vita nella
pienezza, nella pace e nella gioia, o si trova nella
morte, nell'oscurità e nella totale solitudine.
Tornare a Lui è possibile e accade nella
preghiera individuale.
La parola che Maria ripete più spesso nei suoi
messaggi è: "Pregate".
Ci sono persino dei messaggi in cui ripete
solo: "Pregate, Pregate, Pregate".
Con questa ripetizione, la Madonna dimostra
l'importanza della preghiera e sottolinea la sua
insistenza mater­na.
Non mi pare un'esagerazione, se penso ad una
situazione che ogni madre può vivere.
Quando vede il suo bambino che sta annegando
o che è avvolto dalle fiamme, con quale insistenza e
quante volte grida: "Afferra l'appiglio della salvezza!".
Quindi, pregate ed avvicinatevi a Colui che vi ha dato
la vita, il solo che può salvarla e garantirvi la pace.
Qui si parla della preghiera personale, che significa
l'incontro personale, il dialogo persona­le e
l'unione personale con Dio.
In questo modo "personale" possiamo vedere il
nostro Dio mentre ci corregge.
Nessuna preghiera di massa o imposta è recitata
con amore.
Si tratta invece di comparire da individui al cospetto
di Dio e starè da soli con Lui.
In questo "stare con Lui" e passare del tempo con
Lui si opera allora il rinnovamento della vita, la
rinascita del­l'amore e l'approfondimento della pace.
La preghiera personale è una pioggia primaverile
che risveglia la natura e genera tepore per i germogli
che l'inverno aveva addormentato e ghiacciato.
In pratica corrisponde alla lettura della Bibbia,
all'ascolto della Parola di Dio, alla recita del Rosario
da soli o con la famiglia, nelle ore tranquille del
giorno o nelle ore della sera che impieghiamo per
riunirci nei gruppi di preghiera: tutto questo deve
favorire l'avvicinamento.
Questa vicinanza speciale ci è assicurata
dalla presenza eucaristica.
Così, l'Eucarestia è il centro della vita cristiana.
La fede ci dice che è Gesù che si offre nel Pane
della Vita e che possiamo incontrarlo qui.
La vicinanza del suo amore compassionevole si
può poi trovare nel sacra­mento della Confessione.
In tutto questo, pensiamo alle parole di Gesù:
"Avvicinatevi a me e io vi darò l'acqua della vita".
Anche Maria è con noi come Regina dei Profeti e
il suo compito è lo stesso di quello dei profeti,
renderci consapevoli che Dio si lascia trovare e che
dovremmo cercarlo per il nostro stesso bene.