CALA IL SILENZIO SULLO
SCANDALO AFFIDI DI REGGIO EMILIA.
Anzi, è già calato
purtroppo.
Il motivo? Semplice... non si
vuole chiamare per nome il sistema (che oggi
comanda) per cui ogni desiderio è
un diritto e un bambino non è che un mezzo
per soddisfare quel desiderio.
di Raffaella Frullone
Lo scandalo di Reggio Emilia
sembra scomparso dai quotidiani così come dalle
scalette dei telegiornali.
Eppure l'inchiesta, non a caso
denominata "Angeli e Demoni", parla di bambini
allontanati in modo illegittimo dalle
loro famiglie, di pressioni psicologiche per
generare in loro falsi ricordi,
abusi in famiglia mai avvenuti, minori strappati al
nucleo di origine per essere
affidati ad amici, conoscenti o ex amanti degli
operatori dei servizi sociali-tra
cui titolari di sexy shop e una coppia di donne
omosessuali-e poi ancora violenze
sessuali in due casi da parte del nucleo
affidatario, truffe, raggiri.
Sono coinvolti a vario titolo
medici, assistenti sociali, psicologi, psicoterapeuti,
operatori di case famiglia, la
Onlus di Moncalieri Hansel & Gretel e anche il
sindaco di Bibbiano, Andrea
Carletti, del Pd, in provincia di Reggio Emilia.
In soldoni esistono nel nostro
Paese dei genitori che si sono visti strappare i
figli da un giorno all'altro
senza più avere la possibilità di vederli e ora scoprono
che, oltre all'atrocità
dell'allontanamento illegittimo, questi bambini hanno subito
violenze da parte di chi si era
arrogato il diritto di prendersene cura.
NOTIZIA SPARITA DAI TG
La vicenda è così agghiacciante e
sfaccettata che si potrebbe scriverne per giorni,
settimane, come è accaduto per
altri fatti similari come il caso di Rignano Flaminio
o dell'asilo nido "Cip e
Ciop" di Pistoia.
Eppure domenica, soltanto tre
giorni dopo l'emersione dello scandalo, per i
quotidiani italiani e i Tg le
principali notizie sono state: gli sviluppi dello sbarco
della Sea Watch e della capitana
Carola, i trecentomila, secondo gli organizzatori,
partecipanti del Gay Pride di
Milano e le imperdibili vicende dell'orso M49, per
evitare la cui cattura si è
mobilitato anche il ministro dell'ambiente, Sergio Costa.
Poche le eccezioni a questo
silenzio.
Non è andata meglio ieri, quando
sui giornali è stata ancora la capitana Carola a
farla da padrone, e ai fatti di
Reggio in pochissimi hanno dato spazio. Come mai?
Eppure, quando si parla di
violenza sui bambini paiono in genere così attenti,
presenti, pronti.
La ragione sta forse nel fatto
che qui c'è in gioco qualcosa di più.
Perché non si può ridurre la
vicenda alla figura, pur criminale se le accuse
verranno confermate, della
dirigente del Servizio di assistenza sociale dell'Unione
Comuni Val D'Enza, omosessuale e
già legata ad alcune donne a cui aveva
affidato minorenni.
Federica Anghinolfi, secondo il
giudice per la «sua stessa condizione personale»
e per le «sue profonde
convinzioni», è stata «portata a sostenere con erinnica
perseveranza la "causa"
dell'abuso da dimostrarsi "ad ogni costo"».
Non siamo qui in presenza di uno
o più "mostri" che agiscono
per vantaggi di tipo
economico e non solo, ma di un
vero e proprio sistema ideologico che reifica il bambino.
STESSA LOGICA: OGNI
DESIDERIO È UN DIRITTO
È la stessa logica della
fecondazione artificiale e dell'utero in affitto, per cui
qualcuno arriva a rivendicare il
"diritto al figlio", è la logica della cosiddetta
educazione sessuale nelle scuole,
che pretende di far diventare normale la
sessualizzazione precoce dei
bambini (se l'amore è amore, perché l'età dovrebbe
essere un ostacolo?), è la logica
di chi considera legittimo "terminare" una vita
perché imperfetta, o indegna,
attraverso l'aborto o l'eutanasia infantile.
Ecco perché lo scandalo di Reggio
Emilia sta uscendo di scena in sordina, perché
guardarlo in faccia
significherebbe chiamare per nome quel sistema che oggi
comanda, per cui ogni desiderio è
un diritto e un bambino non è che un mezzo
per soddisfare quel desiderio, di
cui i media mainstream-proprio quelli che ora
tacciono-fanno da cassa di
risonanza.
Qualcuno diceva: «[...] molto
meglio che gli venga messa al collo una macina
da mulino e sia gettato nel
mare».
Nel servizio del TG2 del 28
giugno con una interessante intervista di un ex
magistrato del tribunale dei
minori di Bologna dimessosi appunto per evitare
di farsi complice di sospette
pratiche di affido.
Perché allora; se anche un
magistrato ha ammesso il sistema criminale in cui
operavano i maiali di Bibbiano e
i loro complici sono chi ai domiciliari e chi
ancora liberi?
E perché giornali e TV di stato
sono zitti?
È ora di finirla e i maiali di
turno devono essere messi nei recinti, cioè,
in galera a vita.