lunedì 29 luglio 2019

Da tanto tempo, amici, avevo dei dubbi ma li tenevo per me, perchè, non è giusto creare allarmismo per niente, ora ho ricevuto questa lettera e i miei dubbi, purtroppo sono confermati, da tempo persone che incontro mi chiedono il perchè le persone abbandonano la Chiesa, a volte, incolpandola di errori, ora quì c'è la conferma che non è la Chiesa che compie errori, ma, uomini di Chiesa, che è totalmente diverso, a me dispiace far vedere queste cose, ma non si può sempre tacere.


Lettera di un giovane prete al giornalista Aldo Maria Valli.
Ecco perché il popolo non si riconosce più nei pastori.
Cari amici, oggi pubblico la lettera che mi è stata inviata da un giovane prete.
L’affido alla vostra attenzione e non ho bisogno di commentarla perché mi
sembra davvero chiara ed esplicita.
Ritengo che il contenuto sia anche drammatico e ringrazio l’autore per avermi
scritto con tanta passione.
Purtroppo il sacerdote non può firmarsi perché, come mi ha spiegato, i “guardiani
della rivoluzione” attivi nella sua diocesi gliela farebbero pagare, mentre lui
vuole continuare a essere prete in cura d’anime.
E anche su questa ricorrente circostanza, ovvero, che nella nostra Chiesa, nel
momento in cui si esprimono idee non allineate con il pensiero mainstream,
sia necessario tutelarsi con l’anonimato, bisognerebbe meditare.
Aldo Maria Valli, vaticanista.
CARI PASTORI, RITORNATE VOI STESSI!
Gentile Valli, sono un giovane sacerdote di campagna e ho deciso di scriverle
per condividere una forte preoccupazione circa il rapporto tra i nostri legittimi
pastori e il popolo di Dio formato dai fedeli e dai noi semplici preti.
Mi sembra che in questa fase storica il Papa e i vescovi stiano raccogliendo ciò
che da qualche anno stanno seminando con le loro azioni e le loro parole e cioè
la separazione e la perdita di fiducia da parte della maggioranza dei fedeli, in
particolare da parte di coloro che partecipano regolarmente alla liturgia domenicale.
Aver schiacciato l’azione della Chiesa sulla sola dimensione orizzontale sta
generando una grave asfissia spirituale in un popolo che non si riconosce più in
guide che, oltretutto, appoggiano in modo manifesto poteri e persone che da
sempre minacciano la fede e le radici spirituali della nostra Europa nonché
l’antropologia cristiana.
La cosa che più mi preoccupa è che la Chiesa nelle sue alte gerarchie sembra
ignorare completamente questo distacco e questo dissenso sempre più ampio
e profondo.
Quelle guide che, ad intra, non fanno che osannare i laici quali salvatori della
Chiesa del domani, sono le stesse che poi, ad extra, accusano i laici di irresponsabilità
e razzismo se non seguono una certa linea che esse pretendono di imporre dall’alto.
Il problema di questo pontificato mi sembra stia qui: è amico dei nemici
e nemico degli amici.
Ma proprio per questo sta stufando.
E la pazienza, anche dei più bendisposti, si sta esaurendo.
L’esito è che ci si sente abbandonati da chi ci dovrebbe difendere, da chi sembra
apprezzare molto i Soros, gli Scalfari e le Bonino ma non si ricorda dei semplici
fedeli che chiedono di essere confermati nella fede.
Un vecchio proverbio popolare insegna: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Possibile che alle gerarchie, tranne poche eccezioni, non entri neppure nell’anticamera
del cervello l’idea che c’è qualcosa che non torna nel godere di certi consensi e
nel condividere le battaglie con chi da sempre si batte per la cancellazione di Dio
dal nostro cuore?
Possibile che i nostri pastori stiano così bene in compagnia di chi professa, nel
migliore dei casi, un umanesimo ateo che ha tra i suoi dogmi la promozione di
presunti “diritti” incompatibili con la nostra fede?
Possibile che i nostri pastori si sentano tanto a loro agio nell’avere come compagni
di strada coloro che professano una “salvezza senza Vangelo”?
I risultati di queste ultime elezioni hanno sancito in modo evidente che la
separazione tra i pastori e il popolo di Dio è ormai una tragica realtà, peggiorata
dal fatto che le gerarchie a quanto pare non ne vogliono prendere atto.
Nella testa dei pastori, e proprio da parte di coloro che a parole vogliono apparire
tanto “popolari” e con l’odore delle pecore addosso, in realtà c’è sempre l’idea,
tipica degli illuminati e dei clericali, che il popolo, quando decide in modo diverso
dalla linea indicata dall’intellighenzia modernista e progressista, “non capisce”.
Ma come fanno a non rendersi conto che le pecore, quelle vere, hanno già
voltato loro le spalle e ormai dicono senza remore: cari pastori, per noi siete
irrilevanti, non contate nulla; Dio è con noi, non con voi!
Non sono uno storico della Chiesa, ma credo che raramente la separazione tra il
popolo e il basso clero da una parte e l’alto clero dall’altra sia stato così marcato
come ai nostri giorni.
Noi, semplici preti e semplici fedeli, non chiediamo una “rivoluzione”, un “cambio
di paradigma”, una “Chiesa di Francesco”.
Siamo stanchi di vuote parole e di slogan ideologici.
Chiediamo solo la fedeltà al Vangelo e l’annuncio della salvezza donataci da Gesù Cristo.
Non vogliamo una Chiesa il cui obiettivo sembra essere quello di farci sentire
in colpa se non ci schieriamo a favore dell’apertura dei porti e dell’accoglienza
indiscriminata e dissennata a tutti i migranti.
Non vogliamo una Chiesa che ci mette ossessivamente sotto accusa se non ci
diciamo a favore del dialogo ad ogni costo con i musulmani e se, seguendo
l’invito di Gesù, facciamo proselitismo.
Non vogliamo una Chiesa che ci fa sentire come dei reietti se non votiamo per
i partiti appiattiti sui diktat dell’Unione europea.
Non vogliamo una Chiesa che ci accusa di essere “senza cuore” quando restiamo
quanto meno perplessi di fronte al gesto irresponsabile di un elemosiniere pontificio,
quando vediamo il nostro Papa sorridere soddisfatto ricevendo in dono un crocifisso
blasfemo con la falce e il martello, quando lo sentiamo dire che non si interessa
della politica italiana e che quel poco che sa lo apprende leggendo l’Espresso.
Siamo stanchi.
Cari pastori, non vi dovete certamente meravigliare se, come esito finale del
vostro essere sempre dalla parte sbagliata, vi ritrovate un popolo che non vi
considera più come guide attendibili e va alla ricerca di altri punti di riferimento.
E non potete fare spallucce dicendo che tanto quello non è il “vostro” popolo.
Non è vero!
Questo popolo stanco e disorientato è il vostro popolo!
È un popolo che si commuove quando pensa a san Giovanni Paolo II e a
Benedetto XVI e non si capacita della situazione attuale.
Un popolo che ama e soffre per la Chiesa, perché la vede in balia di forze che
nulla hanno a che fare con la tradizione cristiana.
Un popolo che, nonostante tutto, osa guardare in alto sperando in un miracolo,
perché ai miracoli questo popolo ancora crede.
Un giovane prete!