Dal Vangelo secondo Marco
(13,33-37) anno B.
In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate,
perché non sapete
quando è il momento.
È come un uomo, che è
partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere
ai suoi servi, a
ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi
non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla
sera o a mezzanotte o
al canto del gallo o al mattino; fate in modo che,
giungendo
all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi,
lo dico a tutti: vegliate!».
Parola del Signore.
Buon anno! Passato bene la fine
dello scorso anno? Salutato Matteo?
No, non sto sclerando, ma è che
proprio abbiamo iniziato l’anno nuovo,
quello liturgico intendo.
Da dicembre a dicembre, da
Avvento ad Avvento, camminiamo lungo la
storia (la mia e del cosmo)
nutrendoci alla parola e Marco ci accompagna
quest’anno, lui che ha scritto il
suo Vangelo per i cristiani di Roma, dietro
suggerimento e supervisione di
Pietro, ci avvicinerà in modo schietto e diretto,
senza troppe elucubrazioni, alla
travolgente esperienza del pescatore diventato Papa.
Oggi inizia l’Avvento; quattro settimane “per la verità sono 3 e mezza giornata”,
Oggi inizia l’Avvento; quattro settimane “per la verità sono 3 e mezza giornata”,
di preparazione al Natale.
D'altra parte il Natale già si
sente nell'aria; le vetrine si addobbano, si installano
le luminarie nelle vie del
centro, panettoni in tv.
Eppure attenti; se ci prepariamo è
proprio perché il rischio più grosso che
corriamo è quello di celebrare il
solito Natale, pieno di bontà, di luci, di presepi,
ma che, comunque, non cambia le
nostre scelte, non incide nella nostra vita,
se non con qualche lieve
incrinatura delle nostre emozioni.
In questi ultimi decenni abbiamo
assistito alla nascita del non-Natale, che
non fa nascere nulla e niente,
che si contenta di diventare un sacrificio al
moloch dell’economia e della
stucchevolezza, dei buoni (insopportabili) sentimenti.
Come cristiano, fremo vedendo Dio
che si fa uomo ridotto a celebrazione stanca
e piena di tristezza per chi
soffre, mi indigno quando vedo il vecchiardo
Babbo Natale (brava persona, per
carità, buone origini–San Nikolaus–rovinato
dalla TV!) corrompere i bambini
con regali per far loro dimenticare il piccolo
bambinello di Nazareth.
Riusciremo a sopravvivere alla
melassa dei buoni sentimenti, a lasciarci
percuotere come un pugno sulla
testa dalla venuta di Dio?
Si romperà la crosta che ci si
forma nell’anima a causa dell’abitudine per
stupirci davanti alla
provocazione del Dio assoluto e immenso vagire nudo in
braccio a una ragazzina di
quindici anni?
Il Natale 2017 ci aiuterà–ancora
e ancora–a svegliarci?
E proprio di sbadigli si parla nel primo Vangelo di quest'anno liturgico.
E proprio di sbadigli si parla nel primo Vangelo di quest'anno liturgico.
La prima cosa che Marco di dice,
in preparazione al Natale è proprio quella
di stare attenti a non
addormentarci, a vigilare, a stare svegli, perché il
Signore sta per tornare.
Che storia è mai questa? Quando
mai ronfiamo?
La nostra vita travolta dal lavoro,
altro che dormire! Appunto.
Due le venute del Signore che aspettiamo; quella definitiva, nella pienezza
Due le venute del Signore che aspettiamo; quella definitiva, nella pienezza
dei tempi, del Cristo glorioso, e
quella nella storia di ciascuno di noi.
Aspettiamo che torni, dunque, che
concluda questa storia, come abbiamo
celebrato domenica scorsa nella
solennità di Cristo Re.
Ma davvero lo aspettiamo?
L'altra venuta del Signore che
celebriamo è quella che ciascuno attende
nella propria vita.
La fede, lo dico spesso, è
incontro personale con il Signore Gesù.
Attenderlo significa percepire le
sue molteplici presenze sul nostro cammino,
ma il rischio è quello di
addormentarsi; e in questo, amici, il nostro tempo
è un gigantesco sonnifero;
corriamo il rischio di vivere tutta la nostra vita
nella dimenticanza, nella superficialità,
nella fretta, ansiosi di trovare un po
di tempo per riposarci e
ripartire.
Il paradosso è di fare i
cristiani tutta la vita senza mai incontrare la presenza di Dio!
Ecco allora il tema della veglia,
dello stare desti, dell'aderire alla realtà,
dell'accogliere la venuta.
Potremmo chiamarlo in altro modo
questo atteggiamento; autocoscienza,
per usare una categoria del
profondo, o illuminazione, per attingere ad
altre esperienze di Dio.
Ma la sostanza è la stessa; non
farsi ingannare, non farsi intorpidire dalle
cose intorno a noi che ci
distolgono dall'essenziale, per andare in profondità
dentro noi stessi.
Lasciamoci aiutare dalla
preghiera che celebriamo nel giorno del Signore,
per vivere sempre più
coscientemente la nostra vita, senza lasciarci vivere.
Che ciascuno di noi si prepari al
Natale, pur nella “notte”, simbolo di fatica,
di sofferenza, di incoerenza, con
l'atteggiamento di chi è pronto ad accogliere
la venuta del Signore.
Buon Avvento a tutti
voi amici, Fausto.