domenica 19 maggio 2019

Oggi il Vangelo ci dice: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato", io lo voglio dire come lo fanno i giovani.


Io ti lovvo, (ti amo).
Chissà se Gesù avrebbe usato questa espressione adolescenziale per
parlare ai ragazzi e agli adulti di oggi?
Forse sì, capace com’era di mettersi nei panni degli altri senza fare il
piacione e senza cercare consensi a basso costo.
Ma una battuta come incipit sì, penso che l’avrebbe fatta.
Perché Gesù ha parlato spesso d’amore, senza fare tante distinzioni (quelle le
abbiamo fatte noi dopo, non sempre azzeccandole secondo il mio modesto parere).
E trovo magnifico che lo abbia fatto in un contesto di fede, di religiosità,
addirittura di norma e comando (come se si potesse comandare di amare).
La cosa per me interessante è il fatto che Gesù, rispondendo alla domanda
su quale sia il più importante dei comandamenti, dica alcune cose che riguardano
tutti, anche chi non crede.
Perché tutti ne facciamo esperienza, se amare è quanto di più desiderabile
e bello ci possa capitare, tale desiderio fatica a realizzarsi, non è immune
da storture e paradossi, non sempre riesce a fuggire l’ombra che accompagna
ogni realtà umana.
Ammetterlo sarebbe già un primo passo in questo mondo confuso che idolatra
l’amore creando grandi attese e devastanti delusioni.
Riflettendo in questa notte, dove non riesco ad avere sonno, forse per i tanti
problemi, i più problematici sono quelli della salute di mia moglie; ed allora
eccomi a leggere e rileggere, prendere appunti e, mi sembra di avere trovato
nel Vangelo alcune sfumature interessanti che voglio condividere con voi.
Gesù dà per scontato che l’amore provenga da Dio, che abbia a che fare con Lui.
Insinua che, addirittura, sia Dio l’origine dell’Amore che possiamo condividere, contraccambiandolo, condividendolo con altre persone, usandolo per rileggere
la nostra identità profonda.
Come a dire; sono capace di amare anche chi non mi ama dell’amore con
cui sono amato da Dio, non perché sono figo.
Posso amare me stesso senza diventare narcisista o senza scivolare nella
disistima perché scopro di essere amato da Dio e di essere in grado di amare se
lascio la scintilla che egli ha seminato nel mio cuore, e la mia anima, fiorire.
L’amore coinvolge non soltanto le emozioni (il cuore), ma anche l’intelligenza
(la mente) e la volontà (la forza).
Amare seguendo le proprie emozioni è istintivo e molto diffuso ma richiede
un coinvolgimento complessivo del nostro essere.
Ti amo in maniera intelligente (senza manipolarti, senza idealizzarti, senza
idolatrarti, senza caricarti di mille attese) e ti amo facendo delle scelte che
manifestino questo amore, riconoscendo anche il mio istinto predatorio,
negativo, che tenta di soverchiarti e agendo contro di esso.
Nel cammino di coppia, quando ci si incontra e ci si innamora attraversando
diverse fasi, dall’emozione alla consapevolezza, ho scoperto esistere una
grande verità; o l’anima di ogni singolo cresce o l’amore muore.
Se la vita è un cammino di consapevolezza per imparare ad amare, per scoprire
chi siamo veramente, parte di un gigantesco progetto di bene e di salvezza,
per far fiorire la nostra dimensione più vera, l’anima, allora il cammino di
coppia è un grandioso aiuto che Dio ci offre.
Non per caricare l’altro di compiti impossibili (come quello di risolvere i miei
conflitti e i miei sensi di colpa) ma per gioire di condividere uno stesso percorso,
facendo esperienza della bellezza di Dio riflessa nell’altro, nella gioia del
camminare anche quando l’altro, facendoti da specchio, rivela quanto
cammino ancora tu debba fare.
Ci sono momenti di crescita molto dolorosi in una coppia, ma non legati alla
delusione (benedetta de-lusione, che significa smettere di giocare!) ma piuttosto
alla tentazione di stare fermi dove si è per non crescere.
Amare significa entrare nella logica di dono-di-sé affatto devota e melensa,
ma intensa e urticante.
E accettare di dover ancora cambiare, di non avere ancora capito in fondo,
di accogliere e superare le proprie ombre, non è facile.
Significa spogliarsi di un “me” che conosco per un “me” ancora tutto ipotetico.
Ecco, alcuni pensieri da notte fonda.
Pensieri scaturiti dall’affermazione di Gesù, dalla sua richiesta di entrare
nella logica dell’amore dalla sua prospettiva.
Fatemelo dire; io lovvo (amo) Gesù.