giovedì 4 luglio 2019

Ed eccovi il sistema che usavano a Bibbiano, inutile che il PD si arrabbi, quelli che hanno creato questo sistema sono personaggi legati al loro partito.


L'ASSISTENTE SOCIALE LGBT TOGLIE I FIGLI PER DARLI A DUE LESBICHE.
ALMENO ADESSO TUTTI CAPIRANNO LA PERICOLOSITA' DELLA LOBBY GAY
Gli arresti a Reggio Emilia fanno emergere storie raccapriccianti, come quella
di Silvia, tolta ai genitori per abusi inventati dalle assistenti sociali e affidata
a due lesbiche militanti (che l'hanno pure maltrattata)
di Andrea Zambrano
È la famiglia la grande nemica della maxi inchiesta "Angeli e demoni" con la
quale la procura di Reggio Emilia ha spiccato 6 ordini di arresto e posto sotto
indagine 17 persone.
Sono tutti accusati di reati pesantissimi che vanno dai maltrattamenti alle lesioni
fino a reati amministrativi come abuso d'ufficio assistenti sociali, psicologi e
medici tutti gravitanti attorno al centro La Cura di Bibbiano, una delle strutture
considerate più all'avanguardia della Regione nella gestione degli affidi
famigliari su bambini vittime di abusi o tolti alla famiglia d'origine per le più
svariate criticità.
Anche il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti è finito ai domiciliari per
quello che il sistema mediatico ha già ribattezzato come un pesante macigno
sul sistema del welfare "rosso" un tempo fiore all'occhiello della Regione.
Tra le carte della corposa ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari
Luca Ramponi figura un sistema in cui i servizi sociali, insieme a una Onlus di
Moncalieri, la Hansel & Gretel, cercavano di dimostrare nei procedimenti
giudiziari che i minori erano stati oggetto di violenze da parte dei genitori e per
farlo si era disposti anche a utilizzare strumenti di tortura come una macchinetta
a impulsi chiamata dagli psicologi "la macchina dei ricordi".
Violenze che però non hanno mai avuto alcun riscontro fattuale.
I giornali stanno raccontando con dovizia di particolari gli episodi, che mostrano
come i minori, quasi tutti provenienti da contesti famigliari critici, fossero
sostanzialmente indotti con metodi illegali ad ammettere casi di violenze famigliari
per poi giustificare gli affidi famigliari a persone vicine ai dirigenti dei servizi sociali.
Un meccanismo che-se venisse confermato l'impianto probatorio-ci rimanderebbe
ai figli sottratti dai colonnelli argentini ai genitori torturati nel Garage Olimpo o
che, per stare più vicini, ricorda la tragica vicenda della Bassa modenese in cui 16
bambini furono allontanati per sempre dalle famiglie d'origine per accuse mai
dimostrate e rivelatesi false.
TOGLIERE BAMBINI A MAMMA E PAPÀ
Leggendo le carte del giudice però, a fronte della mole di materiale raccolto
dagli inquirenti, potrebbe sfuggire un filo conduttore che accomuna queste
terribili storie.
E che il giudice mette nero su bianco a pagina 253 della sua ordinanza: «Costruire
un'avversione psicologica dei minori per la famiglia di origine».
Togliere bambini a mamma e papà con una facilità estrema, a volte sulla base
solo di sospetti e fare di loro ciò che un ente superiore, lo Stato, decide.
Per capire l'inchiesta di Reggio Emilia, bisogna accettare di scendere nei
bassifondi di questo folle pregiudizio che porta a cosificare il bambino facendolo
un oggetto di interessi superiori.
Un pregiudizio, quello antifamilista, che investe il ruolo dei genitori, soprattutto
maschi, da colpire con ogni mezzo e con ogni scusa, umiliando la loro libertà
e amplificando le criticità che ogni famiglia presenta, ma che non sempre
deve per forza essere indice di patologia.
I punti focali di questo pregiudizio, che proietta alla lunga l'ingombrante e
inquietante immagine di uno Stato, qui rappresentato dai servizi sociali di un
Comune, che si prende i bambini, li fagocita in un sistema perverso di dominio
e di controllo, è rappresentato dai metodi della Onlus Hansel & Gretel, i cui
psicologi «gli assistenti sociali erano convinti che fossero i migliori cui rivolgersi
per ottenere il risultato da loro agognato dell'emersione, a tutela dei minori,
del ricordo dell'abuso della cui sussistenza erano fermamente convinti».
Peccato però che a fronte di questo sforzo non ci fossero abusi da far emergere.
E i servizi sociali di Bibbiano sono così il principale problema di questa storia.
E soprattutto la dirigente del servizio finita agli arresti domiciliari,
Federica Anghinolfi, perché-come spiegato ieri ai cronisti dal procuratore
capo Marco Mescolini-sussistono i requisiti di inquinamento delle prove e di
reiterazione del reato.
Il giudice stesso conferma di ritenerla «il deus ex machina della gestione dei
presunti abusi».
Lei che si dimostra avversa al contesto famigliare in virtù-dice il giudice-anche
delle sue «profonde convinzioni e condizioni personali a sostenere con erinnica
perseveranza la causa dell'abuso da dimostrarsi ad ogni costo».
Da che cosa deriva questa testardaggine?
Ad esempio dalla sua carenza di equilibrio nel definire le figure maschili in
famiglia dei «predatori maschi» e perché lo stesso fondatore della Hansel & Gretel,
anch'egli finito ai domiciliari è stato in passato il suo terapeuta.
La donna infatti-e leggendo le carte questo emerge chiaramente-appartiene per
ragioni ideologiche ad un contesto che punta alla demolizione della famiglia
come è appunto l'universo Lgbt.
LA STORIA DI SILVIA
È lo stesso giudice a rimarcarlo quando dà conto di uno dei sei casi passati al
vaglio degli inquirenti.
Quello di Silvia (nome di fantasia), una bambina di 11 anni con crisi epilettiche
data in affidamento ad una coppia di donne omosessuali unite civilmente da un anno.
Due donne-una delle quale legata sentimentalmente in passato alla dirigente dei
servizi sociali Anghinolfi-che prendono una bambina su cui ci sono dei sospetti
mai dimostrati di abuso o maltrattamenti.
Ebbene: alla fine è Silvia che viene maltrattata dalle donne, una delle quali
presenta squilibri mentali evidenti.
«La bambina viene fatta oggetto di vessazioni psicologiche del tutto gratuite
e nemmeno correlate a comportamenti indisciplinati della stessa, ma esclusivamente
condizionati dall'esigenza di denigrare i genitori naturali ovvero dall'utilizzo
della piccola come bersaglio di sfoghi o di rabbia dell'una o dell'altra affidataria».
Insomma: la bambina viene allontanata dai genitori sulla base di presunti indizi
di abusi, viene data in affido a una coppia di donne omosessuali, legate alla
dirigente dei servizi, e viene-stavolta davvero-maltrattata dagli affidatari e fatta
oggetto di utilizzo di elettrodi durante le seduta con la psicologa del centro
Hansel & Gretel affinché riacquisti la memoria sugli abusi.
Abusi di cui non ci sarà mai traccia né prova.
Viene inoltre rimarcato che le donne affidatarie hanno in comune con la dirigente
del servizio «gli incentivi all'affidamento di bambini a coppie omosessuali
nell'ambito del noto movimento Lgbt».
In poche parole: le protagoniste di questa storia sono attiviste del movimento Lgbt
che si battono per l'adozione-e l'affido-dei bambini alle coppie omosessuali.
Un tema di stretta attualità e che è oggetto di vibrate critiche da parte del mondo
psicologico e pedagogico.
Ebbene: a Bibbiano e senza tanti problemi questo avveniva con il consenso del Comune.
E, come abbiamo visto, avveniva con questi risultati.
Un elemento in più per rimarcare che un minore non può crescere in un
contesto famigliare con due omosessuali.
«Le due donne-scrive-attivissime nel campo della tutela dei diritti della
comunità lesbica hanno condizionato la minore nell'imporre di non portare
capelli sciolti ispirate ovviamente dal proprio orientamento sessuale».
D'altra parte la Anghinolfi della sua attività di militante Lgbt, anche in chiave
di affido famigliare, non faceva mistero.
Internet conserva ancora diversi suoi interventi pubblici (convegni, interviste,
manifestazioni) proprio a favore della genitorialità gay.
Il punto è perché un Comune si fidi a tal punto di una donna così militante da
affidarle un servizio così centrale e delicato ed è su questo che il Pd è chiamato
a dare risposte, vista la fiducia concessa a paladini di cause, la genitorialità gay,
che è bene tenere lontano dai bambini.  
Lo Stato onnipotente che prende i figli fragili o impotenti per farne cosa sua.
Abbiamo visto questa ideologia totalitaria all'opera su altri casi legati all'educazione
sessuale a scuola o alla precocità sessuale in ambito infantile.
Ma anche con i tanti casi di bambini disabili-vedi Alfie Evans o Charlie Gard-in
cui doveva prevalere il loro best interest che non ha coinciso con il restare in vita.
L'inchiesta di Bibbiano apre uno squarcio inquietante anche su un altro modo di
appropriarsi dell'infanzia.
Col timbro dei servizi sociali e del "mitologico" welfare targato Emilia rossa.
Spiace dirlo, ma le cose di cui parla l'articolo non sono una novità per il mondo
degli assistenti sociali.