sabato 6 dicembre 2014

Giovanni il Battezzatore

Consolatori consolati
Sopravvivere al Natale, dicevamo.
Facile a dirsi, meno a farsi; travolti come siamo dalle
cose che incombono, dalle scadenze, dal tempo che non
è mai sufficiente per vivere; ma ci è urgente, necessario,
vitale provare a vivere questo Natale con verità, disfarci
o rendere innocuo il natale tarocco per far diventare la
nostra vita una piccola Betlemme, non per giocare al
bambinello che nasce nella grotta, ma per accendere la
luce disarmante di Dio nel nostro cuore.
Dicevamo di come lo zucchero e la melassa che hanno
reso Natale insopportabile siano, in realtà, un modo per
fuggire l’orribile senso di colpa che ha colpito l’umanità
dopo avere rifiutato Dio.
Non è andata molto bene, la prima volta, con questo Dio
che è venuto in mezzo a noi e noi distratti a lamentarci
della sua assenza…!
Non c’è molto da festeggiare, facendo memoria di
quell’evento, ma di cogliere l’ammonimento a non
perderci Dio, di nuovo.
Il vero volto di Dio.
Natale svela in modo definitivo il vero volto di Dio, così
diverso dal volto corrucciato che ci raffiguriamo, così
diverso dal Dio dell’abitudine che riempie le nostre
lente comunità.
Natale è Dio che, stanco di essere male interpretato,
decide di avere uno sguardo e un volto per potersi
spiegare, raccontare e ci pone dinnanzi all’evidenza
disarmante di Dio.
Dio non è come ce lo immaginavamo, né distante,
né severo, né manipolabile, né folle.
Dio si fa povero per amarci.
Isaia, il profeta dell’Avvento, parla al popolo in esilio
in Babilonia, da decenni.
Si rivolge ad un popolo scoraggiato, molto simile al
popolo di discepoli che incontro attraverso i miei
pellegrinaggi, un popolo che non ha più fiducia, che
constata come le promesse di Dio non si sono realizzate,
che nulla è cambiato nella Storia, malgrado la presenza
del Dio di Israele.
E Isaia profetizza, consola, invita a disegnare una strada
che scavalchi i burroni dell’indifferenza, che spiani le
alture dell’arroganza.
Dio viene, Lui prende l’iniziativa, a noi di accorgercene,
di esserci, di lasciarci consolare.
Natale è la consolazione degli uomini, la nascita della
speranza che Dio, almeno Lui, non si dimentica.
Non si dimentica, ribadisce il rude Pietro, ed esercita
pazienza, ci dona del tempo perché abbiamo la possibilità
di capire e di cambiare.
Capire e cambiare perché Dio ci lascia immensamente
liberi nella scelta, sempre.
Il vero volto di Dio è un Dio che interviene con discrezione,
che ci chiede di accoglierlo, di cambiare idea su di Lui
e su di noi, con calma, diventando, noi discepoli,
la consolazione di Dio agli uomini.
Quante persone vivono Natale con insostenibile disagio!
Isaia ci sprona: noi cercatori di Dio, noi che abbiamo
accolto il vero volto di Dio, siamo chiamati, a nostra volta,
a diventare consolatori dei nostri fratelli.
Diciamolo ai tanti che vivranno la fatica del Natale, che Dio
fa nuove tutte le cose perché si mette dalla parte degli
sconfitti e dei perdenti.
Il vero volto di Dio è Gesù Cristo, incontrare Lui è un nuovo
inizio, una nuova creazione, una nuova genesi.
Marco, discepolo di Pietro, inizia così il suo vangelo: “Inizio
della buona notizia che è Gesù Cristo”.
Pensare che Dio possa essere diverso dall’immagine noiosa
che ce ne siamo fatta, dice Marco, è già l’inizio di un
cambiamento radicale, di una nuova creazione.
Prepararsi al Natale vero significa, allora, riprendere in
mano la buona notizia che è Gesù, farla diventare
concretezza nelle nostre scelte, danza per la nostra vita.
Essere Profeti.
Come Giovanni il battezzatore possiamo diventare profeti
di Dio, aiutarci ed aiutare i fratelli a preparare la strada a Dio.
I profeti non sono coloro che indovinano il futuro, ma
coloro che interpretano il presente, che ci aiutano a leggere
la nostra vita in una luce di fede, a indovinarne la novità,
a capirne il senso.
Non è difficile vivere, è impossibile se non capiamo per
quale strana ragione siamo stati messi al mondo.
Superata la tentazione dei sempre presenti idoli della nostra
vita (immagine di sé, carriera, denaro) che falsamente
pretendono di riempire il senso di infinito che ci abita,
ci resta questo vuoto immenso di senso da colmare,
il bisogno assoluto di capire.
Molti, ahimè, vi hanno rinunciato, hanno abdicato
a pensare, a vivere, travolti dalla quotidianità.
Dio non si scoraggia e li, ci raggiunge proprio nella
quotidianità, diventando uno di noi.
Abbiamo urgenza di profezia, bisogno di persone che
ci scuotano come un pugno nello stomaco.
Buon Dio, di persone che ci manipolano non
sappiamo che farcene.
Ciò di cui abbiamo bisogno è di una Parola che spezzi la
crosta che si è formato intorno al nostro cuore.
Accogliamo la profezia del battezzatore e dei tanti che
camminano mascherati da uomini comuni in mezzo
alle nostre fetide città.
Non lasciamo che la profezia abbandoni la Chiesa,
comunità dei cercatori di Dio, ma che sia sempre
presente, anche quando è scomoda.


Ancora buon cammino di Avvento, Fausto.