giovedì 24 settembre 2015

La prima Comunione di Madre Speranza

Una minorenne che ruba Gesù in Chiesa.
“Il Corpo del Signore nostro Gesù Cristo custodisca la
tua anima per la vita eterna”, le sussurrò il sacerdote,
depositando la bianca Ostia sulle labbra della bambina.
“Amen”, gli rispose Maria Josefa, in italiano Giuseppina;
“al secolo; Beata Madre Speranza di Gesù”, emozionatissima,
inginocchiata presso la balaustra e seminascosta dal
velo che le copriva la testa.
In quell’epoca rigorista, i bambini erano soliti fare la
prima Comunione a dodici anni.
Lei, finalmente, c’era riuscita all’età di otto anni, di
sotterfugio e…clandestinamente!
Abitando presso la casa parrocchiale, da tempo sentiva
un forte desiderio di ricevere Gesù.
L’occasione buona si presentò appunto una mattina
quando venne a celebrare la Messa un sacerdote di fuori,
sostituendo il parroco che aveva dovuto assentarsi
per un viaggio.
Ricevuta la Comunione, andò in fretta alla cappella
della Madonna del Rosario per fare il ringraziamento.
Ma, qualcuno, che non riusciva a fare i fatti suoi, scoprì
lo stratagemma della bambina e alcune pie signore che
stavano in chiesa, l’accerchiarono, rimproverandola:
“Sei il disonore della famiglia!
Hai fatto un grande peccato, comunicandoti senza il
permesso di don Miguel; il parroco del paese.
Non lo sai che è sacrilegio ricevere la Comunione
senza fare digiuno?”
La bambina, infatti, aveva fatto la colazione.
Ma lei rispose candidamente: “oh, gente! Non lo sapete
che Gesù, quando viene a noi, non va nello stomaco,
ma resta nel cuore”.
Poi, Giuseppina, con le braccia incrociate sul petto,
bisbigliava al “buon Gesù”: “Ora sei qui con me;
rimaniamo uniti per sempre!”.
Anni più tardi, ricordando questo innocente episodio,
Madre Speranza, col sorriso sulle labbra, commentava
che in quell’epoca si vide obbligata a “rubare” Gesù perché
ancora non aveva l’età per fare la prima Comunione.
Nella sua innocenza infantile, da allora evitava di
dormire sul lato del cuore per non comprimere il suo “Amico”
e, nei giochi, smise di saltare a corda per non sballottare
Gesù che abitava nell’intimo della sua anima.