Una minorenne che ruba Gesù in
Chiesa.
“Il Corpo del Signore nostro Gesù Cristo
custodisca la
tua anima per la vita eterna”, le
sussurrò il sacerdote,
depositando la bianca Ostia sulle labbra
della bambina.
“Amen”, gli rispose Maria Josefa, in
italiano Giuseppina;
“al secolo; Beata Madre Speranza di
Gesù”, emozionatissima,
inginocchiata presso la balaustra e
seminascosta dal
velo che le copriva la testa.
In quell’epoca rigorista, i bambini erano
soliti fare la
prima Comunione a dodici anni.
Lei, finalmente, c’era riuscita all’età
di otto anni, di
sotterfugio e…clandestinamente!
Abitando presso la casa parrocchiale, da
tempo sentiva
un forte desiderio di ricevere Gesù.
L’occasione buona si presentò appunto una
mattina
quando venne a celebrare la Messa un
sacerdote di fuori,
sostituendo il parroco che aveva dovuto
assentarsi
per un viaggio.
Ricevuta la Comunione, andò in fretta
alla cappella
della Madonna del Rosario per fare il
ringraziamento.
Ma, qualcuno, che non riusciva a fare i
fatti suoi, scoprì
lo stratagemma della bambina e alcune pie
signore che
stavano in chiesa, l’accerchiarono,
rimproverandola:
“Sei il disonore della famiglia!
Hai fatto un grande peccato,
comunicandoti senza il
permesso di don Miguel; il parroco del
paese.
Non lo sai che è sacrilegio ricevere la
Comunione
senza fare digiuno?”
La bambina, infatti, aveva fatto la
colazione.
Ma lei rispose candidamente: “oh, gente!
Non lo sapete
che Gesù, quando viene a noi, non va
nello stomaco,
ma resta nel cuore”.
Poi, Giuseppina, con le braccia
incrociate sul petto,
bisbigliava al “buon Gesù”: “Ora sei qui
con me;
rimaniamo uniti per sempre!”.
Anni più tardi, ricordando questo
innocente episodio,
Madre Speranza, col sorriso sulle labbra,
commentava
che in quell’epoca si vide obbligata a
“rubare” Gesù perché
ancora non aveva l’età per fare la prima
Comunione.
Nella sua innocenza infantile, da allora
evitava di
dormire sul lato del cuore per non
comprimere il suo “Amico”
e, nei giochi, smise di saltare a corda per
non sballottare
Gesù che abitava nell’intimo della sua
anima.