sabato 29 dicembre 2018

Ed intanto in Italia la Turchia si è comprata la fabbrica Pernigotti, solo una coincidenza?


Francia e Olanda, ma mettiamoci anche il Belgio, sempre più islamizzate.
La polizia di Parigi ha dichiarato di aver arrestato nel 2018 circa 1.552 minori
immigrati marocchini.
Si tratta dell'esito di un'operazione nata dalla collaborazione con le autorità
del Marocco, ma solo per sei di questi sono state avviate le operazioni di rimpatrio.
I dati resi pubblici testimoniano il tentativo, ancora allo stato embrionale, di
affrontare il dilagare delle bande di islamici che usano mettere a ferro e fuoco
le strade della capitale francese.
La città, e quasi tutti i suoi quartieri limitrofi, sono letteralmente ostaggio
dell'anarchia imposta dalle bande islamiche dedite allo spaccio, alle aggressioni
sessuali, all'occupazione di intere aree, in cui le norme della République sono
state sostituite dalla shariah, e dove l'antisemitismo ha smesso di essere un retaggio
del Novecento.
Gli oltre 1500 arresti segnano un certo miglioramento delle operazioni in cui è
stato registrato un 41% di arresti in più rispetto allo scorso anno, quando solo
in 813 finirono in manette.
La cooperazione con le autorità marocchine era iniziata a luglio, quando la
situazione ha raggiunto quello che probabilmente è stato l'apice tra degrado
e proteste raccolte.
La stampa a lungo, come nel resto d'Europa, ha raccontato la storia di
giovanissimi minorenni, poveri e allo sbando, che si danno alla criminalità.
Ma, come nel caso francese, puntualmente la narrazione è stata smentita dai
fascicoli delle forze di polizia, che hanno determinato come in un'alta percentuale
di casi gli immigrati erano islamici, tutt'altro che ignoranti, e mai minorenni.
Spesso si tratta di individui che valicano i confini europei spacciandosi per minori
non accompagnati per beffare i controlli e le norme dell'immigrazione.
Vediamo come anche in Italia ne sono arrivati con i barconi.
Nell'ultimo periodo, oltre ai già noti, sono i quartieri di La Chapelle, Goutte
d'Or e Barbès vittime delle bande di islamici, e data la reazione scomposta
della gente del posto, e la natura annosa del problema, qualche arresto è stato
venduto come un enorme successo.
Resta però che si tratta di quartieri ormai sfuggiti al controllo statale.
Qui gli immigrati hanno letteralmente occupato il suolo pubblico;
l'amministrazione locale ha persino tentato di offrire assistenza e alloggi alle
bande, destinando 700.000 euro al progetto, ma ogni sforzo è stato respinto
con forza dagli immigrati.
Quella dell'integrazione è una storia che difficilmente trova riscontro nella
realtà, soprattutto quando si tratta delle no go zones.
Quei quartieri di cui i media tendono a negare l'esistenza, ma recentemente,
dopo anni in cui si cercava di dimostrare il contrario, anche i blog internazionali
di viaggio hanno dovuto cedere, e dedicare sezioni a quelle zone per sottolineare
che è vivamente consigliato non avvicinarsi.
Trappes, invece, comune di 30.000 abitanti a 35 chilometri da Parigi, è ormai
la banlieue islamica per eccellenza, dopo essere stata negli anni Settanta uno
dei feudi del partito comunista francese, dove risiedevano gli operai che lavoravano
nelle fabbriche circostanti.
Oggi è la città europea con il più alto numero di jihadisti.
A Trappes le madrase clandestine pullulano, così come le moschee tenute da
associazioni sulfuree.
Luoghi in cui gli imam radicali hanno gioco facile nell'indottrinare i giovani
al jihad armato.
Oggi si sta pensando di replicare l'operazione di cooperazione tra le forze
dell'ordine anche in altre città della Francia.
È da quest'estate che s'inseguono proteste e raccolte di firme per sollecitare le
autorità, vista anche la crescita esponenziale dei reati di aggressioni sessuali
ai danni di donne bianche firmati dagl'immigrati islamici.
Così come s'è perso ormai il conto dei caffè il cui ingresso è vietato alle donne.
"L'atmosfera è angosciante.
Abbiamo modificato non solo i nostri itinerari, ma i nostri vestiti.
Alcune di noi hanno anche rinunciato ad uscire", raccontano le donne che si
sono lasciate intervistare.
I politici non possono criticare l'islam, non si sa perché..
Donne ed ebrei, così, continuano ad essere le vittime della nuova
islamizzazione d'Europa.
È a Sarcelles, però, comune della periferia nord di Parigi, che da anni si
registra il più alto numero di aggressioni antisemite.
Come quando, qualche mese fa, una ragazzina quindicenne, tornando a casa
da scuola, con indosso, un ciondolo con la stella di David e una divisa
scolastica ebraica, è stata aggredita con un coltello al viso.
Oppure il bambino di otto anni che, sempre a Sarcelles, poiché indossava una
kippah è stato preso a calci e pugni da due islamici.
Da quelle parti la parola "ebreo" è scritta in lettere maiuscole sulle saracinesche
dei negozi e ristoranti ebraici.
Ma è in un pò tutta la Francia che l'antisemitismo è un problema, e anche
parlarne è sempre più pericoloso.
Per un politico, è quasi un suicidio; i politici francesi, di destra e di sinistra,
sanno che infrangere le regole della correttezza politica vuol dire essere
marchiati dai media e di fatto emarginati.
Sanno che alcune parole non possono più essere utilizzate in Francia e che
le organizzazioni "antirazziste" fanno sì che nessuno possa criticare l'islam.
Su una nuova edizione di un libro di storia per la terza media, adottato in una
scuola pubblica, si può leggere che in Francia è vietato criticare l'islam e viene
anche citata una decisione giudiziaria a sostegno di questa pretesa.
Una parte della classe politica sa che il numero dei musulmani in Francia è
talmente elevato da risultare praticamente impossibile vincere le elezioni
privandosi del voto musulmano, e la differenza nel tasso di natalità tra
musulmani e non musulmani renderà questo accordo sempre più importante
negli anni a venire; si tratta di una tacita e grave rassegnazione.
La purga inizierà alle ore 20.
Ma che la situazione sia ormai drammatica in tutta la Francia se n'è dato prova
nella notte di Halloween.
Quando la festa importata dagli States è stata il pretesto perché le bande di islamici
uscissero mascherati per mettere a punto quelle che hanno battezzato "le purghe".
L'appello alla "purga contro i gendarmi" è stato infatti raccolto da numerosi
giovani che si sono riversati nelle strade.
La maggior parte delle segnalazioni è arrivata dalle grandi città, in particolare
da Parigi e Lione, proprio in quei quartieri a predominanza islamica.
Il bollettino è di decine di incendi, un centinaio di arresti e qualche agente ferito.
Le regole, diffuse via Whatsapp e Facebook, erano molto semplici: "vestitevi
di nero e mascheratevi.
Tutte le armi sono autorizzate.
Bruciate tutto quello che può prendere fuoco.
Qualunque furto-telefoni, portafogli e mezzi di trasporto-è autorizzato.
La purga inizierà alle ore 20.
Qualunque persona che incontrerete dopo questo orario potrà essere pestata.
Gli agenti di polizia dovranno sempre essere presi di mira.
Le donne non devono partecipare".
Un'ultima novità degli ultimi anni è stata invece resa nota qualche mese fa dal
Le Figaro e riguarda le misure adottate dal sindaco di Nizza per tenere sotto
controllo un fenomeno in crescendo; quello di veri e propri rodeo per le strade
francesi dopo le celebrazioni dei matrimoni islamici.
Strade bloccate, manifestazioni aggressive, atteggiamento offensivo contro
le forze di sicurezza, guida pericolosa, processioni rumorose e violente, spari
in aria, tutte manifestazioni di gioia in seguito alle cerimonie religiose.
Qualcosa che di solito non esiste nei luoghi d'origine, ma che in Europa sta
diventando espressione di potenza e predominio di un territorio, che di
fatto hanno conquistato.
L'autrice del precedente articolo, Lorenza Formicola, nell'articolo seguente
dal titolo "Olanda, la colonizzazione culturale di Erdogan" riferisce che l'Olanda
è stata teatro di diversi tentativi di attentati terroristici jihadisti nell'ultimo periodo.
Benché questi non abbiano avuto successo, l'islamizzazione del paese procede
in modo graduale ma inesorabile.
Alle spalle del processo di diffusione dell'islam più radicale c'è soprattutto la
Turchia di Erdogan, che finanzia e controlla le moschee e ispira il partito Denk.
Ecco l'articolo: L'Olanda è stata teatro di diversi tentativi di attentati terroristici
jihadisti nell'ultimo periodo.
Con i sette sospetti terroristi che sono stati arrestati a fine settembre mentre
stavano pianificando un importante attentato con fucili automatici e autobombe,
e altri episodi simili, il livello di minaccia terroristica sulla scala da 1 a 5
rimane fermo a 4.
Tra l'agitare un coltello al grido di "Allahu Akbar", e l'afgano che ha accoltellato
due americani alla stazione ferroviaria di Amsterdam, passano le dichiarazioni
dei funzionari olandesi che hanno trovato in questi gesti un unico movente,
"credono che nei Paesi Bassi, il Profeta Muhammad, il Corano, l'Islam e Allah
siano ripetutamente insultati".
Il Coordinatore nazionale per la sicurezza e l'antiterrorismo del Paese,
recentemente, ha sottolineato come "la dimensione del movimento jihadista
olandese è motivo di preoccupazione".
"Questo gruppo, che è cresciuto significativamente tra il 2013 e il 2016, potrebbe
essere incline ad abbracciare una "narrativa della vendetta" che incolpa l'Occidente
per il crollo del "califfato.
" I jihadisti che adesso vivono in Europa, hanno intenzione di rimanerci e dedicarsi
alla da'wa: diffondere il messaggio islamico è l'unico obiettivo.
Prepararsi a combattere altrove, come in Siria, non è più all'ordine del giorno.
Il che ha portato, e sta portando, ad un aumento del numero di jihadisti nei Paesi Bassi.
Ma oltre ai sostenitori del jihadismo, ci sono nel Paese anche diverse migliaia di
simpatizzanti dei terroristi locali, e simpatizzanti dell'ISIS.
L'islamizzazione è un processo lento, ma che investe ogni aspetto della vita
occidentale, anche, anzi soprattutto, quella politica.
E in Olanda è una strada che è stata imboccata abbastanza di recente quella dei
partiti islamici.
Come Denk, il partito musulmano formato sei mesi prima delle ultime elezioni
parlamentari da due turchi ex membri del partito socialista.
Capaci, in pochissimo, d'aggiudicarsi il 2% e tre seggi in parlamento.
Forse per comprendere la portata della cosa basterebbe soffermarsi su chi in
Italia, all'ultima tornata elettorale ha raggiunto il 2 e 3%.
Il partito nato sulla scia di un dissenso dei due ex parlamentari circa la politica
d'integrazione del governo, non ha mai nascosto il suo legame con la Turchia:
la critica alla Turchia che è tabù e il divieto di parlare del genocidio degli
armeni da parte dei turchi costituiscono l'abc del movimento politico.
Il partito si batte per una forma di integrazione degli immigrati che contempli
una sorta di "accettazione reciproca", utile a creare società musulmane parallele,
e per l'istituzione di una "polizia antirazzista", il cui compito sarebbe "registrare
i 'trasgressori' ed escluderli dai pubblici uffici".
Ma oltre a chi oggi può permettersi di muovere anche i fili della politica olandese,
l'islamizzazione prosegue nella predicazione del jihad nelle moschee.
I centri culturali islamici e le moschee sono controllati dalla Direzione degli
affari religiosi della Turchia (Diyanet) che distribuisce i sermoni ufficiali del
venerdì alle moschee turche di tutto il mondo.
Sermoni sulla falsariga de "i nostri soldati mostrano al mondo intero che stiamo
sacrificando tutto per proteggere la nostra fede, bandiera e nazione. (...)
Ogni figlio del nostro paese che, nel potere della sua vita, beve il dolce nettare
del martirio, ci grida (...)
Chi muore per la via di Allah, non lo chiama mai morto, ma lo chiama vivo".
E considerando che si stima siano 140 le moschee nei Paesi Bassi che sono
affiliate al Diyanet, non è difficile comprendere perché il terrorismo islamico
sia in ascesa.
Così come non è complicato risalire alla causa del crescente antisemitismo
olandese che assomiglia a quello della Francia o della Germania.
Un rapporto pubblicato dal Pubblico Ministero olandese in aprile ha elencato
144 reati confermati nel 2017 che hanno coinvolto crimini di odio, tra cui
intimidazioni, atti di vandalismo, aggressione e incitamento all'odio o alla violenza.
Di questi casi, il 41% era "destinato contro gli ebrei", che rappresentano solo
lo 0,2% della popolazione olandese.
Eppure c'è ancora un altro sintomo dell'islamizzazione d'Olanda che tanto fa
assomigliare il Paese al Regno Unito: l'epidemia di violenze su minorenni.
Ogni anno si stima siano 1400 le ragazzine vittime delle gang islamiche.
Intanto resta alta l'allerta terrorismo.
"I gruppi di destra sono sempre più fiduciosi e continuano a concentrarsi sulla
protesta contro l'islamizzazione percepita dei Paesi Bassi, l'arrivo dei richiedenti
asilo e la perdita percepita dell'identità olandese...", hanno scritto le autorità
olandesi pochi mesi fa circa la valutazione della crescente minaccia.
E, nel frattempo, volenti o nolenti, stanno prendendo in considerazione il problema.
Monitorare i potenziali terroristi e riconoscere e ammettere l'esistenza di una
radicalizzazione crescente sono i nuovi obiettivi minimi nei Paesi Bassi del
controterrorismo.
Il piano della Strategia nazionale contro il terrorismo islamico è stato messo a
punto, ed è stato riconosciuto il jihadismo come la "principale fonte di terrorismo".
Adesso tocca far fronte ad una società che, però, oltre alla paura, si trova costretta
a convivere con un profilo che terzi le stanno cambiando.
Ecco, questo è l’islam, il pacifista dicono alcuni politici italiani, ce ne
accorgeremo quando verranno chiuse le rotte da dove affluiscono in Italia
gli immigrati, solo allora anche da noi comincerà la conquista islamica sulla
falsariga di quella Francese, Olandese e Belga.