mercoledì 15 agosto 2018

Assunzione di Maria al Cielo 15 Agosto 2018


Oggi celebriamo la festa dell’Assunzione in cielo di Maria.
C’è un sottile disagio a parlare di Maria, non è per niente facile.
La ragione principale è la sua naturale timidezza di ragazza di paese,
quindicenne, abituata a lavorare in silenzio, lontano dai palchi delle veline.
La seconda ragione del disagio è un’eccessiva devozione nei confronti di
Maria, fatta in buona fede, ma pericolosa.
Il rischio?
Di sottolineare le così tante straordinarietà della Madre di Gesù da finire
con l’allontanarla anni luce dalla (povera) concretezza della nostra vita.
Il più grande torto che possiamo fare a Maria è metterla in una nicchia
e incoronarla con una corona d’oro!
Dio ci dona una discepola esemplare, una donna (grande Dio, in un mondo
di maschilisti pone una donna a modello!) che, per prima, ha scoperto il volto
del Dio incarnato, e noi subito a metterla sul piedistallo, santa stratosferica
da invocare nei momenti di sofferenza.
Per favore, no!
Maria ci è donata come sorella nella fede, come discepola del Signore,
come madre dei discepoli.
Il cuore del suo cammino è narrato da Luca, in quella corsa frenetica,
tumultuosa, che Maria compie all’indomani dell’annuncio dell’angelo.
Non le aveva forse detto l’angelo della gravidanza della sua vecchia cugina?
Maria parte volentieri da Nazareth, ha bisogno di riflettere, di capire.
Ha paura di essersi sbagliata, di avere avuto un colpo di sole.
Possibile? Il Messia verrà? Possibile?
Lei è stata scelta come Madre?
Maria va a sud, due giorni di viaggio, pensieri che affollano la mente.
Forse è in compagnia di Giuseppe, non era opportuno che le donne
viaggiassero da sole.
E l’incontro tra la matura Elisabetta e l’adolescente Maria è un’apoteosi,
un fuoco d’artificio.
Solo loro sanno, solo loro capiscono, i servi e i familiari guardano stupiti
queste due donne che ridono e si abbracciano e piangono di gioia.
Elisabetta solleva in un abbraccio la piccola Maria, forse qualche parola di
circostanza: “Come sei cresciuta!
Che bella che sei!”; poi la posa, la guarda scuotendo la testa: “Come hai
fatto a credere, Maria?”
Sì, Maria, anche noi lo ripetiamo, scuotendo la testa; come hai potuto credere
che davvero Dio diventasse sguardo, sudore e calore nel tuo ventre?
Come hai fatto a credere che-sul serio-Dio avesse bisogno di te,
e di noi, per salvare l’umanità?
Come hai fatto a credere che il tuo acerbo ventre contenesse l’Assoluto?
Beata te che hai creduto, Maria!
Beati noi, fragili discepoli, che sentiamo l’orgoglio riempirci di lacrime gli occhi
e la nostalgia della santità mozzarci il fiato.
Tu sei figlia della nostra umanità, Tu sei il riscatto delle nostre tiepidezze.
E Maria canta e danza assieme alla cugina Elisabetta.
Allora è tutto vero, ciò che ha visto era davvero il messaggero di Dio, allora
tutte le stanche e impolverate profezie, ascoltate il Sabato in sinagoga,
si stavano realizzando.
Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non l’ha abbandonato,
non ci ha abbandonato, Dio è presente.
La danza finisce in un canto, lo stupore della logica di Dio che prende
una quindicenne senza studio, figlia povera di una terra occupata, in un
tempo senza internet e network, per salvare l’umanità.
Ecco, questa è festa dell’Assunta, la storia di una discepola che ha creduto
davvero nella parola del suo Dio, che insegna a noi, tiepidi credenti,
l’ardire di Dio, la follia dell’Assoluto.
Questa donna, noi crediamo, dopo la lunga esperienza di una fede abitata
dal Mistero, è andata, prima tra i credenti, al Dio che l’aveva chiamata.
Non poteva conoscere la corruzione della morte colei che aveva dato
alla luce l’autore della vita.
Siamo in buona compagnia, allora!
Lasciamoci fare, allora; grandi cose ha fatto Dio in Maria;
grandi cose può fare in noi, se lo lasciamo fare.
Santa Festa dell’Assunta a tutti Fausto.