Il Papa: “sedere a tavola con Gesù
significa essere
da Lui trasformati e salvati”.
Misericordia io voglio e non sacrifici
(Mt 9,13).
Abbiamo ascoltato il Vangelo della
chiamata di Matteo ha
detto Papa Francesco introducendo la
catechesi di oggi.
Matteo era un “pubblicano”, cioè un
esattore delle imposte
per conto dell’impero romano, e per
questo considerato
pubblico peccatore.
Ma Gesù lo chiama a seguirlo e a
diventare suo discepolo.
Matteo accetta, e lo invita a cena a casa
sua insieme
con i discepoli.
Allora sorge una discussione tra i
farisei e i discepoli di
Gesù per il fatto che questi condividono
la mensa con i
pubblicani e i peccatori.
“Ma tu non puoi andare a casa di questa
gente!”,
dicevano loro.
Gesù, infatti, non li allontana, anzi
frequenta le loro case
e siede accanto a loro; questo significa
che anche loro
possono diventare suoi discepoli…
Chiamando Matteo, Gesù mostra ai
peccatori che non guarda
al loro passato … ma piuttosto apre loro
un futuro nuovo.
Una volta–ha detto il Papa-ho sentito un
detto bello: “Non
c’è santo senza passato e non c’è
peccatore senza futuro”.
Questo è quello che fa Gesù.
Non c’è santo senza passato né peccatore
senza futuro …
La Chiesa non è una comunità di perfetti,
ma di discepoli
in cammino, che seguono il Signore perché
si riconoscono
peccatori e bisognosi del suo perdono.
La vita cristiana quindi è scuola di
umiltà che ci apre alla grazia…
La superbia e l’orgoglio sono un muro che
impediscono
il rapporto con Dio…
Gesù si presenta come un buon medico!
Egli annuncia il Regno di Dio, e i segni
della sua venuta
sono evidenti: Egli risana dalle
malattie, libera dalla paura,
dalla morte e dal demonio.
Innanzi a Gesù nessun peccatore va
escluso–nessun peccatore
va escluso!-perché il potere risanante di
Dio non conosce infermità
che non possano essere curate; e questo
ci deve dare fiducia
e aprire il nostro cuore al Signore
perché venga e ci risani.
Chiamando i peccatori alla sua mensa,
Egli li risana ristabilendoli
in quella vocazione che essi credevano
perduta e che i farisei
hanno dimenticato: quella di invitati al
banchetto di Dio…
Se i farisei vedono negli invitati solo
dei peccatori e rifiutano
di sedersi con loro, Gesù al contrario
ricorda loro che anch’essi
sono commensali di Dio.
In questo modo, sedere a tavola con Gesù
significa essere
da Lui trasformati e salvati.
Nella comunità cristiana la mensa di Gesù
è duplice: c’è la mensa
della Parola e c’è la mensa
dell’Eucaristia (cfr Dei Verbum, 21).
Sono questi i farmaci con cui il Medico
Divino ci risana e ci nutre.
Con il primo–la Parola–Egli si rivela e
ci invita a un dialogo
fra amici.
Gesù non aveva paura di dialogare con i
peccatori, i pubblicani,
le prostitute…
No, lui non aveva paura: amava tutti!
La sua Parola penetra in noi e, come un
bisturi, opera in
profondità per liberarci dal male che si
annida nella nostra vita…
L’Eucaristia, da parte sua, ci nutre
della stessa vita di Gesù e,
come un potentissimo rimedio, in modo
misterioso rinnova
continuamente la grazia del nostro
Battesimo.
Accostandoci all’Eucaristia noi ci
nutriamo del Corpo e Sangue
di Gesù, eppure, venendo in noi, è Gesù
che ci unisce al suo Corpo!
Concludendo quel dialogo coi farisei–ha
sottolineato il
Papa-Gesù ricorda loro una parola del
profeta Osea (6,6):
«Andate e imparate che cosa vuol dire:
misericordia io voglio
e non sacrificio» (Mt 9,13).
Rivolgendosi al popolo di Israele il
profeta lo rimproverava
perché le preghiere che innalzava erano
parole vuote e incoerenti.
Nonostante l’alleanza di Dio e la
misericordia, il popolo viveva
spesso con una religiosità “di facciata”,
senza vivere in profondità
il comando del Signore…
Facciamo nostro l’invito–ha esortato il
Papa- a sederci accanto
a Lui insieme ai suoi discepoli…
Siamo tutti discepoli che hanno bisogno
di sperimentare e
vivere la parola consolatrice di Gesù.
Abbiamo tutti bisogno di nutrirci della
misericordia di Dio,
perché è da questa fonte che scaturisce
la nostra salvezza.