martedì 26 luglio 2016

Il Messaggio della Madonna a Marija

Messaggio da Medjugorje del 25 Luglio 2016  
"Cari figli!
Vi guardo e vi vedo persi, e non avete ne la preghiera ne
la gioia nel cuore.
Ritornate, figlioli, alla preghiera e mettete Dio al primo
posto e non l'uomo.
Non perdete la speranza che vi porto.
Figlioli, questo tempo sia per voi ogni giorno cercare Dio
sempre più nel silenzio del vostro cuore e pregate, pregate,
pregate fino a che la preghiera diventi gioia per voi.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata. "

Riflettiamo sull'Islam

RIFLESSIONI SULL'ATTENTATO E SULL'ATTENTATORE
DI NIZZA CHE HA FATTO STRAGE DI INFEDELI
(SECONDO IL CORANO).
La guerra di religione continua, ma noi non abbiamo ancora
capito che una fortezza assediata si difende soltanto
sollevando il ponte levatoio, non abbassandolo.
Si sta discutendo sulla strana tipologia dell'attentatore.
Alcuni affermano che si tratta di un terrorista sui generis per
il fatto che non si tratterebbe di un islamico vero e proprio
e che non avrebbe mai praticato convintamente l'Islam.
C'è chi dice che fosse dedito all'alcool, che non frequentasse
mai la moschea, ecc...
Può darsi, nel senso che al momento mi sembra non si possa
ancora esser sicuri di nulla.
Ciò che però sfugge è che una simile disamina è relativa.
Potrebbe essere importante se ci si riferisse ad altri contesti
religiosi, ma per quanto riguarda l'Islam è relativa.
E vediamo perché.
L'Islam non si configura come una religione incentrata sul
concetto di vita interiore.
Il che vuol dire che l'Islam, pur permettendo un ascesi, non
ritiene questa come decisiva.
Paradossalmente la pratica religiosa, pur esprimendosi all'interno
di un patrimonio formale e rituale, fa appello anche ad una crescita
interiore, se non altro a livello di coerenza tra convinzioni
religiose e stile di vita.
L'Islam ritiene sì fondamentale la pratica religiosa, ma non
come pratica determinante.
Ciò che conta è fare una scelta, una scelta per Allah e per il
suo maggiore profeta che è Maometto.
Di per sé questo basta.
In un certo senso non c'è religione più semplice (e anche semplicistica)
dell'Islam, almeno nella sua versione sunnita.
Ora, fa specie che l'attentatore di Nizza fosse un violento con
i suoi parenti, un ubriacone, si stava separando, ecc...
Ciò è del tutto irrilevante ai fini dell'atto definitivo, in questo
caso dell'atto del cosiddetto "martirio": immolarsi per la Jihad
uccidendo se stesso per uccidere quanti più "crociati" possibile.
Anzi, proprio perché finora si è vissuti in un certo modo,
cioè in maniera difforme alla legge islamica, una scelta definitiva
per Allah e la Jihad può cancellare tutto e far sì che si diventi
addirittura più "santi" di coloro che invece, pur professando
coerentemente la fede, non riescono a decidersi per atti del genere.
Queste considerazioni ci fanno capire quanto fuorvianti siano
due approcci: quello di valutare questi atti sganciandoli dal
contesto religioso e quindi dalla conoscenza dell'Islam, e quello
di (approccio ancora più ingenuo) considerare l'Islam come
una religione tutto sommato simile al Cristianesimo.
Questo, per quanto riguarda l'attentatore.
Ma per quanto riguarda l'attentato c'è da dire dell'altro.
Solitamente si dice: "nessun Dio può volere e comandare
simili gesti".
Espressione che è vera e falsa nello stesso tempo.
Vera, se ci riferiamo all'unico Vero Dio; falsa se ci riferiamo
alla credenza in un Dio che Vero non è.
Il Cristianesimo e l'Islam sul rapporto Dio-Bontà non
dicono affatto la stessa cosa.
Mentre il Cristianesimo afferma che "Dio è buono", l'Islam
dice che "Dio decide di essere buono"... e la differenza non
è di poco conto.
Dire che "Dio è buono" significa affermare che Dio e Bene
s'identificano e che il Bene è nella natura di Dio e quindi che
Dio stesso non può essere anche Male, ma che quest'ultimo
è una conseguenza dell'esercizio sbagliato della libertà da
parte della creatura intelligente.
Dire, invece, che "Dio decide di essere buono", vuol dire che
la Bontà non è un attributo costitutivo della natura di Dio,
bensì che Dio precede la Bontà stessa; pertanto se Dio avesse
deciso il contrario, cioè che il Bene fosse stato Male e il Male
fosse stato Bene, ciò che adesso riteniamo Bene sarebbe stato
Male e ciò che adesso riteniamo Male sarebbe stato Bene.
Da qui la grande questione del rapporto tra Islam e violenza.
Una questione che attiene non solo al Corano e alcuni suoi
passaggi (problema già di per sé fondamentale e che non può
essere trascurato), ma anche al modo di concepire Dio.
Che è poi il modo che costituisce il fondamento di qualsivoglia religione.
Ha ragione Papa Francesco quando, da oltre un anno, afferma
che è già in corso la "terza guerra mondiale", combattuta "a pezzetti",
ma bisogna aggiungere, che si tratta di una guerra di religione,
perché religiosi sono i moventi di chi l'ha dichiarata, e rituali sono
perfino gli omicidi che in suo nome vengono perpetrati.
Francesco ha definito il massacro di Nizza un atto di "violenza cieca",
ma la furia omicida che ha spinto il conducente del Tir a seminare
la morte sul Lungomare di Nizza, non è un atto irrazionale di follia:
nasce da una religione che incita all'odio e istiga alla violenza.
Gli stessi moventi religiosi hanno provocato i massacri del
Bataclan di Parigi, degli aeroporti di Bruxelles e di Istanbul
e del ristorante di Dacca.
Tutti questi gesti, per quanto barbari, non sono "ciechi",
ma fanno parte di un piano lucidamente esposto dall'Isis
nei suoi documenti.
Il portavoce dell'Isis Abu al-Adnani, con un audio diffuso
a fine maggio su Twitter ha invitato ad uccidere in Europa
in nome di Allah con queste parole: "Spaccagli la testa con
una pietra, macellalo con un coltello, investilo con l'auto,
gettalo da un luogo elevato, soffocalo o avvelenalo".
Non diversamente si esprime il Corano nei confronti
degli infedeli.
Continuare a ignorarlo è segno, questo sì, di cieca follia.
Ci si illude che la guerra in corso non sia quella dichiarata
dall'Islam all'Occidente, ma una guerra che si combatte
all'interno del mondo musulmano e che l'unico modo per
salvarsi sia di aiutare l'Islam moderato a sconfiggere l'Islam
fondamentalista.
Ma l'Islam moderato è una contraddizione perché nella
misura in cui i musulmani si secolarizzano e si integrano
nella società occidentale, cessano di essere musulmani,
o diventano dei musulmani non osservanti,
dei cattivi musulmani.
Un vero musulmano può rinunciare, per motivi di opportunità,
alla violenza, ma la considera sempre legittima nei confronti
dell'infedele, perché così insegna Maometto.
La guerra in corso è una guerra contro l'Occidente, ma è anche
una guerra contro il Cristianesimo, perché l'Islam vuole sostituire
la religione di Maometto a quella di Cristo.
Per questo l'obiettivo finale della conquista non è Parigi
o New York, ma la città di Roma, centro dell'unica religione che,
fin dalla sua nascita, l'Islam vuole annientare.
La guerra a Roma risale alla nascita stessa dell'Islam, nell'VIII secolo.
Hanno come obiettivo Roma gli arabi che nell'830 e nel 846
occupano, saccheggiano e poi sono costretti ad abbandonare,
la Città Eterna.
Hanno di mira Roma i musulmani che decapitano gli 800 cristiani
di Otranto nel 1480 e quelli che sgozzano i nostri connazionali
a Dacca nel 2016.
Si tratta di una guerra religiosa che l'Isis ha dichiarato contro
l'irreligione dell'Occidente, e contro la sua religione, che è
il Cristianesimo.
Ma nella misura in cui il Cristianesimo si secolarizza spiana
la strada al suo avversario, che può essere vinto solo da una
società dall'identità religiosa e culturale forte.
Come osserva lo storico inglese Christopher Dawson, è l'impulso
religioso che fornisce la forza di coesione a una società e a una cultura.
"Le grandi civiltà non esprimono dal loro seno le grandi religioni
come una specie di sottoprodotto culturale; le grandi religioni sono
la base su cui poggiano le grandi civiltà.
Una società che ha perduto la sua religione è destinata presto
o tardi a perdere la sua cultura."
Questa guerra religiosa è ormai una guerra civile europea,
perché si combatte all'interno delle nazioni e delle città di un
continente invaso da milioni di migranti.
Si sente ripetere che di fronte all'invasione dobbiamo costruire
ponti anziché erigere muri, ma una fortezza assediata si difende
soltanto sollevando il ponte levatoio e non abbassandolo.
Qualcuno comincia a capirlo.
Il governo francese ha previsto l'esplosione di una guerra civile
destinata a svolgersi soprattutto all'interno dei grandi centri
urbani, dove la multiculturalità ha imposto l'impossibile convivenza
di gruppi etnici e religiosi diversi.
Il 1 giugno 2016 un comunicato dello Stato maggiore ha
ufficialmente ha annunciato la creazione di una forza convenzionale
dell'esercito: «il Comando di Terra per il territorio nazionale" (COM TN)»,
destinata a combattere la jihad sul territorio francese.
Il nuovo modello strategico, battezzato "Au contact", comprende
due divisioni, sotto un comando unico, per un totale di circa 77.000
uomini destinati a fronteggiare la minaccia di una insurrezione islamica.
Contro questa minaccia occorrono le armi materiali, che si usano
in ogni conflitto per annientare il nemico, ma servono soprattutto
le armi culturali e morali, che consistono nella consapevolezza di
essere gli eredi di una grande Civiltà che proprio combattendo contro
l'Islam ha definito nel corso dei secoli la sua identità.
Chiediamo rispettosamente e urgentemente a Papa Francesco,
Vicario di Cristo, di essere la voce della nostra storia e della nostra

tradizione cristiana, di fronte al pericolo che ci minaccia.