Una strana Famiglia!
I giorni di Natale scorrono in fretta.
Forse, me lo auguro, ve lo auguro, siamo
riusciti
(almeno un poco!) a fidarci di Dio, a
dirgli che ci teniamo
a Lui, che in questo Natale può contare
su di noi.
E oggi, nella domenica che incontriamo
tra il Natale
e Capodanno, siamo invitati a fermare il
nostro sguardo
su questa strana famiglia che ci viene
proposta a modello
per la nostra famiglia concreta.
Resto sempre un po' in imbarazzo a
parlare di "modello"
quando parlo della Santa Famiglia; ben
poco rassomiglia
alle nostre famiglie: un bambino che è la
presenza di Dio,
un padre e una madre coinvolti in un
Mistero inaudito,
senza confini.
Possono davvero dirci qualcosa? Credo
proprio di sì.
Non solo: credo che in questi tempi
dobbiamo avere
il coraggio di parlare di più e meglio
della famiglia,
delle nostre famiglie.
La famiglia è in crisi, ci dicono i media.
Ma senza scomodarli, ci rendiamo conto
che qualcosa
non funziona nella nostra società: sempre
di più sono
le coppie che si sfasciano, che non
credono più nella
possibilità di un rapporto duraturo.
Il fatto che la famiglia sia in crisi, o,
meglio, che la coppia
lo sia, è anzitutto un problema umano.
Quanta sofferenza e disillusione vediamo
negli occhi
di chi cerca una certezza affettiva!
Dobbiamo concludere anche noi che è
impossibile amarsi?
Che è finito il tempo dell'illusione?
Non è un problema da poco: se veramente è
impossibile
parlare di progetto, di fedeltà, di
continuità, allora la
famiglia è morta.
Allora dobbiamo parlare di famiglia in
maniera allargata, diversa.
Eppure questa festa, amici, ci ricorda il
sogno che Dio ha
sulla coppia.
Amarsi è possibile; restare fedeli è
possibile; crescere in un
progetto è possibile.
Dio ci ha piantato nel cuore, quando ci
ha creati, questa
nostalgia per la comunione.
Non siamo stati creati a immagine e
somiglianza del Dio
che è Comunione Trinitaria?
Giuseppe e Maria, allora, nel loro amore
pieno di tenerezza e
di fatica, ci dicono che Dio ha scelto di
nascere in una famiglia,
di far parte delle dinamiche famigliari,
di vivere le fatiche del
rapporto di coppia.
Che bello questo!
Questi sposi che, clandestini, devono
fuggire in un paese
straniero sono l'immagine delle tante
difficoltà di lavoro, di
bilancio, di casa che le nostre famiglie
spesso devono affrontare..!
Vorrei allora sottolineare due
caratteristiche di questa famiglia
che assomiglia alle nostre famiglie.
Anzitutto: Nazareth ci ricorda come sia
indispensabile mettere
al centro il Progetto di Dio.
Una famiglia che non si interroga sulla
presenza di Dio, che
non attinge da lui l'amore di cui ha
bisogno, che non sa alzarsi
al di sopra dell'emozione per vedersi ed
accettarsi con un altro
sguardo, corre il rischio di scivolare
nel sentimentalismo.
Altro è l'innamoramento, altro il
desiderio che si costruisce
di crescere insieme nel Progetto di Dio.
La seconda annotazione riguarda proprio
questo
Dio-Bambino che sgambetta per casa.
Ci accorgiamo che Dio chiede ospitalità
nella nostra
quotidianità?
Che è presente nei nostri luoghi di
lavoro?
Che siamo chiamati a riconoscerlo nello
sguardo del
nostro fratello?
Un'ultima parola a chi, tra noi, vive
un'esperienza dolorosa
di famiglia: a chi è separato, a chi è
figlio di persone divise,
a chi ha accanto l'uomo o la donna
sbagliati.
Nella sofferenza che purifica, possiamo
crescere nella
tenerezza e nell'accoglienza dei
fratelli, possiamo trovare
il Progetto a cui continuamente Dio ci
chiama.
Egli è fedele!
Non c'è sofferenza o fragilità che
possano ostacolare la grazia
di Dio e fare della morte interiore
un'apertura alla vita vera.
Guardiamo a Nazareth, allora.
Dobbiamo oggi, con l'aiuto di Dio,
riscoprire un nuovo
modo di essere famiglia,
nell'autenticità, nella fede,
nel cammino reciproco.
Maria e Giuseppe ci aiutino veramente ad
avere il
coraggio di riscoprirci famiglia!
Santa festa della Famiglia,
Fausto.