domenica 28 dicembre 2014

La Famiglia di Nazareth

Una strana Famiglia!
I giorni di Natale scorrono in fretta.
Forse, me lo auguro, ve lo auguro, siamo riusciti
(almeno un poco!) a fidarci di Dio, a dirgli che ci teniamo
a Lui, che in questo Natale può contare su di noi.
E oggi, nella domenica che incontriamo tra il Natale
e Capodanno, siamo invitati a fermare il nostro sguardo
su questa strana famiglia che ci viene proposta a modello
per la nostra famiglia concreta.
Resto sempre un po' in imbarazzo a parlare di "modello"
quando parlo della Santa Famiglia; ben poco rassomiglia
alle nostre famiglie: un bambino che è la presenza di Dio,
un padre e una madre coinvolti in un Mistero inaudito,
senza confini.
Possono davvero dirci qualcosa? Credo proprio di sì.
Non solo: credo che in questi tempi dobbiamo avere
il coraggio di parlare di più e meglio della famiglia,
delle nostre famiglie.
La famiglia è in crisi, ci dicono i media.
Ma senza scomodarli, ci rendiamo conto che qualcosa
non funziona nella nostra società: sempre di più sono
le coppie che si sfasciano, che non credono più nella
possibilità di un rapporto duraturo.
Il fatto che la famiglia sia in crisi, o, meglio, che la coppia
lo sia, è anzitutto un problema umano.
Quanta sofferenza e disillusione vediamo negli occhi
di chi cerca una certezza affettiva!
Dobbiamo concludere anche noi che è impossibile amarsi?
Che è finito il tempo dell'illusione?
Non è un problema da poco: se veramente è impossibile
parlare di progetto, di fedeltà, di continuità, allora la
famiglia è morta.
Allora dobbiamo parlare di famiglia in maniera allargata, diversa.
Eppure questa festa, amici, ci ricorda il sogno che Dio ha
sulla coppia.
Amarsi è possibile; restare fedeli è possibile; crescere in un
progetto è possibile.
Dio ci ha piantato nel cuore, quando ci ha creati, questa
nostalgia per la comunione.
Non siamo stati creati a immagine e somiglianza del Dio
che è Comunione Trinitaria?
Giuseppe e Maria, allora, nel loro amore pieno di tenerezza e
di fatica, ci dicono che Dio ha scelto di nascere in una famiglia,
di far parte delle dinamiche famigliari, di vivere le fatiche del
rapporto di coppia.
Che bello questo!
Questi sposi che, clandestini, devono fuggire in un paese
straniero sono l'immagine delle tante difficoltà di lavoro, di
bilancio, di casa che le nostre famiglie spesso devono affrontare..!
Vorrei allora sottolineare due caratteristiche di questa famiglia
che assomiglia alle nostre famiglie.
Anzitutto: Nazareth ci ricorda come sia indispensabile mettere
al centro il Progetto di Dio.
Una famiglia che non si interroga sulla presenza di Dio, che
non attinge da lui l'amore di cui ha bisogno, che non sa alzarsi
al di sopra dell'emozione per vedersi ed accettarsi con un altro
sguardo, corre il rischio di scivolare nel sentimentalismo.
Altro è l'innamoramento, altro il desiderio che si costruisce
di crescere insieme nel Progetto di Dio.
La seconda annotazione riguarda proprio questo
Dio-Bambino che sgambetta per casa.
Ci accorgiamo che Dio chiede ospitalità nella nostra
quotidianità?
Che è presente nei nostri luoghi di lavoro?
Che siamo chiamati a riconoscerlo nello sguardo del
nostro fratello?
Un'ultima parola a chi, tra noi, vive un'esperienza dolorosa
di famiglia: a chi è separato, a chi è figlio di persone divise,
a chi ha accanto l'uomo o la donna sbagliati.
Nella sofferenza che purifica, possiamo crescere nella
tenerezza e nell'accoglienza dei fratelli, possiamo trovare
il Progetto a cui continuamente Dio ci chiama.
Egli è fedele!
Non c'è sofferenza o fragilità che possano ostacolare la grazia
di Dio e fare della morte interiore un'apertura alla vita vera.
Guardiamo a Nazareth, allora.
Dobbiamo oggi, con l'aiuto di Dio, riscoprire un nuovo
modo di essere famiglia, nell'autenticità, nella fede,
nel cammino reciproco.
Maria e Giuseppe ci aiutino veramente ad avere il
coraggio di riscoprirci famiglia!
Santa festa della Famiglia, Fausto.