“Questo è il mio corpo”,
dice lei a lui e lui a lei.
E i loro corpi unendosi
diventano fonte di gioia, di unione e di dono.
“Questo è il mio corpo”,
dice lei a lui e lui a lei.
E i loro corpi sono il
segno più grande del loro donarsi, del loro consegnarsi,
del loro fidarsi l’uno
dell’altro, dell’essere veramente vulnerabili, esposti, nudi.
“Questo è il mio corpo”, si
dicono gli amanti quando si vogliono conquistare,
sedurre, attirare e mettono
in luce e in risalto il proprio corpo.
“Questo è il mio corpo”,
dice la madre a suo figlio e gli fa spazio perché si
sviluppi e nasca nel suo
ventre.
“Questo è il mio corpo”,
dice la madre a suo figlio e il suo seno diventa
latte e nutrimento.
“Questo è il mio corpo”, dice l’uomo alla donna e la
abbraccia con le sue mani
forti, per dirle che lì con lui non c’è motivo d’aver
paura.
“Questo è il mio corpo”, dice il bambino malato che
non si spiega perché il
suo corpo sia diverso da quello dei suoi compagni e
perché così giovane
sia già malato.
“Questo è il mio corpo”, dice l’uomo disabile, un
corpo fermo, paralizzato,
che non funziona, ma che è tutto quello che ha, perché
è lui, il suo corpo.
“Questo è il mio corpo”, dice il vecchio che vede un
corpo che non risponde
più ai suoi desideri; è lento, è malato, è acciaccato,
e per fare quello che faceva
ieri, adesso gli serve il triplo del tempo.
“Questo è il mio corpo”, dicono la pioggia, il vento,
la neve, il sole, il seme,
quando incontrano la terra e la nutrono e perdendosi
la rendono vitale e viva.
“Questo è il mio corpo”, dice la persona che ad un
certo punto smette di remare
contro Dio, e non sapendo dove Lui lo porterà si
lascia trasportare, senza porre
resistenze, senza paura, perché Lui è davvero
irresistibile.
E fa della sua vita e del suo corpo il corpo di Dio,
dove Lui può agire e vivere.
“Questo è il mio corpo”, disse Gesù in quella notte,
quando fece della sua vita,
del suo corpo, un dono per tutti noi.
“Questo è il mio corpo” dice il cristiano a Dio, è
malato, sofferente e stanco,
ma te lo offro, così com’è, e Tu fanne quello che
vuoi, perché, non è mai stato
mio, l’ho solo avuto in dono per accudirlo, non so se
l’ho trattato bene, ma ci
ho messo tutta la mia buona volontà, Fausto.