venerdì 21 giugno 2019

Pensiero sul corpo di Cristo e dell'uomo


“Questo è il mio corpo”, dice lei a lui e lui a lei.
E i loro corpi unendosi diventano fonte di gioia, di unione e di dono.
“Questo è il mio corpo”, dice lei a lui e lui a lei.
E i loro corpi sono il segno più grande del loro donarsi, del loro consegnarsi,
del loro fidarsi l’uno dell’altro, dell’essere veramente vulnerabili, esposti, nudi.
“Questo è il mio corpo”, si dicono gli amanti quando si vogliono conquistare,
sedurre, attirare e mettono in luce e in risalto il proprio corpo.
“Questo è il mio corpo”, dice la madre a suo figlio e gli fa spazio perché si
sviluppi e nasca nel suo ventre.
“Questo è il mio corpo”, dice la madre a suo figlio e il suo seno diventa
latte e nutrimento.
“Questo è il mio corpo”, dice l’uomo alla donna e la abbraccia con le sue mani
forti, per dirle che lì con lui non c’è motivo d’aver paura.
“Questo è il mio corpo”, dice il bambino malato che non si spiega perché il
suo corpo sia diverso da quello dei suoi compagni e perché così giovane
sia già malato.
“Questo è il mio corpo”, dice l’uomo disabile, un corpo fermo, paralizzato,
che non funziona, ma che è tutto quello che ha, perché è lui, il suo corpo.
“Questo è il mio corpo”, dice il vecchio che vede un corpo che non risponde
più ai suoi desideri; è lento, è malato, è acciaccato, e per fare quello che faceva
ieri, adesso gli serve il triplo del tempo.
“Questo è il mio corpo”, dicono la pioggia, il vento, la neve, il sole, il seme,
quando incontrano la terra e la nutrono e perdendosi la rendono vitale e viva.
“Questo è il mio corpo”, dice la persona che ad un certo punto smette di remare
contro Dio, e non sapendo dove Lui lo porterà si lascia trasportare, senza porre
resistenze, senza paura, perché Lui è davvero irresistibile.
E fa della sua vita e del suo corpo il corpo di Dio, dove Lui può agire e vivere.
“Questo è il mio corpo”, disse Gesù in quella notte, quando fece della sua vita,
del suo corpo, un dono per tutti noi.
“Questo è il mio corpo” dice il cristiano a Dio, è malato, sofferente e stanco,
ma te lo offro, così com’è, e Tu fanne quello che vuoi, perché, non è mai stato
mio, l’ho solo avuto in dono per accudirlo, non so se l’ho trattato bene, ma ci
ho messo tutta la mia buona volontà, Fausto.