IL CORONAVIRUS E' STATA
UNA RIVOLUZIONE,
CIOE' UN ATTACCO ALLA
LIBERTA'.
Della rivoluzione ci
sono tutti gli ingredienti: un ideale supremo (la salute),
la limitazione della
libertà, la forza per imporre dall'alto le decisioni, la
propaganda che inganna
il popolo, le limitazioni alla Chiesa, i segni di
sottomissione (la
mascherina), gli utili idioti e i delatori di Aldo Maria Valli.
Non so se e quanto ce ne siamo
resi conto, ma noi, con questa vicenda del
coronavirus, siamo nel bel mezzo
di una rivoluzione.
Della rivoluzione abbiamo infatti
tutti gli ingredienti, nessuno escluso.
Prima di tutto abbiamo l'ideale
supremo, trasformato in un assoluto rispetto
al quale tutto il resto è
sacrificabile: la Salute.
E che cos'è che ogni rivoluzione
chiede di sacrificare in nome di un ideale supremo?
La libertà, ovviamente.
E che cos'è che ogni rivoluzione
utilizza per imporsi e fare piazza pulita dei dissenzienti?
Il terrore, ovviamente.
Vedete che non ci manca nulla.
L'ideale supremo l'abbiamo, il
valore da sacrificare l'abbiamo, lo strumento l'abbiamo.
Quello che cambia è il quadro
storico, ma nella sostanza gli ingredienti sono classici.
Andiamo avanti.
Ogni rivoluzione ha bisogno di
una narrativa, il cui scopo principale è quello di
esaltare il valore supremo,
legittimare la rinuncia alla libertà, denigrare i nemici
e alimentare il terrore.
Proprio ciò che sta facendo la
narrativa dominante in questo momento, grazie
all'opera instancabile della
maggior parte dei mass media.
Nel nostro caso, insieme alle
libertà e ai diritti, l'altra grande vittima di questa
rivoluzione è lo Stato.
In realtà lo Stato già da molto
tempo era un morto che camminava, ma a questo
punto la sua liquidazione è
completa.
Se ancora formalmente esiste, è
solo perché possa essere l'esecutore locale
di decisioni prese altrove.
E qui veniamo a un altro
ingrediente fondamentale: i rivoluzionari.
Che nel nostro caso sono i grandi
organismi internazionali e sovranazionali.
Primo fra tutti l'Oms,
quell'Organizzazione mondiale della sanità che assomiglia
sempre di più a un governo
mondiale, con il suo organo decisionale (l'Assemblea
mondiale della sanità) e con le
sue direttive in grado di incidere ovunque, saltando
ogni potere decisionale
intermedio, proprio grazie al suo marchio di fabbrica,
ovvero la Salute, diventato il
grande totem globale, appunto l'idolo supremo.
L'IDOLO RICHIEDE
SACRIFICI
Proseguiamo.
In ogni rivoluzione l'idolo non è
veramente tale se non richiede sacrifici.
E il sacrificio che ora è chiesto
a tutti non è solo quello di rinunciare a porzioni
crescenti di libertà e diritti,
ma anche quello di diventare più poveri, di perdere
il lavoro o di avere un lavoro
più precario.
Se lo richiede il grande totem,
non si discute.
E anche sotto questo profilo
siamo nel classico quadro rivoluzionario.
Tutte le rivoluzioni (pensiamo
alla Cina maoista, alla Russia sovietica), nell'attesa
della palingenesi rivoluzionaria,
garantiscono una sola cosa: crescente povertà,
tanto che possiamo ben dire che
la povertà è un sigillo della rivoluzione.
E lo è in particolare
l'impoverimento della classe media: se il ceto medio si
impoverisce, potete star certi
che una rivoluzione è in corso.
Come in tutte le rivoluzioni,
anche in questa che stiamo vivendo ci sono poi
i guardiani, chiamati a
controllare, e direi che nel nostro caso i guardiani
proprio non mancano.
La rivoluzione, per meglio
esercitare il controllo e la repressione del dissenso,
ha bisogno di introdurre segni di
riconoscimento, e nel nostro caso tale segno
è la famigerata mascherina.
Chi la indossa è accettato e può
far parte del sistema, chi non la indossa, o la
indossa di meno, è il
controrivoluzionario, il reazionario, dunque il nemico.
In questi primi giorni di
post-quarantena ho notato che molte persone indossano la
mascherina anche quando sono
sole, ben a distanza le une dalle altre, in luoghi aperti.
La indossano persino quando sono
da sole in automobile.
Significa che la mascherina è
diventata il contrassegno del conformismo rivoluzionario.
Viene indossata non tanto e non
solo per la sua funzione (che resta comunque dubbia),
ma in quanto simbolo di
appartenenza.
Come la giacca di Sun Yat-sen ai
tempi del maoismo.
Come in tutte le rivoluzioni,
oltre ai guardiani non possono mancare i delatori,
e infatti ne abbiamo.
Ne sanno qualcosa i parroci che
si sono visti piombare in chiesa le forze dell'ordine
perché qualcuno aveva segnalato
che era in corso una Messa alla presenza dei fedeli.
Conformismo e delazione sono in
funzione della coesione rivoluzionaria fondata sul terrore.
E ogni vero rivoluzionario sa di
essere, in fondo, nient'altro che un organizzatore del
terrore, come spiegò chiaramente
Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij, primo direttore della
Čeka, la polizia segreta
sovietica, quando disse: "Noi siamo per il terrore organizzato".
Prima ho parlato dei sacrifici
richiesti dal totem globale della Salute, ma non bisogna
pensare che il rivoluzionario li
viva in quanto tali.
No, il rivoluzionario li
considera omaggi, ed è pronto a tutto, anche a lasciarsi tracciare,
anche a non essere più libero,
pur di vedere garantito ed esaltato il valore, in questo
caso la Salute, che la
rivoluzione ha deciso di mettere in cima a tutto e che l'ideologia
trasforma in un assoluto.
LA PROPAGANDA
Inutile dire poi che la
rivoluzione ha bisogno dei suoi cronisti e dei suoi cantori,
e noi li abbiamo.
Plotoni di giornalisti e
intellettuali sono impegnati da settimane a dipingere il quadro
del terrore, a rafforzare la
narrativa voluta dalla rivoluzione e a presentare i dissenzienti
come pericolosi nemici, i quali,
come tali, possono solo meritare disprezzo e vanno
esclusi dal consesso sociale.
Tutte le vere rivoluzioni poi
mettono nel loro mirino la Chiesa e la sua libertà,
e l'attuale rivoluzione, come ben
sappiamo, è stata particolarmente solerte sotto
questo profilo.
La novità sta nel fatto che la
Chiesa stessa, tranne rare eccezioni, ha collaborato con
i rivoluzionari ed anzi ha
dimostrato di voler essere più realista del re.
Ma potevamo aspettarcelo: poiché
da tempo ha sostituito Dio con l'uomo, e la legge
divina con la volontà umana, era
fatale che la Chiesa si piegasse ai rivoluzionari
di turno, magari con la speranza
di poterne ottenere qualche beneficio.
E qui, a proposito di quelli che
invece di difendere la libertà si mettono con i
rivoluzionari, non possiamo
dimenticare la categoria degli utili idioti, altro
elemento caratteristico di ogni
vera rivoluzione.
Lo dico a beneficio dei più
giovani: utile idiota (espressione attribuita a Lenin)
era chi in Occidente anziché
denunciare le atrocità del socialismo reale e mettere
in guardia dall'abbracciare
l'orso sovietico, lavorava incessantemente perché le nostre
democrazie prendessero esempio
dalla rivoluzione e si convertissero.
E oggi noi vediamo che gli utili
idioti pullulano.
Avrebbero tutte le carte in
regola per smascherare (è il caso di dirlo) la rivoluzione
in corso, e invece, obnubilati
dall'ideologia, fanno a gara per rafforzare il clima
di terrore e gridare "al
lupo, al lupo!".
Mi fermo qui.
Ma non prima di avervi proposto
un piccolo quiz.
Come si chiamava l'organo di
governo messo in piedi dai rivoluzionari francesi
il 17 germinale dell'anno I
(ovvero il 6 aprile 1793)?
Bravi, avete indovinato: Comitato
di salute pubblica.
E ricordate anche i suoi poteri?
Eh, sì: doveva sorvegliare ed era
autorizzato a prendere decisioni mediante decreti,
in circostanze ritenute di
particolare urgenza e necessità.
Vi ricorda qualcosa? Nihil sub
sole novum [Niente di nuovo sotto il sole]!
Poiché la rivoluzione divora
sempre i suoi figli, potremmo anche finire con una
nota di speranza e dire che, in
fondo, si tratta solo di aspettare che i Robespierre
di turno finiscano
ghigliottinati.
Ma, nel nostro caso, non è così
semplice.
I nostri Robespierre si sono
fatti furbi e lavorano nell'ombra.
E questa volta non hanno messo
nel loro mirino solo una nazione e un popolo,
ma il mondo intero.
PS. Vado ad aiutare in
Chiesa, come tanti di voi sanno, quando è arrivato il via
libera per celebrare la
Santa Messa, parlavano che il sacerdote e i suoi aiutanti,
per distribuire
l’Eucaristia dovevano mettere i guanti in lattice, io sono stato
chiaro con il mio
parroco, se è così, mi dispiace ma non contate su di me, ritornerò
quando si potrà farla
senza guanti, poi il tutto è rientrato e si fa senza guanti.
Ma alla prima Santa
Messa dopo più di due mesi senza, il parroco mi elenca le
disposizioni e, mi
dice, sai non siamo in tanti in Chiesa a causa del distanziamento
possiamo far entrare
solo 80 persone, su una capienza della nostra Chiesa, di 500
persone; gli ho
risposto, ma perché hanno fermato le celebrazioni, per poi mettere
queste disposizioni?
Potevamo farlo anche
prima senza fermare l’Eucaristia?
Mi ha risposto; gli
ordini dall’alto non si discutono; no mi dispiace, non sono ordini,
sono imposizioni
assurde, che è tutta un’altra cosa!!!!!!