Evviva il Natale.
Alla fine del nostro itinerario
di avvento, pronti o non pronti, accade.
Dio, di nuovo, scommette
sull'uomo.
Dio, ancora, chiede ospitalità.
Dio, l'inaudito, è qui. È nato
amici!
È qui, oggi come allora, nel
cuore di chi sa ancora stupirsi, il Signore viene!
Ma attenti al
"natalismo".
Così ho ribattezzato questa
sindrome da “buonismo natalizio”: è un
atteggiamento che, ben più
semplice della conversione, si accontenta di
prendere a proprio uso e consumo
la patina sentimentale che aleggia intorno
alla culla e al bambino piccino e
ai pastori eccetera eccetera.
E' un rischio ultradiffuso, che
riempie le nostre chiese una volta all'anno
ma che poche volte sfocia in un
atteggiamento di fede.
Pochi buoni sentimenti, in questa
notte, ma molto coraggio a lasciarsi provocare.
Questo bambino, così innocuo,
suscita paura, stupore, come quando ci
avviciniamo a qualcosa di grande,
di sconosciuto.
Chi lo avrebbe mai detto?
Che il Dio cercato dall'uomo da
sempre, è la risposta a tutte le nostre più
profonde ed autentiche domande,
il Creatore amato e temuto, intuito e
adorato, avesse il volto e il
sorriso di un neonato?
Quanto di più disarmante,
stupefacente, tenero, indifeso potete trovare
dello sguardo di un bambino?
Questo è il nostro Dio.
A voi fratelli dilaniati dal
dolore e dalla solitudine, che chiedete se Dio
conosce le vostre notti insonni, vi
mostrano questo bambino.
Cosa doveva fare di più, Dio, per
dimostrare che ci amava?
Quale gesto più sconvolgente di
questa debolezza voluta, consegnata,
questa fiducia inaudita che Dio
ha nell'uomo?
Se il nostro cuore riesce ad
aprirsi a queste inaudite altezze, credetemi,
si ritrova come i pastori;
avvolto dalla luce.
Avvolto dalla luce, abitato dalla
luce, illuminato dentro.
Non siamo più noi a cercare, non
dobbiamo più sforzarci, è Lui che ci
avvolge, è lui che ci cerca.
La gioia, grande, per noi e per
tutto il mondo è questo Dio che si fa presente,
accanto a ciascuno di noi.
Questo Dio che ancora sceglie di
compromettersi, di amarci, di accoglierci,
di avvolgerci.
Eppure, direte, non ce ne accorgiamo.
Vero; come la stragrande
maggioranza degli abitanti di Betlemme, brava
gente, magari "di
chiesa", che dormirono ronfando sonoramente quella notte,
mentre Dio trovava ospitalità in
una vecchia stalla.
Come Erode e i sacerdoti del
tempio che, conoscendo le Scritture sapevano a
memoria che a Betlemme sarebbe
nato il Messia; e non si mossero di un millimetro.
Natale è dramma, per ogni uomo di
ogni tempo; il dramma della scelta fra
tenebre e luce, fra Dio e il nulla,
fra lo stupirsi e l’adeguarsi.
L'unico dramma della nostra vita,
amici, è che Dio non ci trovi presenti,
quando verrà, è che non riesca a
nascere nel profondo del nostro cuore.
Natale diventerà allora una
memoria, una festa di buoni sentimenti. E basta.
È Natale, che ci crediamo o no,
Dio non chiede permesso per esistere,
per nascere, per venire, per amarci.
Buon Natale, allora, nella
meraviglia di questo amore senza condizioni,
di questo dono totale che Dio fa a
noi, e che ci avvolge di stupore.
Buon Natale, soprattutto a chi,
come i pastori di Betlemme, si sentono
un pò sconfitti dalla vita; a chi
è in carcere, a chi è in ospedale, a chi ha
perso fiducia, a chi ha preso
solo porte in faccia, a chi è messo
sempre da parte.
Per voi, per noi, è nato il Salvatore.
Buon Natale, amici.
Buon Natale a chi si è preparato
e a chi proprio non gliene importa
nulla, a chi ha il cuore colmo e
chi ce l’ha arido come la sabbia,
a chi se l’aspettava e a chi non
ci crede più.
Buon Natale ai poveri, poveri,
agli ultimi, ultimi e agli sconfitti.
Per loro, per noi, è nato un
Salvatore; Dio ci abita.
Smettiamola di maledire Dio per
la sua assenza.
Egli è qui, consegnato alla
nostra indifferenza!
Buon Natale a tutti voi amici, da
Fausto.