sabato 25 aprile 2015

Messaggio da Medjugorje

Messaggio della Madonna a Marija
del 25 Aprile 2015  
"Cari figli!
Sono con voi anche oggi per guidarvi alla salvezza.
La vostra anima è inquieta perché lo spirito è
debole e stanco da tutte le cose terrene.
Voi figlioli, pregate lo Spirito Santo perché vi
trasformi e vi riempia con la sua forza di fede e
di speranza, perché possiate essere fermi in questa
lotta contro il male.
Io sono con voi e intercedo per voi presso mio Figlio Gesù.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”


giovedì 23 aprile 2015

ATTENZIONE AI SEGRETI DI MEDJUGORJE

Non credete a quello che scrivo perché sono
un povero ignorante.
Ma per chi crede nei misteri di Medjugorje e
nei messaggi che la Madonna affida ai veggenti,
sa che ci saranno anche i famosi segreti, che
saranno svelati a tempo debito.
Chi viene a Medjugorje con noi è da alcuni anni
che mi sentono dire; che forse i segreti si stanno
svelando da soli, basta guardare tutte le disgrazie
e le atrocità che stanno succedendo nel mondo e
questo scritto qui sotto ne è la conferma.
KENYA: NUOVI MARTIRI NEL
FIRMAMENTO DELLA CHIESA.
Esiste una guerra di religione contro Gesù Cristo e
contro la sua Chiesa combattuta in nome del Corano
che dice: ''Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate''
di Roberto De Mattei.
Nel firmamento della Chiesa brillano le stelle di
148 nuovi martiri.
I giovani cristiani vittime dell'Islam, lo scorso Giovedì santo
in Kenya, non devono essere commiserati, ma invidiati,
perché hanno avuto la grazia immensa del martirio.
Essi sono martiri perché sono stati uccisi in quanto
cristiani dai soldati di Allah.
Ciò che rende il martire tale non è la morte violenta,
ma il fatto che essa sia inflitta in odio alla fede cristiana.
Non è la morte che fa il martire, dice sant'Agostino, ma il
fatto che la sua sofferenza e la sua morte siano ordinate
alla verità.
Non tutte le vittime di una persecuzione si possono dire
martiri, soltanto quelle che abbiano ricevuto la morte
per odio alla fede da parte degli uccisori.
IL PRIMO GENOCIDIO DEI TEMPI MODERNI.
I martiri del campus universitario di Garissa, si aggiungono
alla innumerevole legione di testimoni della fede massacrati
negli ultimi due secoli dai persecutori della Chiesa.
Il primo genocidio dei tempi moderni è quello della
Rivoluzione Francese.
Ben 438 religiosi, religiose e semplici laici sono già venerati
come beati e per altri 591 sono in corsi i processi per il
riconoscimento del martirio «in odium fidei».
A questo olocausto si aggiunge quello della guerra di
Spagna (1936-1939), dove sono 1.512 i martiri beatificati
e 11 quelli canonizzati, ma il numero delle vittime di
anarchici e comunisti è di molte decine di migliaia.
Il 13 ottobre 2013 a Tarragona, in Catalogna, sono state
beatificate 522 persone uccise in odio alla fede prima e
durante la guerra religiosa di Spagna.
Si è trattato della cerimonia con il maggior numero di
Beati, 522, che ha superato quella svoltasi a Roma,
in piazza San Pietro, il 27 ottobre 2007.
I loro nomi si aggiungono agli innumerevoli martiri del
comunismo, del laicismo e oggi dell'Islam, in tutti i
paesi del mondo.
Bisogna avere il coraggio di pronunciare il nome degli assassini.
Si continua a tacere sul fatto che è in atto da tempo una
sistematica e planetaria persecuzione islamica contro i cristiani.
Papa Francesco, dopo i fatti del Kenia, ha letto questa bella
preghiera: «Nel Tuo viso schiaffeggiato vediamo il nostro peccato,
in Te vediamo i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi
per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi e spesso con il
nostro silenzio complice». [...]
UNA GUERRA DI RELIGIONE CONTRO GESÙ CRISTO
E CONTRO LA SUA CHIESA.
Bisogna prendere atto che esiste una guerra di religione
contro Gesù Cristo e contro la sua Chiesa combattuta in
nome di quella Sura del Corano che recita: «Uccidete gli
infedeli ovunque li incontriate.
Questa è la ricompensa dei miscredenti» (2, 191).
Questa guerra non è stata dichiarata dai cristiani, ma è stata
intrapresa contro di essi.
Perché i governi dell'Occidente non la combattono?
La ragione è che l'Occidente condivide il medesimo odio dei
persecutori contro le proprie radici cristiane.
Il laicismo occidentale non solo processa, perseguita,
ridicolizza coloro che difendono l'ordine naturale e cristiano,
ma pratica anch'esso il genocidio di massa.
Mons. Luc Ravel, Vescovo delle forze armate francesi,
ha affermato: «Scopriamo di dover scegliere in quale campo
collocarci; scopriamo di armarci contro il male manifesto
senza prender posizione contro quello subdolo.
Il cristiano si sente preso come in una tenaglia tra due
ideologie: da una parte, quella che fa la caricatura di Dio
sino a disprezzare l'uomo; dall'altra, quella che manipola
l'uomo sino a disprezzare Dio.
Da una parte, avversari dichiarati e riconosciuti: i terroristi
della bomba, i vendicatori del profeta; dall'altra, avversari
non dichiarati però ben noti: i terroristi del pensiero,
promotori della laicità, gli adoratori della Repubblica.
In quale campo situarsi come cristiani?
Noi non vogliamo essere presi in ostaggio dagli islamici.
Ma non ci auguriamo nemmeno d'esser presi in ostaggio
dai benpensanti.
L'ideologia islamica ha fatto 17 vittime in Francia.
Ma l'ideologia dei benpensanti fa ogni anno 200 mila vittime
nei grembi delle loro madri.
L'aborto inteso come "diritto" fondamentale è un'arma
di distruzione di massa».
L'OCCIDENTE ODIA SE STESSO.
L'odio che l'Occidente nutre verso la Chiesa e la Civiltà
cristiana è l'odio verso la propria anima e la propria identità.
«Un odio di sé dell'Occidenteha scritto Benedetto XVIche
si può considerare solo come qualcosa di patologico»;
l'Occidente si apre pieno di comprensione ai valori esterni,
«ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai
soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non
è più in grado di percepire ciò che è grande e puro».
Oggi l'Occidente rifiuta i valori attorno a cui ha costruito
la sua identità e raccoglie solo l'eredità distruttiva
dell'illuminismo, del marxismo e del freudismo.
La teoria del gender rappresenta l'ultimo passaggio
intellettuale di questa dissociazione dell'intelligenza dalla
realtà che diventa odio patologico verso la stessa natura umana.
Il gesto di Andreas Lubitz, che ha voluto schiantare contro
le Alpi il suo Airbus con 150 passeggeri, è l'espressione di
questo spirito di autodistruzione.
Il suicidio è un'espressione estrema, ma coerente, della
depressione occidentale: uno stato d'animo in cui l'anima
sprofonda nel nulla, dopo aver perso ogni ragione di vivere.
Quando si professa il relativismo assoluto ci si realizza
solo nella morte.
L'EQUILIBRIO NEL MONDO SI È SPEZZATO.
La strage di Gorissa non è una "brutalità senza senso",
così come il suicidio del pilota tedesco non è un
atto di pura follia.
Questi gesti, distruttivi o autodistruttivi, hanno una
loro aberrante logica.
All'esaltazione dei fanatici di Allah corrisponde la
depressione degli apostati del Cristianesimo.
L'equilibrio nel mondo si è spezzato, quando si sono
voltate le spalle ai princìpi cristiani.
E un medesimo impulso preternaturale muove il furore
omicida dell'Islam e il nichilismo suicida dell'Occidente.
Il principe delle tenebre, non riuscendo a farsi Dio,
vuole distruggere tutto ciò che è di Dio e della Civiltà
cristiana porta l'orma.
Senza quest'infestazione diabolica è difficile
comprendere quanto sta accadendo nel mondo.
E senza un intervento angelico è impossibile combattere
una battaglia che ha il suo primo atto nel momento
della creazione, quando il fronte degli Angeli si divise
in due schiere perennemente contrapposte nella
storia dell'universo creato.
Il messaggio di Fatima vede la Madonna preceduta e
accompagnata dagli Angeli.
E chi ha letto il Terzo Segreto ricorda la tragica visione
di una grande croce, ai piedi della quale anche il Papa
viene ucciso: «Sotto i due bracci della Croce c'erano
due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella
mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e
con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
Come agli inizi del Cristianesimo, il sangue dei cristiani

è seme di rinascita nella storia e di vittoria nell'eternità.

mercoledì 22 aprile 2015

La Pace è un'altra cosa.

Per favore non venite a dirmi che l’islam è una
religione, (se si può chiamare religione),
è pacifista, perché mi arrabbio.
Io sono cristiano perché sono cresciuto in una
famiglia cristiana, diventato adulto me ne sono
allontanato di mia volontà, ad un certo punto della
mia vita sentivo che mi mancava qualche cosa e sono
andato alla ricerca, ho reincontrato Dio e gli ho
chiesto tanti perché, piano piano, sto avendo tante
risposte e ne sono contento, quando incontro qualcuno
gli posso spiegare le mie scelte ma mai obbligarlo ad
aderire alla mia religione, quella deve essere spontanea,
magari perché convinto dalla mia testimonianza, ma
mai odio perché l’altro è di un’altra religione sempre
rispetto delle idee altrui.
Ma quello che leggiamo qui sotto è essere
delle bestie non esseri umani.
L'OCCIDENTE CHE NEGA LA VERITA'
SULL'ISLAM SI STA SCAVANDO LA FOSSA.
Si dice che i terroristi non c'entrino con l'islam
in quanto ''religione di pace'', ma i massacri
quotidiani fatti nel nome di Allah (e applicando
il Corano) dicono l'esatto opposto.
Di Magdi Allam. Fonte: Il Giornale, 05/04/2015.
È una Pasqua di sangue per i cristiani vittime del
genocidio perpetrato dal terrorismo islamico.
Vivono sulla propria pelle la realtà di Gesù Cristo
che muore sulla croce, ma proprio oggi non potrebbero
festeggiare la Risurrezione, piangendo una lunga scia
di sangue dei propri figli spietatamente massacrati
dai fedelissimi soldati di Allah soltanto perché cristiani.
Riusciranno le immagini terrificanti di centinaia di
cadaveri riversi nel campus universitario di Garissa
in Kenya a scuotere le nostre coscienze?
UCCIDETE GLI INFEDELI OVUNQUE LI INCONTRIATE.
Ricordo l'orrore che provai quando nel maggio del 2004
dovetti commentare le immagini strazianti dello
sgozzamento dell'ebreo americano Nick Berg, fatto
prigioniero da Al Qaeda in Iraq.
In un video l'allora luogotenente di Bin Laden, Abu Musab
al Zarqawi, dopo aver esultato "Allah è il più grande!",
recitato la Sura del Corano "Uccidete gli infedeli
ovunque li incontriate.
Questa è la ricompensa dei miscredenti" (2, 191),
reso "gloria ad Allah, che ha onorato l'islam con il suo
sostegno, ha umiliato gli infedeli con il suo potere",
testimoniato che "Il Profeta Maometto, Signore della Grazia,
ha ordinato di tagliare la testa ad alcuni dei prigionieri
di Badr (la battaglia di Badr del 624, ndr).
Egli è il nostro esempio e il nostro modello di buon
comportamento", affondò la lama di una spada nel collo di Berg.
Rimasi traumatizzato dalla ferocia disumana che estirpa
del tutto il valore che sostanzia l'essenza della nostra comune
umanità: la sacralità della vita propria ed altrui.
Ma le immagini della strage degli studenti cristiani nel
campus universitario di Garissa in Kenya sono
incommensurabilmente più atroci.
Tocchiamo con mano la carneficina di centinaia di innocenti
massacrati, i più con un colpo alla nuca, alcuni decapitati,
taluni costretti ad annunciare ai propri familiari al telefono
la propria imminente esecuzione.
Spavaldamente i terroristi somali di al-Shabab, dopo aver
inneggiato come di consueto "Allah è il più grande!", hanno
tuonato: "Siamo venuti per uccidere ed essere uccisi",
ispirandosi alla Sura del Corano "Allah ha comprato dai
credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso,
poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono
uccisi" (9, 111). Uccidono spietatamente il maggior numero
di "nemici dell'islam" perché votati al "martirio", fermamente
convinti che godranno della vita eterna al fianco di Allah,
dei profeti e dei santi.
COMBATTETE COLORO CHE NON CREDONO IN ALLAH.
Si sono salvati solo i musulmani dopo aver recitato la
shahada, la professione di fede in Allah e nel suo Messaggero,
che si traduce nella sottomissione all'islam.
I cristiani, per volere di Allah, sono stati uccisi: "Combattete
coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che
non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato,
e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la
religione della verità" (9,29).
Stiamo assistendo ad un vero e proprio genocidio, i cristiani
sono in assoluto nel mondo i più discriminati, perseguitati e
massacrati per la loro fede, eppure persino il Papa non si
capacita di quanto sta accadendo e parla di "brutalità senza senso".
Ebbene è ora di guardare in faccia alla realtà del terrorismo
islamico che ottempera letteralmente agli ordini di Allah
attestati nel Corano e segue fedelmente l'esempio di Maometto.
Ciò lo sanno bene e lo dicono pubblicamente i cristiani in Siria,
Iraq, Libia, Nigeria, Pakistan, Kenya, Egitto, Sudan.
Fino a quando qui in Occidente continueremo a tollerare e a
renderci irresponsabilmente complici del genocidio dei cristiani
d'Oriente, pur di salvaguardare il luogo comune secondo cui i
terroristi non c'entrano con l'islam perché sarebbe

una "religione di pace"? Ora basta!

sabato 11 aprile 2015

LETTERA A TOMMASO

Per la sua festa ho voluto scrivere una
lettera a Tommaso, perché anche lui
come me, non crede se non ci mette
il naso, siamo proprio una bella coppia.
CARO TOMMASO.
Fa strano scriverti una lettera, ma ho deciso,
dopo tanti anni, di schierarmi formalmente e
solennemente dalla tua parte.
Mi spiego meglio.
Ogni anno, dopo la gioia della festa di Pasqua,
puntualmente ti ritroviamo col Vangelo che ti
riguarda.
Giovanni ci dice che il fatto, o meglio il fattaccio,
è accaduto otto giorni dopo l’apparizione di Gesù
a porte chiuse nel Cenacolo, la sera di Pasqua.
Ora; sono stufo di vederti descritto come un incredulo.
Su di te abbiamo addirittura composto un proverbio:
“Tommaso, che non ci crede se non ci mette il naso” e,
così sei arrivato fino a noi con la falsa nomina di incredulo.
È il nostro consueto modo di leggere il Vangelo, col cervello
in stand-by, ascoltando come se fosse una pia ed edificante
favoletta, senza la voglia di approfondire ciò che dovrebbe
nutrire la nostra vita e la nostra fede.
Eppure, Tommaso, leggendo bene il racconto di Giovanni,
si capisce subito che tu al Rabbì ci avevi creduto, fin
troppo, più degli altri.
D’altronde, le uniche due volte in cui si parla di te nel
Vangelo, hai dimostrato fegato ed entusiasmo.
La prima volta Gesù decise di salire a Gerusalemme,
ignorando la pessima aria che tirava.
Il rischio era reale; Gesù era malvisto dal Sinedrio che
già complottava per farlo arrestare; malgrado questo,
il Maestro decise di rischiare.
Tu, Tommaso, dicesti: “Andiamo a morire con Lui!”.
Poco dopo, quando Gesù parlò del suo destino, e chiese
di essere seguito, tu gli chiedesti: “Signore, non sappiamo
dove vai e come possiamo conoscere la via?”, alchè, Gesù
ti rispose: “Io sono la via, la verità e la vita”.
Poi, quelle maledette quarantotto ore.
Tutti voi, Tommaso, eravate impreparati,
increduli o distratti.
La croce vi era piombata addosso come un treno in corsa,
vi aveva spezzato l’anima, aveva travolto tutto.
Non foste capaci di fare il benché minimo gesto, nessuna
reazione, solo la paura e il dolore, la disperazione senza fine.
Incredulo tu? Andiamo!
Piuttosto credulone, con l’entusiasmo che ti
contraddistingueva tra i Dodici.
Sai, Tommaso, mi sono riconosciuto molte volte in te;
ti ho visto nel volto di molti fratelli scoraggiati e delusi,
dopo aver dato l’anima per un sogno, per un progetto.
E ho capito che più voli in alto e più-cadendo-ti fai del male.
La croce, per te inattesa, aveva inchiodato il tuo Maestro
e la tua vita, messo fine al tuo sogno.
E ti vedo-sbalordito, a bocca aperta con gli occhi
sbarrati-che ascolti i tuoi compagni.
Le tue ferite sanguinano copiosamente e questi-gioiosi
-ti raccontano di averlo visto vivo, risorto.
Non sai credere a quello che dicono, e soprattutto,
di chi te lo dice.
Giovanni, che c’era, ha scritto solo la prima parte
di ciò che hai detto, la frase durissima del: “Non crederò”
è stato delicato Giovanni; e non ha riportato le tue altri
frasi, dette con la voce rotta dalla rabbia e dalla
voglia di piangere.
Ma io immagino quello che hai detto, perché da uno
come te pieno di amore non potevano che
essere: “Tu Pietro? Tu Andrea?....e tu Giacomo?
Voi mi dite che Lui è vivo?
Siamo scappati tutti, come conigli; siamo stati deboli,
non abbiamo creduto!
Eppure, Lui ce l’aveva detto, ci aveva avvisati.
Lo sapevamo che poteva finire così, e non gli siamo
stati vicini, non ne siamo stati capaci.
Ora, proprio voi, venite a dirmi di averlo visto, vivo?
No, non è possibile…come faccio a credervi?”.
Sai, Tommaso; hai ragione!
Incontro spesso persone come te, ferite dalla pessima
testimonianza di noi discepoli, scandalizzati dal
baratro che mettiamo tra la nostra fede e la nostra vita,
increduli a causa della nostra piccolezza.
Noi, discepoli del Maestro, che invece di essere
trasparenza del Risorto, ci nascondiamo dietro ad
un dito, dalla paura di farci riconoscere, piuttosto che
radiosi nella luce che ci ha avvolti e cambiati.
Quanti ne conosco come te, Tommaso!
Brava gente, ma turbati dal nostro poco entusiasmo.
Ma-e questo è stupefacente-Giovanni ci dice che otto
giorni dopo eri ancora con loro.
Non li hai mollati come a volte vedo fare,
non ti sei sentito superiore o migliore.
Hai voluto condividere la tua amarezza con loro,
non hai pensato di fare marcia indietro vedendo che
ormai tutto era compromesso e magari preso anche
in giro dai tuoi amici.
E hai fatto benissimo; apposta per te è venuto il
Maestro; vedi come ti ama?
Lo vedi, ora; è lì, apposta per te.
Ti mostra le sue piaghe, il costato.
Poi sorride e ti parla.
Lo so bene, Tommaso, e scusa se facciamo dei
commenti discutibili; quella frase bellissima non
è un rimprovero, Gesù non ti sta rinfacciando
la tua incredulità, macchè.
Le sue parole sono un immenso gesto d’amore.
Mostrando il palmo delle mani trafitte, ti sussurra:
“Tommaso, so che hai sofferto tanto.
Guarda; anch’io ho sofferto…!”!
E ti sei arreso, finalmente.
Hai lasciato che la diga del pianto rompesse gli
argini, ti sei lasciato travolgere dall’amore e dalla
fede, ti sei buttato in ginocchio e tu, primo tra
i Dodici, hai osato dire ciò che nessuno, prima
aveva osato neppure pensare: “Gesù è Dio!”.
Senti, Tommaso, io ti voglio un sacco di bene
e ti ringrazio per la tua fede sincera.
Non credo sia un caso il fatto che il nostro
comune amico Giovanni ti abbia soprannominato
“Didimo”, cioè gemello; davvero mi assomigli.
Voglio affidarti, caro mio gemello, tutti quelli
che-come te-non si sono ancora arresi al Signore,
tutti quelli insomma, bastonati come te.
E anche gli scandalizzati da noi cristiani; che
guardino a Cristo, piuttosto che ai suoi
fragili discepoli.
Hai abbandonato il tuo dolore, restando con la
comunità, senza scandalizzarti dei tuoi limiti e
di quelli dei tuoi fratelli di ventura.
Hai superato il dolore quando, lo hai saputo
condiviso dal Maestro, quando lo hai sentito
dietro alle spalle del tuo Dio.
Ciao, uomo dalla grande fede sincera.
Tommaso ha scoperto che la gioia cristiana è
riconoscere nel dolore assunto da Dio un gesto
d’amore e di condivisione.
Fidandosi della comunità, Tommaso incontrerà
il suo Dio e  Signore.

Santa Domenica; Fausto.