Svuotare il pozzo e pescare le
ampolline.
A Vicàlvaro, suor Speranza svolgeva, con
amore e
diligenza, il compito di sacrestana.
Ogni giorno, dopo la Messa, lavava con
cura le
ampolline di metallo e le metteva ad
asciugare al sole,
sul muretto del pozzo.
“Suor Speranza-le disse una mattina la
superiora-non
lasci, lì sopra, le ampolline; potrebbero
cadere nel pozzo”.
Un giorno, ad una novizia burlona, venne
in mente
di nasconderle.
Suor Speranza, non trovandole, corse
dalla superiora
per avvertirla: “Madre, non trovo più le
ampolline!”.
“Sicuramente saranno cadute giù dentro al
pozzo”.
“No, non è possibile.
Le avevo messe in basso, come lei mi
aveva comandato”.
“Se fosse vero, starebbero lì!
Ora, prenda subito una corda, la leghi al
secchio e
svuoti il pozzo!
Devi ripescare le ampolline!”.
Alle dieci passa la superiora e vede la
povera suora
tutta sudata e intenta inutilmente a
tirar su l’acqua
con due secchi.
“Finchè non svuoti il pozzo, non muoverti
di qui!”,
le gridò a distanza.
Ci sto provando, ma non so se ci
riuscirò”.
“Devi farlo”.
Speranza, sapendo di essere innocente,
sentiva in petto
una grande voglia di rivolta, ma pregava
Dio perché le
desse una dose doppia di pazienza per non
scoppiare.
Infatti, si sentiva debole a causa di un
recente
intervento chirurgico.
Per di più intuiva che era impossibile
svuotare col
secchio un pozzo di vena.
All’ora di pranzo, la novizia burlona,
non vedendo
suor Speranza a tavola, si ricordò dello
scherzo
(scherzo…da suore!) e corse ad avvisare
la superiora.
Questa, senza dare alcuna soddisfazione a
suor Speranza
e senza chiederle scusa, le dice
semplicemente: “Ora
basta di cavare l’acqua e…un’altra volta
stia più attenta
a compiere l’obbedienza!”.
Noi al posto suo, cosa avremmo fatto?