lunedì 29 febbraio 2016

Collevalenza e l'Amore Misericordioso a Verona

Carissimi amici, un pezzetto di Collevalenza viene a Verona.
Martedì 1 Marzo 2016 nella Chiesa parrocchiale di
Quinto di Valpantena (VR).
Alle ore 20,00 ci sarà la Santa Messa a seguire la testimonianza
di S. Marina Berardi del Santuario dell’Amore Misericordioso
di Collevalenza (PG).
Andremo a rivivere i nostri momenti belli passati al Santuario,
e per chi non c’è mai stato a scoprirlo, avvolti dal mistero
dell’Amore del Signore che ha per tutti noi attraverso la vita
della Beata Madre Speranza, raccontata con maestria da Marina,
colei che ha condiviso con P.Mario tutte la fasi della
canonizzazione di Madre Speranza.
Per chi volesse partecipare l’incontro è aperto a tutti, se volete
informazioni ecco il mio numero, Fausto 349-1009626,

buona giornata.

venerdì 26 febbraio 2016

Messaggio da Medjugorje

Messaggio a Marija del 25 febbraio 2016
"Cari figli!
In questo tempo di grazia vi invito tutti alla conversione.
Figlioli, amate poco, pregate ancora meno.
Siete persi e non sapete qual' è il vostro scopo.
Prendete la croce, guardate Gesù e seguitelo.
Lui si dona a voi fino alla morte in croce perché vi ama.
Figlioli, vi invito a ritornare alla preghiera del cuore perché
nella preghiera possiate trovare la speranza ed il senso della
vostra esistenza.
Io sono con voi e prego per voi.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

giovedì 25 febbraio 2016

Udienza del Mercoledì di Papa Francesco 24-2-16

“La ricchezza e il potere sono realtà che possono
essere buone e utili al bene comune, se messe al
servizio dei poveri e di tutti, con giustizia e carità.
Misericordia e Potere
Proseguiamo le catechesi sulla misericordia nella Sacra Scrittura.
In diversi passi si parla dei potenti, dei re, degli uomini che
stanno “in alto”, e anche della loro arroganza e dei loro soprusi.
La ricchezza e il potere sono realtà che possono essere buone
e utili al bene comune, se messe al servizio dei poveri e di tutti,
con giustizia e carità.
Ma quando, come troppo spesso avviene–ha detto Papa
Francesco-vengono vissute come privilegio, con egoismo e
prepotenza, si trasformano in strumenti di corruzione e morte.
È quanto accade nell’episodio della vigna di Nabot, descritto
nel Primo Libro dei Re, al capitolo 21, su cui oggi ci soffermiamo.
In questo testo si racconta che il re d’Israele, Acab, vuole
comprare la vigna di un uomo di nome Nabot, perché questa
vigna confina con il palazzo reale.
La proposta sembra legittima, persino generosa, ma in Israele
le proprietà terriere erano considerate quasi inalienabili.
La terra è sacra, perché è un dono del Signore, che come
tale va custodito e conservato, in quanto segno della benedizione
divina che passa di generazione in generazione e garanzia
di dignità per tutti.
Si comprende allora la risposta negativa di Nabot al re:
«Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri» (1 Re 21,3).  
Il re Acab reagisce a questo rifiuto con amarezza e sdegno.
Si sente offes-lui è il re, il potente-, sminuito nella sua
autorità di sovrano, e frustrato nella possibilità di soddisfare
il suo desiderio di possesso.
Vedendolo così abbattuto, sua moglie Gezabele, una regina
pagana che aveva incrementato i culti idolatrici e faceva
uccidere i profeti del Signore (cfr 1 Re 18,4),-non era brutta,
era cattiva!-decide di intervenire. ….
Gesù, ricordando queste cose, ci dice: «Voi sapete che i
governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi
 le opprimono.
E’ proprio ciò che accade nell’episodio della vigna di Nabot.  
Gezabele, la regina, in modo spregiudicato, decide di eliminare
Nabot e mette in opera il suo piano.
Si serve delle apparenze menzognere di una legalità perversa:
spedisce, a nome del re, delle lettere agli anziani e ai notabili
della città ordinando che dei falsi testimoni accusino
pubblicamente Nabot di avere maledetto Dio e il re, un crimine
da punire con la morte.
Così, morto Nabot, il re può impadronirsi della sua vigna”.
E questa non è una storia di altri tempi, è anche storia d’oggi,
dei potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri,
sfruttano la gente.
È la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo,
della povera gente che lavora in nero e con il salario minimo
per arricchire i potenti.
È la storia dei politici corrotti che vogliono più e più e più!
Per questo dicevo che ci farà bene leggere quel libro di
Sant’Ambrogio su Nabot, perché è un libro di attualità.
Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto
per la vita, senza giustizia, senza misericordia.
Un testo del profeta Isaia è particolarmente illuminante
al riguardo. Adesso voltiamo pagina, e come segue la storia?
Dio vede questo crimine e bussa anche al cuore di Acab e il re,
messo davanti al suo peccato, capisce, si umilia e chiede perdono.
Che bello sarebbe se i potenti sfruttatori di oggi facessero lo stesso!
Il Signore accetta il suo pentimento; tuttavia, un innocente
è stato ucciso, e la colpa commessa avrà inevitabili conseguenze.
Il male compiuto infatti lascia le sue tracce dolorose, e la storia
degli uomini ne porta le ferite.
La misericordia può guarire le ferite e può cambiare la storia.
Apri il tuo cuore alla misericordia!-ha esortato il Papa-la
misericordia divina è più forte del peccato degli uomini.
È più forte, questo è l’esempio di Acab!
Noi ne conosciamo il potere, quando ricordiamo la venuta
dell’Innocente Figlio di Dio che si è fatto uomo per distruggere
il male con il suo perdono. Gesù Cristo è il vero re, ma il
suo potere è completamente diverso.
Gesù Cristo con la sua vicinanza e tenerezza porta i peccatori
nello spazio della grazia e del perdono.

E questa è la misericordia di Dio.

sabato 20 febbraio 2016

Il Tabor.

Dal Vangelo secondo Luca (9,28b-36)
In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo
e salì sul monte a pregare.
E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua
veste divenne candida e sfolgorante.
Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,
apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita
che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia
restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che
stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù:
«Maestro, è bello per noi stare qui.
Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» .
Egli non sapeva quel che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare
in quella nube, ebbero paura.
E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio
mio, l'eletto; ascoltatelo» .
Appena la voce cessò, Gesù restò solo.
Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno
ciò che avevano visto.
Parola del Signore.
Destinazione Tabor, la Trasfigurazione.
La Trasfigurazione: momento in cui Gesù svela il suo mistero,
momento in cui Gesù vuole accanto a sé i suoi amici per mostrare
loro il suo vero volto; ed è luce, bagliore, gioia pura e accecante
al punto che gli apostoli stessi faticano a descriverla.
Il Rabbì Gesù svela la gloria, la santità che ogni uomo cerca nel
suo rapporto con Dio: non più grande uomo, ma svelamento di
una realtà incredibile e inattesa.
Tabor segna, incide il cuore degli apostoli, ed il nostro.
La Trasfigurazione è la méta a cui siamo chiamati in questo
cammino di Quaresima: è là che siamo diretti o dovremmo esserlo.
Il deserto che abbiamo iniziato a percorrere per ritrovare lucidità
mentale e verità, i gesti (preghiera, digiuno, elemosina) che stiamo
compiendo per rafforzare la nostra interiorità arrivano lì, al Tabor.
Guai se non fosse così!
Troppi pensano al cristianesimo come alla religione della
penitenza e della mortificazione!
Troppi si avvicinano a Dio nella sofferenza e fermano il loro
sguardo alla croce.
No: non c’è salvezza nella croce se non dopo la Risurrezione.
E il cristianesimo è anzitutto la religione del Tabor che ci
permette di salire sul Golgota.
La sofferenza nella vita c’è, e lo sappiamo.
Vorremmo ignorarla o toglierla.
Dio fa di più: la trasfigura, la feconda, la vivifica.
In questa seconda tappa del cammino ci viene ricordato semplicemente
che siamo fatti per il Tabor, che lì arriveremo la notte di Pasqua.
Gioiamo sin d’ora per ciò che vivremo, assaporiamo da ora la
gioia che ci attende.
Siete già saliti sul Tabor nella vostra esperienza di fede?
Sì, amici, perché Dio ci dona-a volte-di assistere alla sua gloria.
Un momento di preghiera che ci ha coinvolto, una messa in cui
siamo stati toccati dentro, una giornata in solitudine pregando
e meditando la parola in mezzo alla bellezza della natura che
diventa sinfonia e mi mozza il fiato.
Attimo, barlumi, in cui sentiamo l’immenso che ci abita.
E il sentimento diventa ambiguo: talmente grande da averne
paura, talmente infinito da sentircene schiacciati.
E’ la paura che prende Pietro e compagni, è il terrore che abita
Abramo prima di incontrare il suo Dio.
Il sentimento della bellezza di Dio, la percezione della sua
maestà ci motiva e ci spinge.
Pietro lo sa: “E’ bello per noi restare qui”.
Finché non giungeremo a credere per la bellezza che ci avvolge,
ci mancherà sempre un tassello della fede cristiana.
Non è forse questa la fragilità della nostra fede?
Non è forse questa la ragione di tanta tiepidezza della nostra comunità?
Non abbiamo forse smarrito la bellezza nel raccontare la fede?
Nel celebrare il Risorto?
E’ noioso credere, è giusto–certo–ma immensamente noioso.
Il Vangelo di oggi ci dice, al contrario, che credere può essere splendido.
Varrebbe la pena ricuperare dentro di noi questo senso dello
stupore e della bellezza, questo ascolto dell’interiorità che ci
porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo.
Certo: la vita non è sempre Tabor e alle volte si fatica, e tanto.
Ma, ricordate?
Stiamo proprio facendo deserto per riscoprire che siamo viandanti,
pellegrini, cha la nostra patria è altrove.
Come Abramo ascoltiamo la promessa di un Dio che ci invita
a guardare le stelle, ad alzare lo sguardo, come Paolo ci incoraggiamo
a vicenda guardando al nostro destino di trasfigurati.
Gesù parla con Mosé ed Elia della sua dipartita.
Gesù già vede profilarsi un altro monte, una definitività, la croce,
drammaticamente necessaria per gridare al mondo il vero volto di Dio.
Che mistero!
Dio stesso attraversa questo deserto, Dio stesso è chiamato ad avere
fede, Dio stesso ha bisogno di essere rassicurato ed incoraggiato.
Il grido del Padre verso Gesù “ascoltatelo!” è l’atteggiamento per
continuare questo cammino del deserto che ci è donato.
Per arrivare al Tabor.
Buona Domenica sul Tabor, Fausto



mercoledì 10 febbraio 2016

Udienza Generale di Papa Francesco 10 Marzo 2016

Contribuire a realizzare una terra senza poveri
vuol dire costruire società senza discriminazioni.
Il Giubileo è per convertirsi.
 E’ bello e anche significativo, avere quest’udienza proprio
in questo Mercoledì delle Ceneri, mentre cominciamo
il cammino della Quaresima.
Oggi-ha detto Papa Francesco-ci soffermiamo sull’antica
istituzione del “giubileo”, una cosa antica attestata proprio
dalla Sacra Scrittura.
La troviamo in particolare nel Libro del Levitico, che la
presenta come un momento culminante della vita religiosa
e sociale del popolo d’Israele e ne ha illustrato il significato
e il senso che può avere nella nostra vita.
Ogni 50 anni, «nel giorno dell’espiazione» (Lv 25,9), quando
la misericordia del Signore veniva invocata su tutto il popolo,
il suono del corno annunciava un grande evento di liberazione.
Leggiamo infatti nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo
il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella
terra per tutti i suoi abitanti.
Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua
proprietà e nella sua famiglia[…]
In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua
proprietà» (25,10.13).
Secondo queste disposizioni, se qualcuno era stato costretto
a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva
rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti
e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi
al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua
famiglia e riavere tutte le proprietà.
“Con il giubileo, chi era diventato povero–ha spiegato-ritornava
ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco
restituiva al povero ciò che gli aveva preso.
Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà,
dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene
per tutti e non solo per alcuni, come accade adesso.
Ma se non sbaglio–le cifre non sono sicure–l’80 per cento
delle ricchezze dell’umanità sono nelle mani di meno
del 20 per cento della gente!
Questo lo dico ricordando la nostra storia di salvezza; il
Giubileo è per convertirsi e perché il nostro cuore divenga
più grande, più generoso, più figlio di Dio, con più amore.
Vi dico una cosa: se il Giubileo non arriva alle tasche non
è un vero Giubileo. Avete capito?
E questo è nella Bibbia, non lo inventa questo Papa!
No, è nella Bibbia!
Il fine come ho detto, era una società basata sull’uguaglianza
e la solidarietà, dove la libertà , la terra e il denaro diventassero
un bene per tutti e non per alcuni.
Infatti il giubileo aveva la funzione di aiutare il popolo a
vivere una fraternità concreta, fatta di aiuto reciproco.
Possiamo dire che il giubileo biblico era un “giubileo di
misericordia”, perché vissuto nella ricerca sincera del
bene del fratello bisognoso”.
Il Giubileo–ha detto il Papa–è per convertirsi e  per essere 
spinti ad aiutare il nostro prossimo, fino ad arrivare alle
nostre tasche.
Condivisione, aiuto, vicinanza e misericordia verso gli altri,
perché–ha ribadito Papa Francesco–se noi vogliamo
misericordia da Dio, cominciamo a farla noi.
Tra concittadini, tra famiglie, tra popoli, tra continenti.
Contribuire a realizzare una terra senza poveri vuol dire
costruire società senza discriminazioni, basate sulla solidarietà
che porta a condividere quanto si possiede, in una ripartizione
delle risorse fondata sulla fratellanza e sulla giustizia”.


martedì 9 febbraio 2016

In pellegrinaggio al Santuario dell’Amore Misericordioso
L’Agenzia Essenzialmenteviaggiatori Verona in
collaborazione con Fausto e Bertilla Bronzati         
di NoifiglidiMadreSperanza organizza dal 2 al 3
APRILE 2016 un Pellegrinaggio al Santuario
dell’Amore Misericordioso a Collevalenza (PG) ove riposa:
“LA BEATA MADRE SPERANZA DI GESÙ”
Per rinvigorire la nostra fede in
Gesù Cristo che ci aspetta a braccia
aperte nel suo Santuario per farci riscoprire
L’ AMORE MISERICORDIOSO
che ha per tutti noi!
Durante la permanenza al Santuario è possibile fare l’immersione in
quell’acqua  benedetta che il Signore ha fatto sgorgare affinche serva 
di sollievo a noi pellegrini; con il passaggio della Porta Santa 
della Misericordia previa specifica preparazione!
Partenza il 2 Aprile 2016 da Cerea, S. Giovanni Lupatoto, Verona,
Isola della Scala, Sommacampagna, Villafranca e Vigasio (VR).
Il costo del viaggio è di € 135,00 tutto compreso
dal pranzo del Sabato al pranzo della Domenica e assicurazione.
Per informazioni e contatti rivolgersi a Fausto e Bertilla Bronzati Tel. 349-1009626  
o www.pellegrinaggiverona.blogspot.com per scaricare il programma!
Iscrizioni in agenzia, fino ad esaurimento dei posti disponibili sul pullman.
Al momento dell’iscrizione si verserà un acconto di € 85,00 come conferma del posto,
corredati da fotocopia carta di identità e codice fiscale.
Il pellegrinaggio si effettuerà con almeno 35 persone.
ATTENZIONE: Per richiesta di camera singola supplemento di € 20.00 se disponibile.
Cancellazioni e penali in caso di recesso:
Dall’iscrizione a 30 giorni prima della partenza penale del 10%
Da 29 a 15 giorni prima della partenza 30% Da 14 giorni a 7 giorni prima della partenza il 75%
Da 6 giorni al giorno della partenza 100%
AGENZIA ORGANIZZATRICE: EssenzialmenteViaggiatori di Viaggi Pianeta Verde Srl – Via Locatelli, 13-37122Verona - tel. 045 8030951 fax 045 8011226 mail: info@essenzialmenteviaggi.com RCD (polizza assicurativa) Unipol 1/72929/319/107323286 Licenza esercizio nr. 247 Rilasciata in data 14/05/14.

Programma comunicato alla provincia di Verona in data 01/02/2016 Il Programma è sottoposto a Condizioni Generali previsti dal Decreto Legislativo nr. 206 del 06/09/05 di cui si prega la presa visione presso l'agenzia. Informativa ai sensi della legge. Comunicazione obbligatoria ai sensi dell'art. 16 della l.269/98. La legge italiana punisce con la pena della reclusione i reati inerenti alla prostituzione e alla pornografia minorile anche se gli stessi sono commessi all'estero.

mercoledì 3 febbraio 2016

Udienza del Papa

Udienza Generale di Papa Francesco
del  3. 2. 2016.
“Dio non vuole la nostra condanna,
ma la nostra salvezza”.
Misericordia e Giustizia.
Papa Francesco nell’udienza generale di oggi, in piazza
San Pietro, ha continuato le sue catechesi sulla presenza
della Misericordia nella Sacra Scrittura.
La  Bibbia-ha detto-ci presenta Dio come misericordia
infinita, ma anche come giustizia perfetta.
Come conciliare le due cose? si è domandato il Papa.
Come si articola la realtà della misericordia con le
esigenze della giustizia?
Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono;
in realtà non è così, perché è proprio la misericordia di
Dio che porta a compimento la vera giustizia.
Ma di quale giustizia si tratta? 
Se pensiamo all’amministrazione legale della giustizia,
vediamo che chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge
al giudice in tribunale e chiede che venga fatta giustizia.
Si tratta di una giustizia retributiva, che infligge una pena
al colpevole, secondo il principio che a ciascuno deve
essere dato ciò che gli è dovuto.
Come recita il libro dei Proverbi: «Chi pratica la giustizia
è destinato alla vita, ma chi persegue il male è destinato
alla morte» (11,19).
Anche Gesù ne parla nella parabola della vedova che andava
ripetutamente dal giudice e gli chiedeva: «Fammi giustizia
contro il mio avversario» (Lc 18,3).
Questa strada però–ha sottolineato il Pontefice-non porta
ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male,
ma semplicemente lo argina.
Ecco allora un altro modo di fare giustizia che la Bibbia
ci presenta come strada maestra da percorrere.
Si tratta di un procedimento che evita il ricorso al tribunale
e prevede che la vittima si rivolga direttamente al colpevole
per invitarlo alla conversione, aiutandolo a capire che sta
facendo il male, appellandosi alla sua coscienza.
In questo modo, finalmente ravveduto e riconoscendo
il proprio torto, egli può aprirsi al perdono che la parte
lesa gli sta offrendo.
È questo il modo di risolvere i contrasti all’interno delle
famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli,
dove l’offeso ama il colpevole e desidera salvare la
relazione che lo lega all’altro.
Non tagliare quella relazione, quel rapporto.
Il Signore continuamente ci offre il suo perdono e ci aiuta
ad accoglierlo e a prendere coscienza del nostro male
per potercene liberare.
Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma la
nostra salvezza.
Dio non vuole la condanna di nessuno!
Qualcuno di voi potrà farmi la domanda: “Ma Padre,
la condanna di Pilato se la meritava? Dio la voleva?” –No!
Dio voleva salvare Pilato e anche Giuda, tutti!
Lui  il Signore della misericordia vuole salvare tutti!.
Il problema è lasciare che Lui entri nel cuore.
Ecco cosa il Signore dice attraverso il profeta Ezechiele:
«Forse che io ho piacere della morte del malvagio […]
o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?»
(18,23; cfr 33,11), è quello che piace a Dio! 
E questo è il cuore di Dio, un cuore di Padre che ama e
vuole che i suoi figli vivano nel bene e nella giustizia,
e perciò vivano in pienezza e siano felici.
Un cuore di Padre che va al di là del nostro piccolo
concetto di giustizia per aprirci agli orizzonti sconfinati
della sua misericordia.
Un cuore di Padre che non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe, come dice il
Salmo (103,9-10).
E precisamente è un cuore di padre che noi vogliamo
incontrare quando andiamo nel confessionale.
Forse ci dirà qualcosa per farci capire meglio il male, ma
nel confessionale tutti andiamo a trovare un padre che ci
aiuti a cambiare vita; un padre che ci dia la forza di andare
avanti; un padre che ci perdoni in nome di Dio.