giovedì 30 novembre 2017

Dai Diario della Beata Madre Speranza.

12 Padre, mi perdoni, per non averle detto prima tali cose, poiché temevo che il
mio desiderio non fosse sincero, ma solo opera dell’amor proprio; temevo anche
che mi avrebbe detto bruscamente: “basta, smetti di lavorare con questo padre”,
siccome questo fa piacere al mio orgoglio, specialmente dopo che la Marchesa
di Almaguer mi ha fatto sapere che non avrei più potuto lavorare per la diffusione
della devozione all’Amore Misericordioso, perché è una novità che la chiesa
non approva.
Padre mi perdoni per averle nascosto queste cose tanto a lungo.                                                             Le chedo di non proibirmi di continuare questo lavoro, anche a rischio del fallimento;

stia tranquillo se ciò dovesse accadere mai si saprà chi mi aveva spinta.
Madre Speranza.

mercoledì 29 novembre 2017

Dal Diario della Beata Madre Speranza

10 Da un pò di tempo sono presa dalla preoccupazione del dispiacere per il
fallimento della devozione all’Amore Misericordioso, infatti p. Arintero,
anche se è un grande santo, come uomo ha un modo tutto suo di vedere le
cose e così, molte volte, nei suoi opuscoli sull’Amore Misericordioso, diffonde
idee che, secondo il Buon Gesù, non sono esatte.
11 Gliel’ho fatto notare molte volte, ma vedo che gli costa assai sottostare, in tante
cose, ad una povera religiosa senza cultura e senza tante conoscenze.                                                                
Resami conto di questo con grandissimo sforzo gli riferisco ciò che Gesù mi dice,
ma vedo che non lo pubblica come gli viene riferito.                                                                              
La stessa cosa ha fatto con la novena divulgata in America, Francia e Spagna.
Madre Speranza.


martedì 28 novembre 2017

Il Diario della Beata Madre Speranza

9 7 febbraio 1928. Questa notte il Buon Gesù mi ha detto che lavoro poco per
far conoscere il suo Amore Misericordioso per gli uomini e ciò perché ancora
non compio pienamente la sua volontà, ma al contrario ho perso molto tempo
a fare castelli in aria, da quando ho saputo che fallirà la devozione al suo
Amore Misericordioso.
Presa da ciò che accadrà e da ciò che gli altri diranno di me, sto perdendo
miseramente i giorni e parte delle notti, vergognandomi del fallimento.
Che vergogna ho provato per tale rimprovero paterno, Padre mio!

Mi aiuti ad ottenere, ancora una volta il perdono di Gesù.

lunedì 27 novembre 2017

Il Diario della Beata Madre Speranza

8 23 gennaio 1928. Questa notte mi sono distratta e ho sperimentato, come sempre,
quale Padre è il Buon Gesù!                                                                                                                     Mi ha detto nuovamente che desidera non abbia altra ambizione se non quella
di amarlo e soffrire; per conseguire ciò, Gesù mi farà gustare più a lungo le
dolcezze del suo amore; mi ha ordinato di chiederle di non scrivere in questo
quaderno questi colloqui d’amore, perché lei, secondo il Buon Gesù, non potrà usare
questo quaderno.
Ciò mi ha preoccupato e mi ha tolto del tempo di pensare al mio Dio.                                                                                        
Quante cose sono passate per la mia mente, padre mio!
Siccome non posso nasconderle niente, anche se mi vergogno, debbo confessarle
che avevo un fortissimo desiderio di lasciarla per sempre, sembrandomi ingiusti
molti suoi ordini.                                                                                                                        
Questa mattina quanto mi ha tormentato il demonio, o meglio il mio orgoglio,
perché non le riferissi ciò che il Buon Gesù mi dice o ciò che sente la mia anima!                                                        
Per questo si è impossessata di me una tristezza tale, da rendermi incapace di
elevare il cuore a Dio.                                                                                                                               
Aggiungo che, nonostante il mio proposito di non nasconderle niente, non so

se riuscirò a compierlo nello stato in cui mi trovo.                                                                               
Mi perdoni, Padre, e chieda al Buon Gesù di aiutarmi ad essere fedele a Lui e a lei.

sabato 25 novembre 2017

Eccovi il messaggio del 25 Novembre 2017 da Medjugorje

Messaggio da Medjugorje (25 novembre 2017, a Marija)
"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito alla preghiera.
Pregate e cercate la pace, figlioli.
Lui che è venuto qui sulla terra per donarvi la Sua pace, senza far differenza
di chi siete o che cosa siete-Lui, mio Figlio, vostro fratello-tramite me vi
invita alla conversione perché senza Dio non avete né futuro né vita eterna.
Perciò credete, pregate e vivete nella grazia e nell'attesa del vostro incontro
personale con Lui.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.


Il Diario della Beata Madre Speranza

7 La supplico, padre mio, mi aiuti e non si stanchi di lavorare con questa povera
creatura che, se è vero che non do al Buon Gesù quanto mi chiede e a lei la
soddisfazione di avanzare nella perfezione alla quale sono chiamata, tuttavia
è pur vero che per me, già da molto tempo, non esiste altro desiderio se non
quello di compiere la volontà del Buon Gesù; naturalmente sempre dopo averla

comunicata a lei e averne ottenuto il permesso.
Madre Speranza.

venerdì 24 novembre 2017

Il Diario della Beata Madre Speranza

6 5 gennaio 1928. Questa notte il Buon Gesù mi ha chiesto, quasi oserei dirle,
mi ha imposto l’obbligo di aspirare ad una maggiore perfezione, perché possa
chiedermi quello che tanto desidera da me; per conseguire ciò, aggiunge,  devo
usare tutti i mezzi.

La prima cosa è incoraggiarmi a fare per lui grandi cose, costi quello che costi.
Madre Speranza.

giovedì 23 novembre 2017

5 2 gennaio 1928. Ho trascorso questa notte “distratta” e il buon Gesù mi ha                                 
detto che vuole servirsi di me per realizzare
grandi cose.                                                                                                   
Padre mio, gli ho risposto che con il suo aiuto e la sua grazia sono disposta
a fare tutto quello che vuole, ma ho aggiunto che mi sento inutile e molto e
incapace di fare qualcosa di buono.
Lui mi ha risposto che è vero, ma vuole servirsi della mia nullità perché                                                meglio risalti che è Lui a compiere meraviglie, sia per il bene della chiesa
come per quello delle anime.
Cosa vorrà da me il Buon Gesù, Padre mio?                                                                                                                                                       Il Padre mi ha risposto che non debbo preoccuparmi d’altro se non fare la
volontà del Buon Gesù e che questa si compia in me, se anche mi costa

molto e non la capisco.
Madre Speranza.

martedì 21 novembre 2017

Il Diario della Beata Madre Speranza.

4 24 dicembre 1927: Questa notte mi sono distratta e solo il Gesù può
apprezzare quanto ho goduto con il Bambino Gesù!                                                                        
Che emozione si prova alla presenza e alla dignità del Bambino Gesù!                                    
Quanto ho goduto!                                                                                                                                
Il Bambino Divino mi ha chiesto di sforzarmi di pensare di più a Lui, per
arrivare a far sì che il mio cuore e la mia mente siano fissi in Lui, al punto
che niente e nessuno mi distolga da Lui.

Come farò, Padre mio?
Beata Madre Speranza.

lunedì 20 novembre 2017

Il Diario della Beata Madre Soeranza

3 18 dicembre 1927. Questa notte mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto,
che non debbo desiderare altro se non amarlo, soffrire in riparazione delle offese
che riceve dal suo amato clero e fare in modo che tutti coloro che mi avvicinano
sentano questo desiderio di soffrire e offrirsi vittima di espiazione per i peccati
che commettono i sacerdoti del mondo intero.                                                                                         Debbo sforzarmi di cercare solo la sua gloria, anche se ciò comporterà il
disprezzo di me stessa.

Che vorrà dirmi il Buon Gesù, Padre mio?

domenica 19 novembre 2017

Il diario della Beata Madre Speranza

2 Oggi, Novembre 1927, mi sono distratta, ossia ho passato parte della notte
fuori di me e molto unita al Buon Gesù (in estasi).                                                                                  Lui mi diceva che debbo farlo conoscere agli uomini, non come un Padre offeso
dalle ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono, che cerca con tutti
i mezzi il modo di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli e li segue e
cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro.
Che impressione, Padre mio!
Beata Madre Speranza

sabato 18 novembre 2017

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30) anno A
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Un uomo,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno
secondo la sua capacità, e partì.]
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne
guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca
nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
[Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo:
Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco,
ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.]
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai
consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco,
ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che
sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai
sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove
non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio
denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà
tolto anche quello che ha.
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Parola del Signore.
Talenti a servizio del Regno
Una parabola che ci svela come il Vangelo abbia talmente inciso il pensiero
occidentale da modificarne il linguaggio.
Quando una persona è capace, ha delle risorse, diciamo che ha “talento”,
senza sapere che il talento è la famosa moneta affidata ai servi della parabola.
Abbiamo dei talenti, dunque, e questa è una bellissima notizia; chi più,
chi meno, ad ognuno è affidato un capitale da far fruttare, una risorsa da
mettere a disposizione.
Tutti, senza eccezioni, anche quelle persone che non riescono ad accorgersene
e che-peggio-passano il tempo ad invidiare i talenti degli altri nascondendo
il proprio sottoterra.
Come dobbiamo fare per capirli?
E' difficile accorgersi dei propri talenti; ognuno di noi prendiamo un
foglio bianco.
Su di una facciata dobbiamo scrivere le cose da eliminare dal nostro carattere
i nostri difetti, poi sul retro del foglio scriviamo i nostri pregi, che sono i talenti.
Credo che tutti indugiamo, scuotiamo la testa e, quando proprio va bene,
magari tiriamo fuori un piccolo aspetto positivo.
No, amici, il Signore ci chiede di prendere coscienza delle nostre qualità,
per metterle a servizio degli altri.
Esiste una malsana interpretazione dell'umiltà che vedo molto diffusa tra
chi incontro; quella di dire “non valgo a nulla”.
Non è umiltà, è depressione!
Immaginatevi la faccia di Dio che vuol fare di noi dei capolavori, che ci ha
creati con misteriosa provvidenza e arte e che si sente dire “faccio schifo”!
Amici, mettiamo a frutto i nostri talenti, individuiamoli, anzitutto e poi
doniamoli ai fratelli che incontriamo.
Senza bisogno di essere premi Nobel della medicina, per carità!
Magari riconosciamo come un dono la capacità di pazientare, o di ascoltare,
o di perdonare, il nostro buonumore, la nostra sincerità, la nostra capacità
di accorgerci degli altri, e, con semplicità, ne facciamo dono agli altri.
Buona settimana intenti a far fruttare i nostri talenti, amici!
Buon compleanno, Parrocchie!
Un titolo insolito, lo ammetto, ma che esprime bene il significato se non
teologico, almeno di festa per le nostre comunità in questa domenica.
Oggi é la festa della Chiesa locale, delle nostre Chiese.
Cioé? Direte voi.
Cioè, ricordiamo il momento benedetto in cui nel nostro quartiere, nella
nostra città, nel nostro paese, qualcuno, chissà chi, chissà come, chissà perché,
parlò per la prima volta di Gesù a qualcun'altro e, assieme, fondarono la
prima comunità cristiana.
Un giorno benedetto, un giorno di nascita della speranza e delle comunità,
un giorno di compleanno, quindi.
Ed é straordinario anche il fatto che di molte realtà non sappiamo in quale
preciso momento storico ciò sia avvenuto ma, per comodità, oggi tutte le
nostre comunità cristiane festeggiano solennemente quel giorno e benedicono
Gesù di avere permesso che il suo Vangelo percorresse migliaia di chilometri
e migliaia di cuori per arrivare fino a noi.
E' un tuffo nel passato, se volete.
Non come uno sterile tradizionalismo che rinvanga, o, purtroppo, dissotterra
usi e consuetudini dei padri. No.
Ma come una consegna vivente di una Parola che, attraverso le generazioni,
suscita nuove adesioni, plasma nuovi cristiani, forgia schiere di testimoni.
Per spiegare questo i primi apostoli non sapevano che parola usare.
Non sapevano come dire che il Vangelo non é carta ma una comunità che lo vive.
Allora coniarono una parola; consegnare, che in latino si dice "tradére", tradizione.
La tradizione non é, allora, il museo polveroso dei riti, ma la culla vivace in
cui la Parola cresce e diventa credibile, non il ristagno di gesti incomprensibili,
ma volti di uomini e donne che con credibilità parlano del Signore.
E così é stato, se per noi, oggi, questo Vangelo é luce.
Certo; in modo molto diverso che non in passato, ma ogni epoca ha la sua
sintonia per accogliere lo stesso Cristo, la stessa Parola.
È oggi, allora, il giorno di pensare a chi, concretamente, mi ha parlato di Gesù
in maniera nuova, inaspettata; un genitore, un amico, un prete.
Chi per la prima volta ha avuto gli occhi che luccicavano e la voce incrinata
quando mi raccontava di quell'uomo, Gesù.
Benedetto, benedetto lui e quanti, prima di lui, hanno avuto il coraggio
dell'annuncio, su, su fino ad arrivare a uno dei dodici che hanno raccontato
ciò che le loro mani hanno toccato, ciò che i loro orecchi hanno udito, ossia
il Verbo della vita.
Ma tutto questo diventa, per noi oggi, testimonianza contro la nostra miseria,
meditazione pensierosa e severa sul nostro essere cristiani.
Tra duecento anni nelle nostre comunità ci sarà ancora qualcuno che potrà
benedire Dio per noi?
Oppure, temo, si studierà di Gesù sui libri di storia e non nei gesti dei cristiani?
Che Dio non voglia che la nostra stanchezza, che la nostra ottusità irrigidisca
lo Spirito al punto da renderlo impotente, che Dio non voglia che la nostra
religiosità piena di esteriorità riveli un dio meschino e lontano, che Dio non
voglia che i nostri schemi irrigidiscano una fede a rito.
Preghiamo con fede, amici, affinché coloro che ci hanno preceduto nel segno
della fede, ancora raggiungano i nostri cuori e ci permettano di diventare
testimoni di Cristo, fino al suo ritorno alla fine della Storia.
Ma di questo ne parleremo la prossima volta.

Santa Domenica, Fausto.

Il Diario della Beata Madre Speranza in briciole.


Cari amici, chi conosce la Beata Madre Speranza, sa che ha scritto un diario 
su ispirazione di Gesù.
Il diario inizia il Novembre 1927 in Spagna.
Io cercherò di mettere i contenuti, se posso, ogni in modo tale (numerato) 
che potete farvi un vostro diario virtuale, sono contenuti brevi.
Se avete qualche dubbio su certe cose o se vi servono delle delucidazioni in merito, 
potete scrivermi vi risponderò cercando di spiegarvele nel miglior modo possibile.
Buona lettura, Fausto. 

1 Nell’anno 1927, essendo religiosa della Congregazione di Maria Immacolata,
il 30 ottobre il Buon Gesù mi chiede di dedicarmi completamente a lavorare
col P. Arintero, domenicano, per far conoscere la devozione
all’Amore Misericordioso.                                                                                                                        Già da qualche tempo lavoravo con detto padre, ma l’ordine del mio
direttore era che nessuno sapesse con chi lavoravo, neanche i miei superiori;
lo stesso P. Antonio Naval espose a P. Arintero il suo desiderio che nessuno

sapesse che lavoravo con lui in questa opera.
Beata Madre Speranza.  

domenica 12 novembre 2017

L'amore è l'olio che alimenta la fede.

Il Vangelo di Domenica 12 Novembre 2017
Della 32° Domenica del Tempo Ordinario.
Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13) anno A.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei
cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono
incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade,
ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade,
presero anche l’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo!
Andategli incontro!”.
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le
nostre lampade si spengono”.
Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi;
andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini
che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore,
signore, aprici!”.
Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Siamo ormai alla fine del nostro cammino in compagnia del pubblicano Levi.
Da buono scriba che sa tirar fuori cose nuove e cose antiche dal suo
scrigno, ci ha svelato il volto del Signore Gesù Maestro, nuovo Mosé, in
questo anno che volge al termine.
Sempre, alla fine del tempo liturgico, siamo chiamati a volgere lo
sguardo sulla fine dei tempi, su quel finale della Storia che poco ci
interessa e che pure è al cuore della fede cristiana.
Tre sono le venute del Signore Gesù: nella storia-e lo riviviamo
continuamente-nel nostro cuore - ed è l'esperienza di fede cui ognuno
è chiamato-e nella gloria, alla fine dei tempi, quando il Signore verrà
per completare il Regno.
Oggi Matteo ci propone la parabola con le dieci vergini che aspettano;
ce l’immaginiamo l’attesa di queste ragazze, intuiamo la scena;
le fiaccole accese, l’eccitazione dell’evento, lo sposo che tarda.
Così è la nostra vita di fede; non fatta soltanto di momenti “su” ma,
anche, appesantita dal sonno, dal Signore che tarda a manifestarsi.
Una vita di fede fatta di alti e bassi è ciò che tutti ci caratterizza.
E ci inquieta.
Il rischio è quello di addormentarsi in attesa del ritorno del Maestro.
Qualcuno mi dirà: "Addormentarsi?
Lavoro come un pazzo, non riesco a trovare un minuto per me, altro
che addormentarsi!".
Appunto; l'anestesia generale di questo nostro tempo è proprio
l'ingombro mentale che subiamo e a cui bisogna reagire per
conservare la fede.
Eppure, pare dire il Signore in questa parabola, è tutto nella norma,
non dobbiamo spaventarci; può succedere di assopirsi mentre si
aspetta lo sposo, l’importante è che la lampada sia accesa.
Difficile a interpretare questa lampada e quest’olio che viene a mancare.
Diverse le interpretazioni che troviamo; la lampada-in genere-viene
legata alla fede, anche nel sonno la lampada brucia.
Così ci ricordiamo della candela che è stata consegnata ai nostri
genitori, dopo essere stata accesa al cero pasquale.
Che bella immagine!
Una piccola fiammella in una grande stanza buia, l’avrete notato,
rompe le tenebre più fitte.
Ed allora; che ne è della fiamma del nostro cuore?
Non importa che sia un enorme cero artistico o un falò possente
oppure una piccola tremula fiammella.
L’essenziale è che siamo accesi.
E per restare accesi, ci dice il Signore, occorre l’olio che alimenta
la fiamma.
Avrete tutti notato la durezza della risposte della ragazze sagge che
rifiutano di condividere il proprio olio con le altre.
E’ uno stridore enorme nel Vangelo questa durezza!
Addirittura lo sposo si rifiuta di accogliere queste ultime
ragazze “sciocche”.
Cos’è quest’olio?
Credo sia l’amore.
L’amore che è personale, indivisibile, non comunicabile.
Posso avere il cuore traboccante d’amore senza riuscire a travasarlo
nel cuore freddo e indurito di un amico.
Sì, amici, ciò che alimenta la fede, la fiaccola della fede, è l’amore
per il Signore Gesù.
A questo amore, alla memoria di quanto siamo amati e di quanto
amiamo il Signore, dobbiamo continuamente attingere la nostra fede.
Nei momenti “giù”, di attesa, di notte, di assopimento, siamo invitati
a lasciarci amare, come si diceva qualche domenica fa.
Ormai tutte le iniziative pastorali delle parrocchie e della diocesi
sono iniziate.
Che bello sarebbe attingere a queste pagine di Vangelo lo stile di inizio
delle nostre attività pastorali, dai catechismi agli incontri diocesani.
Ridare a chi partecipa alle nostre assemblee, alle nostre comunità,
la percezione della festa, dello sposo che viene, dell’attesa simpatica
del Signore.
Come potranno i bambini della nostra comunità percepire che la fede
è festa se non facciamo festa con loro?
Se non investiamo tempo e risorse nel gioco?
Come potremo comunicare agli adulti della nostra comunità la
trepidazione dell’attesa se incontrano negli operatori pastorali e nei
preti tensioni, scoraggiamento, ripetitività?
Spazio alla gioia, amici!
Che le nostre comunità diventino sempre di più il luogo della lampada
accesa, delle nozze celebrate, dell’attesa dello sposo che viene.
Santa Domenica, Fausto


venerdì 3 novembre 2017

Messaggio della Madonna a Mirjana di Novembre 2017

Messaggio di 2.11.2017.
Cari figli, guardandovi radunati intorno a me, la vostra madre, vedo molte
anime pure, molti miei figli che cercano l’amore e la consolazione che
però nessuno gli offre.
Vedo anche coloro che fanno del male: perché non hanno un buon esempio,
perché non hanno conosciuto mio Figlio, il bene che silenziosamente si
diffonde attraverso le anime pure, la forza che regge questo mondo.
I peccati sono molti, però c’è anche l’amore.
Mio figlio vi manda a me, la madre, affinché vi insegni ad amare ed affinché
comprendiate che siete tutti fratelli.
Lui desidera aiutarvi.
Apostoli del mio amore, basta un vivo desiderio della fede e dell’amore perché
mio Figlio vi accetti: però dovete essere degni, avere buona volontà e cuori aperti.
Mio Figlio entra nei cuori aperti.
Io, come madre, desidero che conosciate di più mio Figlio, Dio nato da Dio,
cosicché conosciate la grandezza del Suo amore di cui avete così tanto bisogno.
Lui ha preso su di sé i vostri peccati, ha ottenuto la redenzione per voi ed in
cambio ha chiesto di amarvi gli uni con gli altri.
Mio Figlio è amore.
Lui ama tutti gli uomini senza distinzione, uomini di tutti i paesi e di tutti i popoli.
Se vivreste, figli miei, l’amore di mio Figlio, il Suo regno sarebbe già sulla terra,
perciò apostoli del mio amore pregate, pregate affinché mio Figlio ed il Suo amore
siano più vicini, per poter essere esempio d’amore e poter aiutare tutti coloro che
non hanno conosciuto mio Figlio.
Non dimenticate mai che mio Figlio, unico e trino, vi ama.
Pregate ed amate i vostri pastori. 
Vi ringrazio.