A tutti voi amici, vi auguro di accogliere l'Anno Nuovo con tutti
i vostro sogni, le cose belle che vi hanno accompagnato fino ad
oggi e di aprire il vostro cuore, a tutte quelle che verranno
e che sapranno rendervi felici.
Con affetto, sia per voi un Anno di Pace, Serenità, Gioia e Amore.
Buon Anno da Fausto.
martedì 31 dicembre 2019
Il mio ricordo particolare per tutti voi amici, al termine di questo Anno.
Infinito Dio diventato bambino, Padre e
Madre che vi siete raccontati e dati
in Gesù, Maestro e Signore, luce e
cuore, pace e abisso, vetta e tormento.
Ti ringrazio per l’anno che mi hai dato
da vivere, per le persone che ho incontrato,
e che ho conosciuto, per le cose che ho
fatto, per le emozioni che ho vissute,
per i pensieri che mi hanno
accompagnato, per ogni singolo giorno, per ogni
singolo istante, per ogni singola
azione.
Certo, come ogni anno, come sarà il
prossimo anno, ci sono stati anche eventi
negativi ed errori e sbagli, peccati e
inadempienze, rabbie e paure.
Perché la vita è necessariamente un
intreccio di acqua e fango anche se vorremmo
che tutto fosse solo positivo, solo
facile, solo felice, negando la misteriosa
dinamica dell’Universo di cui facciamo
parte, in continua evoluzione,
in continuo cammino.
Ma ti ringrazio per avermi dato la forza
di non scoraggiarmi troppo in quei
momenti, di non piangermi addosso, di
non incolparne gli altri, di non sentirmi
a credito verso la vita.
E di avere vissuto l’ombra come riflesso
della luce.
Ti ringrazio soprattutto per tutta la
verità che ho scoperto in me, intorno a me,
riflesso del tuo disegno sul mondo e
dell’avere potuto, come Maria, ancora una
volta, fare della mia vita una ricerca
meditata, una scoperta inattesa.
Credo di sapere e ogni volta
all’orizzonte scopro cose inattese, immense, che
ancora lasciano intuire che altro ci
sarà da capire?
Ti affido l’anno che verrà.
Spero sia felice, e pieno di
soddisfazioni, e lieve per l’umanità sofferente.
Ma spero, soprattutto, che sia ancora
frizzante di curiosità, di umiltà sana
e serena, di tempo colmo di silenzi e di
ascolto.
Di compassione, di gratitudine, di amore
e del tuo sorriso.
Della benedizione da dare e da ricevere.
Dello sguardo altro su ciò che accade.
A te lode, Signore del tempo e della Vita,
dell’Amore e della Tenerezza infinita,
della Gioia e della Pace, Amen.
Anche a tutti voi amici, che mi avete
accompagnato in questo Anno 2019,
che mi avete donato la vostra amicizia, il
vostro incoraggiamento e la vostra
vicinanza, dico grazie dal profondo del mio
cuore e, questa sera nell’ultima
Santa Messa dell’Anno vi ricorderò e vi
affiderò al Signore Gesù, in particolar
modo chi è nella sofferenza, perché so cosa
vuol dire soffrire ed è tremendo e,
per questo vi sarò ancora più vicino con la
preghiera, nella speranza che possa
portarvi un pò di serenità nel nuovo Anno,
con tanto affetto Fausto.
giovedì 26 dicembre 2019
Messaggio della Madonna a Marija Medjugorje
Messaggio del 25
dicembre 2019 dato a Marija
"Cari figli!
Vi porto mio Figlio Gesù perché
vi benedica e vi riveli il Suo amore che
viene dai cieli.
Il vostro cuore brama la pace che
diminuisce sempre più sulla terra.
Per questo gli uomini sono
lontani da Dio, le anime sono ammalate e vanno
verso la morte spirituale.
Sono con voi, figlioli, per
guidarvi su questo cammino di salvezza al quale
Dio vi chiama.
Grazie per aver risposto alla mia
chiamata".
martedì 24 dicembre 2019
Ecco amici, il mio modo di farvi gli Auguri di Buon Natale
In questo Natale, Signore, ti
offro il mio nulla, il mio fallimento
e la mia angoscia.
Sai, a volte la vita è dura e ci
calpesta, proprio quando pensavamo
di averla capita e, a chi ama, la
sofferenza è duplicata.
Perché Signore? Ti chiedo con le
lacrime agli occhi, perché?
So che mi ami, ma ora purtroppo, non
lo sperimento.
Come i pastori, gli ultimi tra
gli ultimi, vago nella notte, nel freddo
della solitudine aspettando una
qualsiasi stella che mi indichi dove sono.
Lo so, non è una gran bella
offerta, non è un gran bel dono per Te,
ma è tutto ciò che ho e te lo do
volentieri.
Ho il cuore come una stalla,
Signore; il luogo ideale perché Tu nasca.
Buon Natale a tutti
voi amici, ma in particolare, a tutti voi che siete
nella sofferenza,
con il cuore come una stalla come me, che
Gesù Bambino possa
riscaldarlo con il suo amore, Fausto.
giovedì 19 dicembre 2019
Aspettando Natale, meditiamo questo evento straordinario.
Ho avuto delle richieste particolari da degli amici,
attraverso la mia pagina
facebook: “Che cos’è il vero Natale?”,
richiesta particolare, perché tutti
sappiamo cosa rappresenta il Natale per noi
cristiani, o forse no!
Ed allora, eccovi la mia versione della
spiegazione del vero Natale, magari
farà venire il prurito al naso a più di
qualcuno, contrario a quello che scrivo,
portate pazienza se vi dà fastidio, perché
è Natale anche per voi e a Natale
siamo tutti buoni.
L’Evangelista Luca ci spiega cosa accadde
quella notte!
C’erano in quella regione alcuni pastori che
vegliavano di notte facendo la
guardia al loro gregge.
Un Angelo del Signore si presentò davanti a
loro e la Gloria del Signore
li avvolse di luce; essi furono presi da
grande spavento, ma l’Angelo
disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio
una grande gioia, che sarà di
tutto il popolo; oggi vi è nato nella città
di Davide un Salvatore,
che è il Cristo Signore!” (Luca 2,8-11)
Sappiamo che allora i pastori erano considerati dei
poco di buono, gente che
non sapeva far niente e vivevano isolati nelle vallate
fra le colline, dove
potevano pascolare il loro gregge.
Già allora quando era appena nato Gesù fu adorato da
questi poveri emarginati,
erano considerati impuri per la vita che conducevano
fra gli animali.
Perché? Chiedo, perché?
Semplice; perché furono gli unici che credettero al Dio
nato nella grotta di
Betlemme; seppero vedere ciò che altri non videro o non
vollero vedere; che
il Messia sarebbe stato Figlio dell’uomo, come aveva
profetizzato Daniele,
e che avrebbe sofferto.
Quella povera gente vi credette e si mise in cammino verso
la mangiatoia con
i loro umili doni, per onorare e Glorificare un Dio
povero come loro.
Ed allora, perché solo i pastori?
Perché gli uomini potenti o gli uomini sapienti ed
anche i religiosi, non hanno
accolto l’invito; ricordiamoci che Giuseppe prima di
portare Maria in una stalla
per partorire, aveva cercato invano ovunque un posto
degno per Lei, ma tutti l’hanno
rifiutata e rifiutando Lei hanno rifiutato anche
quello che doveva nascere da Lei.
Perciò già dalla nascita Gesù si circonda di poveri
peccatori immondi,
me compreso, perché sono gli unici che lo hanno
accolto.
Perciò i nostri primi fratelli di fede, i primi che
hanno creduto a Gesù, i primi cristiani,
eccoli là; sono proprio questi poveri che entrano nella Luce del cristo Bambino e
che
capiscono la meravigliosa sinfonia cantata nel cielo
di Betlemme: “Gloria a Dio
nell’alto dei Cieli!”.
Allora noi potremmo esserci tutti in questa compagnia
di bisognosi di Dio,
di creature che hanno bisogno della sua Misericordia?
Credo proprio di sì, io
sicuramente, amici.
Perché siamo tutti poveri, siamo tutti lontani, siamo
tutti peccatori!
Siamo creature tanto fragili, tanto deboli, pieni di
difficoltà, creature che
camminano nella notte come quei pastori.
Anche noi, allora, uniamoci al cammino notturno dei
pastori, dei lontani,
dei miseri ed accogliamo il grande annuncio.
Uniamoci ai nostri primi fratelli di fede e sentiamoci
tutti accolti dalle braccia
di questo Bambino che ci aspetta per dirci che Dio è
Amore, che Dio ci Ama,
che Dio Ama ciascuno di noi così come siamo; poveri
peccatori, anche se ci
sentiamo incapaci di fare qualsiasi cosa, anche se
siamo stati rifiutati dalla
società come quei pastori.
Ecco la grande speranza di Betlemme sentirsi Amati da
Dio: “Pace in terra
agli uomini che Dio Ama!”.
E Luca ci dice ancora.
Appena gli Angeli si furono allontanati per
tornare al cielo, i pastori dicevano
fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo
questo avvenimento che il Signore
ci ha fatto conoscere”. (Luca 2,15)
C’è una leggenda che ci presenta un personaggio
strano, il personaggio di un
pastore chiamato “Rovi”, il pastore rapito,
cioè un personaggio diciamo noi
con la testa fra le nuvole, lui non portò in dono
niente, di solito vediamo nel
presepe che i pastori portano qualcosa in dono, lui
invece non porta nulla, và
con le mani vuote, perché è colui che non sa far altro che rimanere
incantato
a contemplare, ma il Bambino Gesù ha accolto anche lui
con le sue braccia
vuote, non l’ha rifiutato.
Allora amici, imitiamo questo pastore facciamogli
compagnia, andiamo anche
noi, io per primo, a Betlemme davanti alla mangiatoia
con le mani vuote.
Perché?
Perché le nostre mani sono state troppo cariche finora
di cose inutili, il nostro
Natale taroccato di solito appesantisce le nostre
braccia e svuota il nostro spirito.
Noi siamo troppo occupati, troppo indaffarati e non ci accorgiamo di Lui,
del Bambino che è l’Emmanuele: “Dio con noi, solo se lo vogliamo!”.
Tutti noi crediamo che verso Dio occorra andare
portando qualcosa; io penso
che verso Dio bisogna andarci con il cuore aperto e
con le mani vuote; vuote
per ricevere tutto; vuote per la consapevolezza che
siamo dei peccatori; vuote
per essere umili; vuote per essere disponibili e
desiderosi che Lui ci colmi;
che Lui ci invada, che Lui ci prenda totalmente.
È questo che ognuno di noi dovremmo fare di fronte al Bambino
infreddolito
di Betlemme; portargli il calore della nostra
contemplazione, essere come
pastori incantati, come pastori estasiati davanti a
Lui.
Vi annuncio una grande allegrezza, una
grande gioia, disse l’Angelo ai pastori.
È questo l’annuncio che Dio manda a tutti noi la notte
di Natale, il Natale è un
annuncio di gioia, perché quando Dio nasce in
un’anima, quest’anima riceve
sicuramente un’iniezione di gioia.
Ogni uomo che incontra Dio è un uomo che incontra la
gioia, altrimenti non
si è incontrato veramente con Dio; magari potrà
mancargli la gioia in superficie,
perché ci sono le preoccupazioni, le perplessità, i
problemi i drammi dell’esistenza
quotidiana; ma il fondo di un’anima che ha scoperto
Dio è il fondo di un’anima
che ha scoperto la gioia e sa cha prima o poi quella gioia
verrà in superficie per
poterla trasmettere agli altri, facendo capire che la
nostra vita ha una
Stella Cometa che ci guida.
Sempre
Luca ci dice: “Andarono
dunque senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe
e il
Bambino, che giaceva nella mangiatoia; e dopo averlo visto, riferirono ciò che
del
Bambino era stato detto loro.
Tutti quelli
che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
Maria, da
parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore!” (Luca 2,16-19)
Ed allora
meditiamole anche noi queste cose, pensiamo, Dio si è abbassato tanto
da farsi uomo, allora
non si può fare a meno di pensare a quella mamma e a
quel Divino Bambino
che succhia il latte da una creatura umana e, si mette fra le
braccia della nostra
umanità per chiederci
amore e per darci amore.
Davanti a un Dio
che si fa Bambino per aprirci il Regno dei Cieli, come si fa a
non comprendere
che: “Se non diventeremo come
bambini non entreremo nel
Regno dei
Cieli!”
Il Natale è anche
questa grande lezione di umiltà per l’uomo, che deve sentirsi
bisognoso di Dio.
Finchè non ci
sentiremo come bambini impotenti, insufficienti in tutto, finchè
non ci sentiremo
morti se non si vive in Dio, “il
solo che ha parole di vita eterna”
finchè non
sentiremo che Dio è il tutto a cui il nostro niente desidera arrivare,
fino ad allora non
conosceremo la pace del cuore, fino ad allora il nostro cuore
sarà inquieto.
Betlemme dunque ci
attende per questo, per dirci che abbiamo bisogno di Dio.
Come un bambino ha
bisogno di tutto, e per dirci che come Dio si è fatto Bambino
per venire a noi, anche
noi dobbiamo farci bambini per andare a Lui.
Cerchiamo allora di
recuperare l’anima dell’infanzia, le virtù dell’estrema infanzia;
la purezza, la
trasparenza, la semplicità e l’allegrezza.
Lo stato
dell’infanzia spirituale è lo stato che muove Dio a chinarsi su di noi,
a concedersi a noi,
ad abbracciare ognuno di noi, specialmente chi ha più bisogno
di una carezza
particolare.
E ci dirà: “Non temere; Io ti sono vicino, perciò
sono stato chiamato Emmanuele;
Io sono
con te, vicino al tuo cuore, alle tue preoccupazioni, alle tue speranze, ai
tuoi
desideri,
al tuo soffrire.
Consolati
cammina con me, lascia che ti prenda per mano!”.
Ma il Natale ci
farà il dono anche di un’altra grande consolazione; come i bambini
si aggrappano alla
mamma nella loro impotenza, e senza la mamma si sentono perduti,
io vi dico che
quando cominceremo a diventare bambini di fronte a Dio, allora
cominceremo a
capire che Maria ci è stata data per amarci come fa una mamma,
una mamma unica che
farà di tutto per noi e per il nostro bene, senza di Lei siamo
come perduti.
Promettiamoci
allora di gettarci sempre fra le braccia di Maria, perché sia Lei a
porgerci il suo
Bambino, sia Lei, la piccola per eccellenza, a farci piccoli per
piacere a Gesù.
Nella
notte di Betlemme, Maria e Giuseppe, erano
le uniche due persone consapevoli
del grandioso evento
che si stava avverando in quella grotta; le uniche due persone
consapevoli che
stava nascendo l’Emmanuele.
Come deve essere
stato difficile per loro custodire nel loro cuore, “il segreto”; nella
carovana di
migranti che obbedivano agli ordini imposti dal censimento, loro
sottostavano
silenziosamente alle difficoltà cui erano soggetti i poveri, loro
che custodivano
l’Emmanuele!
E quando il Bambino
venne alla luce, furono costretti ad adagiarlo in una
mangiatoia, perché
non c’era posto per loro nell’albergo.
Ecco questa
situazione si rinnova ogni anno; il Natale è un rinnovarsi mistico
della nascita del
Salvatore, ogni anno si realizza però anche la stessa situazione
di difficoltà ad
accoglierlo, perché i nostri cuori sono sempre più chiusi, come più
di duemila anni fa
possiamo dire che non c’è mai posto per Lui nell’albergo
del nostro cuore.
Perchè infatti è
nel cuore che deve rinnovarsi questo evento, è lì che si realizza
il trionfo di
Cristo e quindi la sua nascita.
Occorre dunque
sicuramente tornare a far posto a questo Bambino ed offrirgli
un riparo, consapevoli
di non essere per Lui solo che una mangiatoia fredda.
Questa difficoltà
ci sarà sempre, è una difficoltà con la quale Dio stesso ci misura,
poiché Egli ha
scelto di nascere nel mondo e quindi di spartire con noi le nostre
ristrettezze e le
nostre povertà.
La mancanza di
spazio fisico a Betlemme è anche immagine della nostra difficoltà
a creare dentro di
noi lo spazio spirituale necessario alla contemplazione e all’adorazione.
Del
resto sono sempre futili i motivi per cui si rifiutano gli inviti di Dio; la
fretta,
il
divertimento, la stanchezza, una faccenda da sbrigare.
Dobbiamo guardarci
quindi da un malinteso senso del dovere, nel quale può
annidarsi una
trappola!
Spesso è ciò che
noi crediamo; “dovere”, a costituire il vero intralcio alla venuta
di Gesù nel nostro
cuore; è ciò che noi crediamo, “prioritario”, ad impedirci
di, “alloggiare”, Gesù
che deve avere un posto, “prioritario”.
La venuta di Gesù è
essenzialmente nascita, cioè Natale; è questo che ci
deve insegnare il
25 Dicembre.
Non si tratta di
fare commemorazione, ma di sgomberare l’anima dalle cose
inutili e
disordinate, per fare in essa quel poco spazio, “vitale”, per una
mangiatoia, dove
riscaldare e amare il Figlio di Dio!
Ecco
amici, cos’è per me il Natale, il vero Natale, non quello taroccato che
siamo
abituati a festeggiare, perché ci dimentichiamo sempre di invitare
il
festeggiato alla sua festa, Buon Natale se festeggiate il vero Natale, Fausto.
lunedì 2 dicembre 2019
Messaggio della Madonna a Medjugorje del 2 Dicembre 2019
Messaggio della Madonna
a Medjugorje del 2 dicembre 2019
tramite la veggente
Mirjana Soldo
«Cari figli, mentre guardo voi
che amate mio Figlio, la delizia colma il mio Cuore.
Vi benedico con la benedizione
materna.
Con la materna benedizione
benedico anche i vostri pastori: voi che dite le
parole di mio Figlio, benedite
con le sue mani e lo amate tanto da essere
disposti a fare con gioia ogni
sacrificio per lui.
Voi seguite lui, che è stato il
Primo Pastore, il Primo Missionario.
Figli miei, apostoli del mio
amore, vivere e lavorare per gli altri, per tutti coloro
che amate per mezzo di mio Figlio,
è la gioia e la consolazione della vita terrena.
Se attraverso la preghiera,
l’amore ed il sacrificio il Regno di Dio è nei vostri
cuori, allora per voi la vita è
lieta e serena.
Tra coloro che amano mio Figlio e
si amano reciprocamente per mezzo di lui,
le parole non sono necessarie.
E’ sufficiente uno sguardo per
udire le parole non pronunciate e i sentimenti
non espressi.
Laddove regna l’amore, il tempo
non si conta più.
Noi siamo con voi! Mio Figlio vi
conosce e vi ama.
L’amore è ciò che vi conduce a me
e, mediante quest’amore, io verrò a voi
e vi parlerò delle opere della
salvezza.
Desidero che tutti i miei figli
abbiano fede e sentano il mio amore materno
che li guida a Gesù.
Perciò voi, figli miei, ovunque
andiate rischiarate con l’amore e con la fede,
come apostoli dell’amore. Vi
ringrazio».
lunedì 25 novembre 2019
Messaggio della Madonna a Marjia Medjugorje.
Messaggio,
25 Novembre 2019.
Cari figli! Questo tempo sia per voi il tempo della preghiera.
Cari figli! Questo tempo sia per voi il tempo della preghiera.
Senza
Dio non avete la pace.
Perciò,
figlioli, pregate per la pace nei vostri cuori e nelle vostre famiglie
affinché
Gesù possa nascere in voi e darvi il Suo amore e la Sua benedizione.
Il
mondo è in guerra perché i cuori sono pieni di odio e di gelosia.
Figlioli,
l’inquietudine si vede negli occhi perché non avete permesso a Gesù
di
nascere nella vostra vita.
Cercatelo,
pregate e Lui si donerà a voi nel Bambino che è gioia e pace.
Io
sono con voi e prego con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
sabato 2 novembre 2019
Messaggio dato dalla Madonna a Mirjana oggi 2 Novembre 2019
Messaggio
del 2 Novembre 2019.
“Cari figli, il mio diletto Figlio ha sempre pregato e glorificato il Padre Celeste.
“Cari figli, il mio diletto Figlio ha sempre pregato e glorificato il Padre Celeste.
Gli
ha sempre detto tutto ed ha confidato nella sua volontà.
Così
dovreste fare anche voi, figli miei, poiché il Padre Celeste ascolta
sempre
i suoi figli.
Un
unico cuore in un solo cuore: amore, luce e vita.
Il
Padre Celeste si è donato mediante un volto umano, e tale volto è il
volto
di mio Figlio.
Voi,
apostoli del mio amore, voi dovreste sempre portare il volto di mio
Figlio nei vostri cuori e nei vostri pensieri.
Voi dovreste sempre pensare al suo amore e al
suo sacrificio.
Dovreste pregare in modo da sentire sempre la
sua presenza.
Poiché, apostoli del mio amore, questo è il
modo di aiutare tutti coloro
che non conoscono mio Figlio, che non hanno
conosciuto il suo amore.
Figli miei, leggete il libro dei Vangeli: è
sempre qualcosa di nuovo, è ciò
che vi lega a mio Figlio, che è nato per
portare parole di vita a tutti i miei
figli e per sacrificarsi per tutti.
Apostoli del mio amore, portati dall’amore
verso mio Figlio, portate amore
e pace a tutti i vostri fratelli.
Non giudicate nessuno, amate ognuno mediante
l’amore verso mio Figlio.
In tal modo vi occuperete anche della vostra
anima, ed essa è la cosa più
preziosa che veramente vi appartiene. Vi ringrazio!”.
mercoledì 25 settembre 2019
Messaggio della Madonna a Marjia.
"Cari figli!
Oggi vi invito a pregare per le mie
intenzioni affinché possa aiutarvi.
Figlioli, pregate il rosario e meditate i
misteri del rosario perché anche
voi nella vostra vita passate attraverso
le gioie e i dolori.
In questo modo trasformate i misteri nella
vostra vita perché la vita è un
mistero finché non la mettete nelle mani
di Dio.
Così avrete l'esperienza della fede come
Pietro che ha incontrato Gesù
e lo Spirito Santo ha riempito il suo
cuore.
Anche voi, figlioli, siete invitati a
testimoniare vivendo l'amore con il
quale di giorno in giorno Dio vi avvolge
con la mia presenza.
Perciò, figlioli, siate aperti e pregate
col cuore nella fede.
Grazie per aver risposto alla mia
chiamata"
sabato 21 settembre 2019

In
pellegrinaggio al Santuario dell’Amore Misericordioso.
L’Agenzia Essenzialmenteviaggiatori
Verona in
collaborazione con Fausto e
Bertilla Bronzati
di NoifiglidiMadreSperanza organizza dal
10 al 11
Novembre 2019 un Pellegrinaggio al Santuario
dell’Amore Misericordioso a
Collevalenza (PG) ove
riposa: “LA BEATA MADRE
SPERANZA DI GESÙ”
Per
rinvigorire la nostra fede in
Gesù
Cristo che ci aspetta a braccia
aperte nel
suo Santuario per farci
riscoprire L’ AMORE
MISERICORDIOSO
che ha per
tutti noi!
Durante la permanenza
al Santuario è possibile fare l’immersione in
quell’acqua benedetta
che il Signore ha fatto sgorgare affinchè serva
di sollievo a noi
pellegrini!
Partenza il 10 Novembre 2019 da Zevio, S. Giovanni
Lupatoto, Verona,
Sommacampagna, Villafranca,
Vigasio e Isola della Scala (VR).
Il costo del viaggio
è di € 140,00 tutto compreso dal pranzo
della Domenica al pranzo del Lunedì e
assicurazione.
Accompagnatore Fausto, Pulman Castellani.
Per informazioni e contatti
rivolgersi a Fausto e Bertilla
Bronzati
o Facebook Pellegrinaggi Religiosi o Fausto Bronzati
Iscrizioni in
agenzia, fino ad esaurimento dei posti disponibili sul pullman.
Al momento
dell’iscrizione si verserà un acconto di € 90,00 come conferma
del
posto, corredati da fotocopia
carta di identità e codice fiscale.
Il pellegrinaggio si
effettuerà con almeno 35 persone.
ATTENZIONE: Per
richiesta di camera singola supplemento di €
20.00
se disponibile.
Cancellazioni e penali in caso di recesso:
Dall’iscrizione
a 30 giorni prima della partenza penale del 10%
Da 29 a
15 giorni prima della partenza 30% Da 14 giorni a 7 giorni
prima della partenza
il 75% Da 6
giorni al giorno della partenza 100%
AGENZIA ORGANIZZATRICE: EssenzialmenteViaggiatori
di Viaggi Pianeta Verde Srl – Via Locatelli, 13-37122Verona - tel. 045
8030951 fax 045 8011226 mail: info@essenzialmenteviaggi.com RCD
(polizza assicurativa) Unipol 1/72929/319/107323286 Licenza esercizio nr.
247 Rilasciata in data 14/05/14.
Programma comunicato alla provincia di
Verona in data 12/09/2019. Il Programma è sottoposto a Condizioni Generali
previsti dal Decreto Legislativo nr. 206 del 06/09/05
di cui si prega la
presa visione presso l'agenzia. Informativa ai sensi della legge. Comunicazione
obbligatoria ai sensi dell'art. 16 della l.269/98. La legge italiana
punisce
con la pena della reclusione i reati inerenti alla prostituzione e alla
pornografia minorile anche se gli stessi sono commessi all'estero.
martedì 17 settembre 2019
Mi sono posto una domanda dopo aver ricevuto una telefonata: "Chi sei, Gesù?".
Ieri sera; (sarebbe meglio dire ieri notte), ho ricevuto una telefonata
inopportuna; (mio figlio mi dice sempre; papà, ad una certa ora spegni il
telefono, forse ha ragione), quasi un’ora di conversazione che mi ha lasciato
senza forze e con tanta amarezza nel cuore; ma nello stesso tempo anche
una domanda inquietante: “Chi è Gesù per me?”. Perché?
Il mio interlocutore senza mezze parole mi ha detto di smettere la
pubblicazione del commento sul Vangelo del giorno; dicendomi che se le
persone hanno bisogno di sapere possono andare a Messa ed hanno risolto
il loro problema.
E così facendo, destabilizzi chi lo legge, dovresti vergognarti.
È stato un pugno allo stomaco, avrei preferito prenderlo sul viso,
forse faceva meno male.
Logicamente il mio morale è andato sotto i tacchi, non sapevo se piangere
o se arrabbiarmi, la mia testa sembrava un vulcano in eruzione, poi sono rimasto
qualche ora a pensare se quello che sto facendo è giusto o sbagliato.
E la domanda è stata: “Ma Gesù cosa vuole da me?”, bella domanda, fatta
in una notte tremenda.
Ed allora come al solito, quando sono in difficoltà mi rifugio nel Vangelo,
ed ho trovato questo brano di Marco che fa al caso mio, il quale mi ha dato
una risposta logica, ma anche tanti dubbi, perché, non è stato facile.
Dal Vangelo di Marco (8,27-35).
Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo;
e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia?”.
Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”.
Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia?”.
Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”.
E impose loro severamente di non parlare di Lui a nessuno.
In continuazione; opportuna, insistente e destabilizzante; è la domanda
di Gesù a tutti noi, me compreso: “Chi dite che Io sia?”!
Non possiamo essere discepoli per abitudine, (come forse è il mio interlocutore),
con stanchezza, lasciando passare anno dopo anno, dimorando nelle nostre
consolidate e piccole condotte di vita cristiana; non ha dove posare il capo,
il nostro Maestro, non vuole cristiani a traino, non gradisce finte devozioni.
La domanda, allora, è posta in maniera diretta.
Siamo a Cafarnao.
I Dodici, gongolanti, hanno tra le mani un futuro di grande carriera politica
e religiosa; Gesù piace, è credibile, ha successo e gratifica.
Intorno al fuoco discutono, si animano, scommettono su come sarà il loro futuro.
Gesù, defilato, li ascolta e sorride.
Poi, come, se nulla fosse, pone la domanda.
La gente chi dice che io sia?
Si parla molto di Gesù, ieri come oggi.
Sui giornali, nei dibattiti, tra amici, Gesù è un mistero irrisolto, inquietante
e difficile da decifrare.
Chi è, veramente, Gesù di Nazareth?
Le risposte le conosciamo; un grand’uomo, un uomo mite, un messaggero
di pace, uno dei tanti uccisi dal potere.
Tutto vero, ma ci si ferma quì; difficilmente si accetta la testimonianza
della comunità dei suoi discepoli; Gesù è Cristo, Gesù è Dio stesso.
È meglio mantenersi nel vago e rassicurante convincimento che Gesù sia
una personalità della storia da ammirare ma che nulla ha a che vedere con
la mia vita, meglio gestire il rapporto con Gesù riducendolo a memoria
storica, invece che ammettere un'inquietante presenza.
Meglio dar retta alla teoria di moda per dire sempre e solo una cosa, da più
di duemila anni, il Gesù vero non è quello (sconcertante) che ci hanno
raccontato; purtroppo, in tanti lo dicono!
Ma lasciamo stare gli altri.
Gesù non ci sta e, a bruciapelo, pone oggi a ciascuno di noi la
domanda: “Voi chi dite che io sia?”.
Già. E per me, chi è Gesù?
Per me solo, dentro il mio cuore, senza l’assillo di dare risposte sensate
o alla moda, senza la facciata e l'immagine da tenere in piedi!
A me, nudo dentro, Gesù che dice?
Quante risposte mi do!
Per me, Gesù diventa una speranza, una nostalgia, una tenerezza, la tenerezza
del sogno dell'uomo che vorrebbe credere in un Dio vicino, un Dio Padre
e Madre, un Dio che mi coccola, un Dio che mi riempie di attenzioni, un Dio
infine che mi dice: “Ti Amo”, ti Amo, così come sei, bello, brutto, sporco,
magari pieno di difetti, ti Amo, e non so stare senza di te, ma anche che
condivide e che partecipa alla mia vita.
Oppure, attenti al rischio catechismo, abbiamo la risposta
confezionata: “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”, e ci si ferma li.
Affermazione “corretta”, ma così lontana dal cuore!
La folla lo aveva riconosciuto il Messia.
Anche i discepoli, così gli apostoli, così la comunità di Roma a cui Marco
indirizza il suo Vangelo.
Ma, in realtà? Chi è Gesù per me?
Simone osa, si lancia: “tu sei il Messia”.
Risposta forte, esagerata, ardita, in nessun modo Gesù assomiglia al messia
che la gente si aspetta, così comune, dimesso, arrendevole, misericordioso. Nulla.
Gesù lo guarda, contento, e gli annuncia di essere Pietro, di essere una roccia,
dentro di sé.
Simone il pescatore riconosce in Gesù il Cristo.
E Gesù, riconosciuto Cristo, gli restituisce il favore e gli svela che egli è una Pietra.
Se ci avviciniamo a Gesù e lo riconosciamo Signore, subito riconosciamo
chi siamo in noi stessi, chi siamo in verità.
Dio svela l'uomo a se stesso, sempre.
Gesù subito presenta ciò che significa essere Cristo, donarsi fino alla morte.
E qui si resta sgomenti, attoniti e scandalizzati.
Ma come; e allora il Dio onnipotente, efficiente, che interviene a sanare
le nostre malattie? Dov'è?
Sicuramente c'è, ma dopo essere passato nella scandalosa logica della croce.
Non diciamo che Gesù è Cristo se prima non siamo saliti con Lui sulla croce.
Non osiamo fare questa affermazione se prima non abbiamo assaporato
l'esagerazione e la sofferenza del dono, se prima la nostra vita non è stata
arata e scavata dal solco della croce, se prima non abbiamo amato fino a
star male, se il nostro cuore non è stato convertito dal dono della compassione.
Tutto maledettamente vero, fin troppo, per me
Questa croce che diventa misura del dono, giudizio sul mondo, unità di
misura del nuovo sistema di amare il fratello.
E come Pietro, anche noi riconosciamo Gesù Cristo dal dono di Se sulla Croce,
fatto per il troppo amore che ha per tutti noi.
Ma la cosa grandiosa è stata quella di donarsi a noi nell’Eucaristia, fatta, prima
di donare la sua vita, nell’ultima Cena che diventerà la Cena Pasquale, con
una promessa: “In ogni Santa Messa fatta nel mio nome, scendo misticamente
a rinnovare il mio gesto d’Amore!”.
Ed allora, chiediamoci, ancora in continuazione, chi è per noi,
oggi, il Signore Gesù!
Bella domanda; proviamo, allora, a darci un risposta, anzi, diamola al Signore.
Purtroppo non è sempre facile, abbiamo sempre tante contraddizioni, purtroppo,
ma la nostra salvezza dipende dalla nostra volontà di provarci veramente, ed è
questo che il Signore guarda; la nostra volontà di provarci, anche se con difficoltà.
Coraggio amici, in questa notte ho chiesto al Signore cosa vuole da me.
La sua risposta e stata semplice: “Segui la strada che ti ho spianato nella
tua vita, tutto qui.
Sembra poco, ma non è così, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà
quello che fai, l’importante però è provarci sempre, io l’ho fatto e, forse
per questo do fastidio e, sinceramente ho anche pensato di smetterla e
chiudere la pagina per non avere più problemi.
Però, se questa è la strada che mi ha indicato il Signore, perché smettere,
riproviamo, ed anche a voi amici dico, proviamoci
e saremo salvi, buona serata Fausto.
inopportuna; (mio figlio mi dice sempre; papà, ad una certa ora spegni il
telefono, forse ha ragione), quasi un’ora di conversazione che mi ha lasciato
senza forze e con tanta amarezza nel cuore; ma nello stesso tempo anche
una domanda inquietante: “Chi è Gesù per me?”. Perché?
Il mio interlocutore senza mezze parole mi ha detto di smettere la
pubblicazione del commento sul Vangelo del giorno; dicendomi che se le
persone hanno bisogno di sapere possono andare a Messa ed hanno risolto
il loro problema.
E così facendo, destabilizzi chi lo legge, dovresti vergognarti.
È stato un pugno allo stomaco, avrei preferito prenderlo sul viso,
forse faceva meno male.
Logicamente il mio morale è andato sotto i tacchi, non sapevo se piangere
o se arrabbiarmi, la mia testa sembrava un vulcano in eruzione, poi sono rimasto
qualche ora a pensare se quello che sto facendo è giusto o sbagliato.
E la domanda è stata: “Ma Gesù cosa vuole da me?”, bella domanda, fatta
in una notte tremenda.
Ed allora come al solito, quando sono in difficoltà mi rifugio nel Vangelo,
ed ho trovato questo brano di Marco che fa al caso mio, il quale mi ha dato
una risposta logica, ma anche tanti dubbi, perché, non è stato facile.
Dal Vangelo di Marco (8,27-35).
Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo;
e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dice la gente che io sia?”.
Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”.
Ma egli replicò: “E voi chi dite che io sia?”.
Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”.
E impose loro severamente di non parlare di Lui a nessuno.
In continuazione; opportuna, insistente e destabilizzante; è la domanda
di Gesù a tutti noi, me compreso: “Chi dite che Io sia?”!
Non possiamo essere discepoli per abitudine, (come forse è il mio interlocutore),
con stanchezza, lasciando passare anno dopo anno, dimorando nelle nostre
consolidate e piccole condotte di vita cristiana; non ha dove posare il capo,
il nostro Maestro, non vuole cristiani a traino, non gradisce finte devozioni.
La domanda, allora, è posta in maniera diretta.
Siamo a Cafarnao.
I Dodici, gongolanti, hanno tra le mani un futuro di grande carriera politica
e religiosa; Gesù piace, è credibile, ha successo e gratifica.
Intorno al fuoco discutono, si animano, scommettono su come sarà il loro futuro.
Gesù, defilato, li ascolta e sorride.
Poi, come, se nulla fosse, pone la domanda.
La gente chi dice che io sia?
Si parla molto di Gesù, ieri come oggi.
Sui giornali, nei dibattiti, tra amici, Gesù è un mistero irrisolto, inquietante
e difficile da decifrare.
Chi è, veramente, Gesù di Nazareth?
Le risposte le conosciamo; un grand’uomo, un uomo mite, un messaggero
di pace, uno dei tanti uccisi dal potere.
Tutto vero, ma ci si ferma quì; difficilmente si accetta la testimonianza
della comunità dei suoi discepoli; Gesù è Cristo, Gesù è Dio stesso.
È meglio mantenersi nel vago e rassicurante convincimento che Gesù sia
una personalità della storia da ammirare ma che nulla ha a che vedere con
la mia vita, meglio gestire il rapporto con Gesù riducendolo a memoria
storica, invece che ammettere un'inquietante presenza.
Meglio dar retta alla teoria di moda per dire sempre e solo una cosa, da più
di duemila anni, il Gesù vero non è quello (sconcertante) che ci hanno
raccontato; purtroppo, in tanti lo dicono!
Ma lasciamo stare gli altri.
Gesù non ci sta e, a bruciapelo, pone oggi a ciascuno di noi la
domanda: “Voi chi dite che io sia?”.
Già. E per me, chi è Gesù?
Per me solo, dentro il mio cuore, senza l’assillo di dare risposte sensate
o alla moda, senza la facciata e l'immagine da tenere in piedi!
A me, nudo dentro, Gesù che dice?
Quante risposte mi do!
Per me, Gesù diventa una speranza, una nostalgia, una tenerezza, la tenerezza
del sogno dell'uomo che vorrebbe credere in un Dio vicino, un Dio Padre
e Madre, un Dio che mi coccola, un Dio che mi riempie di attenzioni, un Dio
infine che mi dice: “Ti Amo”, ti Amo, così come sei, bello, brutto, sporco,
magari pieno di difetti, ti Amo, e non so stare senza di te, ma anche che
condivide e che partecipa alla mia vita.
Oppure, attenti al rischio catechismo, abbiamo la risposta
confezionata: “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”, e ci si ferma li.
Affermazione “corretta”, ma così lontana dal cuore!
La folla lo aveva riconosciuto il Messia.
Anche i discepoli, così gli apostoli, così la comunità di Roma a cui Marco
indirizza il suo Vangelo.
Ma, in realtà? Chi è Gesù per me?
Simone osa, si lancia: “tu sei il Messia”.
Risposta forte, esagerata, ardita, in nessun modo Gesù assomiglia al messia
che la gente si aspetta, così comune, dimesso, arrendevole, misericordioso. Nulla.
Gesù lo guarda, contento, e gli annuncia di essere Pietro, di essere una roccia,
dentro di sé.
Simone il pescatore riconosce in Gesù il Cristo.
E Gesù, riconosciuto Cristo, gli restituisce il favore e gli svela che egli è una Pietra.
Se ci avviciniamo a Gesù e lo riconosciamo Signore, subito riconosciamo
chi siamo in noi stessi, chi siamo in verità.
Dio svela l'uomo a se stesso, sempre.
Gesù subito presenta ciò che significa essere Cristo, donarsi fino alla morte.
E qui si resta sgomenti, attoniti e scandalizzati.
Ma come; e allora il Dio onnipotente, efficiente, che interviene a sanare
le nostre malattie? Dov'è?
Sicuramente c'è, ma dopo essere passato nella scandalosa logica della croce.
Non diciamo che Gesù è Cristo se prima non siamo saliti con Lui sulla croce.
Non osiamo fare questa affermazione se prima non abbiamo assaporato
l'esagerazione e la sofferenza del dono, se prima la nostra vita non è stata
arata e scavata dal solco della croce, se prima non abbiamo amato fino a
star male, se il nostro cuore non è stato convertito dal dono della compassione.
Tutto maledettamente vero, fin troppo, per me
Questa croce che diventa misura del dono, giudizio sul mondo, unità di
misura del nuovo sistema di amare il fratello.
E come Pietro, anche noi riconosciamo Gesù Cristo dal dono di Se sulla Croce,
fatto per il troppo amore che ha per tutti noi.
Ma la cosa grandiosa è stata quella di donarsi a noi nell’Eucaristia, fatta, prima
di donare la sua vita, nell’ultima Cena che diventerà la Cena Pasquale, con
una promessa: “In ogni Santa Messa fatta nel mio nome, scendo misticamente
a rinnovare il mio gesto d’Amore!”.
Ed allora, chiediamoci, ancora in continuazione, chi è per noi,
oggi, il Signore Gesù!
Bella domanda; proviamo, allora, a darci un risposta, anzi, diamola al Signore.
Purtroppo non è sempre facile, abbiamo sempre tante contraddizioni, purtroppo,
ma la nostra salvezza dipende dalla nostra volontà di provarci veramente, ed è
questo che il Signore guarda; la nostra volontà di provarci, anche se con difficoltà.
Coraggio amici, in questa notte ho chiesto al Signore cosa vuole da me.
La sua risposta e stata semplice: “Segui la strada che ti ho spianato nella
tua vita, tutto qui.
Sembra poco, ma non è così, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà
quello che fai, l’importante però è provarci sempre, io l’ho fatto e, forse
per questo do fastidio e, sinceramente ho anche pensato di smetterla e
chiudere la pagina per non avere più problemi.
Però, se questa è la strada che mi ha indicato il Signore, perché smettere,
riproviamo, ed anche a voi amici dico, proviamoci
e saremo salvi, buona serata Fausto.
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