sabato 15 aprile 2017

Gesù è veramente Risorto

Risorti!
E’ risorto, amici, è risorto!
La pietra è stata ribaltata, il Signore è vivo, non è più imbalsamato,
non cerchiamolo tra i morti!
La festa è iniziata, lo stupore si è diffuso, la corsa affannosa di
Pietro e Giovanni è giunta fino a noi.
Siamo discepoli del Maestro, amici?
Abbiamo seguito la sua predicazione, con Lui abbiamo attraversato
le verdi colline intorno al lago?
Abbiamo sentito il nostro cuore scuotersi, emozionarsi, quando
il Signore parlò a voce alta delle Beatitudini?
Anche noi ci siamo fatto largo tra la folla per vedere i ciechi
recuperare la vista?
Anche noi lo abbiamo seguito a Gerusalemme, la città che uccide i Profeti?
C’eravamo quando–come una tragedia, come un pugno nello stomaco,
come una disgrazia–il Rabbì è stato arrestato e iniquamente ucciso?
E’ risorto, come aveva detto: la tomba è vuota, l’angelo è disteso sulla
pietra e ci ammonisce: «Perché cercate tra i morti uno che è vivo?»
Perché cerchiamo tra i morti uno che è vivo?
Quanti cristiani conosco che credono nel crocifisso e non sanno
andare oltre!
Quanti che non sono capaci di superare la propria sofferenza per
aprirsi alla gioia contagiosa della resurrezione!
Certo: abbiamo meditato a lungo davanti a quel cadavere che pende
dalla croce, abbiamo versato tutte le nostre lacrime.
Ma questa è una storia vecchia, che ora possiamo rileggere alla luce
della resurrezione.
Ho paura di un cristianesimo fermo al venerdì santo: è naturale
condividere il dolore, sentiamo vicino un Dio che soffre, ma quanta
conversione dobbiamo fare per condividere anche la gioia!
Non c’è che un modo per superare il dolore.
Non amarlo.
Ne sanno qualcosa Cleopa e il suo amico, che tornano sconfitti da
Gerusalemme a Emmaus, talmente chiusi nel loro dolore da non
accorgersi che il dolore è scomparso, travolto dalla gioia pasquale
di un Dio che cammina con loro.
E’ risorto, amici, non stanchiamoci di dirlo: una tomba vuota è il
pilastro del mondo nuovo!
Riflettevo con un gruppo di amici; nei secoli migliaia di cristiani
partivano per sei mesi di viaggio, a rischio della propria vita,
affrontando fatiche e disagi inimmaginabili, per vedere una tomba. Vuota.
Sí, vuota: talmente preziosa nella sua desolante nudità da diventare
il segno di riferimento dell’intera cristianità.
Gesú è risorto: non rianimato, non rinvenuto ma risorto.
Se risorto significa che è presente qui e ora, per ciascuno di noi.
Se risorto significa che le sue parole non sono solo belle parole di
un uomo sensibile e mite.
Se risorto Dio è la nostra gioia!
Qualcuno dirà; Fausto, non conosci la mia sofferenza.
Io no, ma Dio sì: mettila a fuoco, qual’è la pietra che ti impedisce
di gioire?
Quella cosa per cui dici. «Se non avessi… allora sarei felice!»
Dalle un nome, guardala questa pietra che blocca il sepolcro; una
sofferenza, un torto non perdonato, un’insoddisfazione, una paura?
Bene: l’angelo la ribalta e vi si stende sopra.
Grandioso l’angelo trasgressivo del vangelo di Matteo!
Grandioso angelo sornione che sorride delle nostre tragiche
e definitive tragedie!
Disteso sulla pietra ci sorride e dice: «cercate un crocifisso?
Lasciate stare!
Qual’era la pietra, l’ostacolo insormontabile che ti impediva di
gioire, di essere felice?
Questo? Ah!…» Alla fine, dopo avere invitato le donne a
spalancare il cuore e gli occhi aggiunge: «Io ve l’ho detto!»,
cioé: il mio compito l’ho assolto, la notizia l’avete ricevuta,
non prendetevela con me.
Ha ragione, l’angelo, la notizia l’abbiamo ricevuta, ma quanto ancora
deve perforare la corazza dell’abitudine che ci impedisce di gioire!
Cinquanta giorni, da oggi, ci permetteranno di compiere un cammino
di luce, una riscoperta della bellezza di un Dio vivo.
Il Signore è risorto, amici.
Santa Pasqua nel Cristo Risorto amici, Fausto.




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