domenica 31 dicembre 2017

Buon Anno

Il 2017 se ne sta andando, non so se è stato bello o brutto,
ormai poco importa, quello che mi sta a cuore è che almeno il 2018
sia per voi e per i vostri cari un anno ricolmo di serenità,

di pace e salute per tutti voi con affetto da Fausto.

sabato 30 dicembre 2017

Eccovi amici la vera famiglia; Padre, Madre e Figlio.

Dal Vangelo secondo Luca (2,22-40) anno B.
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la
legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme
per presentarlo al Signore-come è scritto nella legge del Signore: «Ogni
maschio primogenito sarà sacro al Signore»-e per offrire in sacrificio una
coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio,
che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.
Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il
bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli
lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore,
che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno
visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti
alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione-e
anche a te una spada trafiggerà l'anima-, affinché siano svelati i pensieri
di molti cuori».
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.
Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo
matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.
Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni
e preghiere.
Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava
del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero
ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di
Dio era su di lui.
Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Mettiamo insieme i pezzi.
È passata una sola settimana dalla notte di natale e la liturgia ci invita ad
iniziare l’anno civile in compagnia di Maria, madre di Dio.
Una liturgia curiosa, a metà fra la necessità di “battezzare” la pagana festa
del passaggio dell’anno e la voglia di ridire il mistero dell’incarnazione di Dio.
Ecco Dio, dicevamo.
Inatteso, stupefacente, diverso, inquietante, donato nella sua disarmante fragilità.
Ecco Dio, ci ripetiamo da una settimana intera, quasi scrollandoci la sensazione
di intorpidimento che ci ha dato la festa natalizia.
Rimessi negli armadi i panni un pò frusti del vacchiardo Babbo Natale,
digerite le (troppo) luculliane pietanze, superato (spero!) il dolore devastante
di chi vive da solo (e male) ogni Natale, è tempo di lasciare spazio alla teologia;
mettiamo da parte emozioni e tradizione e riappropriamoci della fede.
Natale è uno schiaffo pacifico ai nostri pregiudizi e alle nostre convinzioni,
e, preso sul serio, ci scomoda e ci obbliga a riflettere.
Siamo convinti che Dio non ci sia, che sia il grande assente della nostra modernità;
davanti ai grandi drammi della natura siamo sempre pronti a far salire sul banco
degli imputati Dio e scivoliamo sulle eventuali responsabilità degli uomini
(violenza e guerra sono opera nostra!).
I tragici fatti di queste ultime ore in Terra Santa, ci riportano alla verità e alla
responsabilità dell’uomo, capace di crearsi un inferno in terra, fosse anche
terra benedetta dalla presenza di Dio.
La violenza e l’incomprensione non sono segno dell’indifferenza di Dio, ma
conseguenza del nostro tenerlo fuori dai nostri giochi, lontano dalle nostre
logiche di potere e di dominio.
Natale, invece, dice che non è Dio ad essere assente, ma che è l’uomo il grande
assente della Storia.
Eterno adolescente, come Adamo che si nasconde da Dio che lo cerca, l’uomo
fugge l’inquietudine per non mettersi in gioco; la luce viene nelle tenebre ma
i suoi non l’hanno accolta.
Siamo convinti che Dio c’è ed è strano, inaccessibile, incomprensibile.
Che è meglio tenerselo buono, semmai ne avessimo bisogno e, quando ne
abbiamo bisogno, chiediamo e invochiamo e imploriamo per avere una grazia,
un favore; Lui che è Onnipotente potrebbe (dovrebbe!) ascoltare noi suoi
figli, noi devoti.
Natale, invece, dice che Dio diventa fragile, che chiede, invece di donare, che
elemosina, invece di elargire che, per amore, annienta se stesso, si umilia
abbandonando la sua divinità perché noi possiamo (un poco) sperimentare
la divinità.
Siamo convinti che Dio sia nelle cose del cielo, nei momenti forti, nei luoghi
sacri, nelle lunghe celebrazioni (spesso noiosette), nelle settimane di ritiro,
nelle messe domenicali.
E ci lamentiamo di non potere, di non avere il tempo, di non riuscire, i monaci
loro sì, beati, i santi loro sì, ma noi povericristi.
Natale, invece, ci parla dell’incarnazione di Dio, del fatto che, facendosi uomo,
Dio riempie di santità ogni frammento di vita, dallo straccio per lavare i
pavimenti, alla mano unta del meccanico, allo sforzo ripetitivo dell’operaio
in fabbrica.
Non esistono più luoghi e tempi sacri.
Esiste un luogo e un tempo santo; la mia vita, quella che Dio sceglie di abitare.
Per accorgerci di questa trasfigurazione abbiamo bisogno di silenzio e preghiera
(che serve sempre e soltanto se cambia il mio sguardo sulla vita) come
fa Maria la bella.
Luca dice che Maria serbava nel cuore tutti questi eventi, mettendo insieme i pezzi.
Iniziando questo anno nuovo (mi spiace per gli astrologhi ma sarà molto simile
a quello appena passato!) la liturgia ci dice di imitare Maria, di dedicare del
tempo al “dentro”, di accorgerci di Dio.
Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta.
Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere
tutte le cose ad asciugare.
Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso, indispensabile.
Perché non assumerci l’impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio,
di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?
Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.
 “Far splendere il volto”, è uno splendida opportunità che indica il sorriso di una
Persona; quando sorridiamo il nostro volto si illumina.
Questo vi auguro, cordialmente, amici, qualunque cosa accada in questi mesi;
che possiate cogliere negli eventi della vostra caotica vita il volto sorridente di Dio.
Dio sorride, ovvio.
Chi ama, anche nelle avversità, sorride.
Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.
Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito, macchè.
Dio sorride, sempre.
Il problema, semmai, siamo noi.
Nei momenti di fatica e di dolore non guardiamo verso Dio, siamo travolti
dall’emozione, non riconosciamo in Dio nessun sorriso.
Non aspettatevi che Dio vi risolva i problemi, né che vi appiani la vita
o ve la semplifichi.
La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata.
Ma se Dio vi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo,
una ragione che ignoro, e allora mi fido.
Qualunque cosa succeda nella vostra vita, quest’anno, che Dio vi
sorrida, amici, Buon Anno, Fausto.

venerdì 29 dicembre 2017

Il Natale che vorrei veramente, un Natale per adorare il Bambino Gesù che viene per fare amicizia con noi.

SETTE VERITA' DIMENTICATE SUL NATALE.
Gesù non era un arabo, Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati,
non erano profughi, non erano clandestini, non erano senza fissa dimora,
non erano poveri e non disprezzarono i soldi e l'oro dei magi.
1) GESÙ NON ERA UN ARABO
Gesù non era un arabo, come viene sostenuto da più parti, né tanto meno
un "palestinese" ma più semplicemente un ebreo avente, per di più, una
discendenza regale (Re Davide).
2) MARIA E GIUSEPPE ERANO REGOLARMENTE SPOSATI
Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati e non una "coppia particolare"
come spesso alcuni riferiscono.
3) NON ERANO PROFUGHI
Maria e Giuseppe non erano profughi in fuga.
Si dovettero spostare da Nazareth a Betlemme (circa 130 km, un po' come
andare da Roma a L'Aquila) per via del censimento indetto dall'imperatore
romano Cesare Augusto.
4) NON ERANO CLANDESTINI
Maria e Giuseppe non erano clandestini ma cittadini dell'Impero Romano.
Anche quando si trasferirono in Egitto per sfuggire alla cattura di Re Erode si
trovarono sempre dentro l'Impero Romano, nel quale la circolazione fra le varie
province era libera.
Un pò come se noi dall'Italia ci trasferissimo per tre anni, all'interno della stessa
Comunità Europea, a Vienna o a Parigi.
5) NON ERANO SENZA FISSA DIMORA
Maria e Giuseppe non erano "senza fissa dimora".
Avevano una casa a Nazareth dove Giuseppe svolgeva un regolare lavoro.
6) NON ERANO POVERI
Giuseppe e Maria non erano poveri.
Giuseppe, carpentiere e uomo saggio, faceva parte, per usare un'espressione
moderna, del ceto medio.
Arrivato con Maria a Betlemme cercò un albergo dove far riposare la sua
sposa avendo con sé il denaro sufficiente per pagarlo.
Purtroppo non vi trovò posto per via della moltitudine di persone che si erano
spostate a causa censimento.
7) MARIA E GIUSEPPE NON DISPREZZARONO I SOLDI E L'ORO
Maria e Giuseppe non schifarono l'oro ritenendolo "sterco del demonio", ma
lo accettarono insieme agli altri preziosissimi doni portati a Betlemme dai
nobili sacerdoti orientali.
Camillo Langone nell'articolo sottostante dal titolo "Da consumista a buonista...
il Natale peggiore" parla del significato del Natale.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Il Giornale il 24 dicembre 2017:
Natale lussuosista o Natale pauperista?
Chiaramente, dovendo scegliere, io opterei per il primo, e pazienza per
l'overdose di traffico e pacchetti: perfino san Francesco, il Povero per eccellenza,
esortava ogni cristiano a essere in questa occasione «largo e munifico», mettendo
in tavola i cibi più preziosi e più rari proprio per solennizzare la nascita del Salvatore.
Del resto i Re Magi portarono in dono al Bambin Gesù oro, incenso e mirra, non
strofinacci equo-solidali...
Il Natale pauperista lo lascio molto volentieri agli emuli di Giuda: guarda caso
è proprio l'apostolo traditore a mettersi a tuonare contro gli sprechi (per chi non
frequenta abitualmente il Vangelo ecco il riferimento: Giovanni 12,4).
E a tutti coloro che si meritano 4 in economia perché ignorano come il lusso
sia un formidabile volano occupazionale: il cosiddetto superfluo è
indispensabile a tanti lavoratori, smettere di regalare cravatte, guanti, orecchini
e borsette significherebbe far crollare comparti produttivi a forte impiego di
manodopera specializzata.
E poi di cosa vivrebbero costoro?
Di prediche moralistiche?
Dunque, dovendo scegliere, preferirei il Natale lussuosista, consumista e
sprecone, ma potendo non scegliere rinuncerei anche a questi aggettivi che in
effetti, deve ammetterlo perfino un collezionista di cravatte come me, un certo
oscuramento del messaggio originale lo segnalano: gli uomini sono fatti così,
il benessere li distrae da Dio a cui invece ritornano nel momento del bisogno.
Un Natale che sia semplicemente natalizio è possibile?
Un Natale senza aggettivi perché Natale è di per sé un aggettivo (il giorno natale,
il giorno della nascita) e qualsiasi parola ulteriore distoglie l'attenzione dal vero
protagonista della festa.
Ebbene sì, sogno un Natale puramente religioso che per qualche giorno faccia
tacere ideologie e polemiche e purtroppo sembra un sogno irrealizzabile perché
a buttarla in politica sono proprio coloro che della religione dovrebbero essere
i custodi: i preti.
Non tutto il clero, ci mancherebbe, ma tutto il clero responsabile dei presepi
tendenziosi e faziosi di cui si parla in questi giorni.
Non c'è scampo nemmeno in provincia, nemmeno lontano dal presepe di piazza
San Pietro in sospetto di omosessualismo: ero dal barbiere a Trani e leggendo
la Gazzetta del Mezzogiorno mi sono imbattuto nel presepe immigrazionista
di Modugno, paesone dell'entroterra barese.
Non ci si può neanche far tagliare i capelli in pace, ho pensato.
Presepi analoghi, dedicati al dio Gommone, spuntano ovunque da Arcore
a Palermo, passando per Castenaso, Bra, Filattiera, Lari...
L'apostasia del clero cattolico è impressionante, l'entusiasmo per un'africanizzazione
che significa islamizzazione ha dell'incredibile, ma almeno fino all'Epifania si

potrebbe adorare esclusivamente un bambino di nome Gesù?

La mia lettera a Gesù per Natale, quello vero, non quello falso dei falsi buonisti.

CARO GESU' BAMBINO, SCUSA IL RITARDO
Non tener conto di quello che ti ho chiesto fino ad oggi, ma sia fatta
la tua volontà perché tu solo sai quello che è meglio per me.
Caro Gesù Bambino, scusa il ritardo, forse non sono più in tempo, ma, ecco,
volevo dirti, straccia la letterina che ti ho scritto.
Fà finta di niente con quelle richieste, posso sicuramente farne a meno.
Ascolta quello che ti chiedo e lascia stare tutto il resto, sono accessori
(che poi, se ti rimane tra i piedi quella scatola della Apple e non sai che farne,
nulla ti impedisce di darmela comunque lo stesso).
UN'ALTRA DIMENSIONE DEL RAPPORTO CON DIO
A una catechesi ho ascoltato una cosa, e da allora voglio solo quella, e, manco
fosse un iPhoneX, sono disposta a fare la fila tutta la notte in piedi pur di averla.
Padre Emidio diceva che per alcuni che fanno sul serio con Dio, ma davvero
sul serio, che lo convincono sinceramente che lo desiderano, che sono pronti
a giocarsi tutto soprattutto sul piano dell'affettività, il cuore, si può entrare in
un'altra dimensione del rapporto con Dio.
Ci si può sintonizzare con lui, si può davvero essere agganciati, e cominciare
a vivere un'amicizia piena col Creatore.
Allora non staremo più a chiedergli i miracoli, ma sarà lui a tirarceli dietro,
perché l'unica cosa che ci starà davvero a cuore sarà salvare fratelli, che è
esattamente la stessa cosa che sta a cuore a Dio, quindi non ci sarà più bisogno
di chiedergli niente; si diventa una società per azioni con l'Onnipotente (era per
questo che santa Teresa d'Avila diceva che non riusciva a chiedere niente a Dio
perché lui preveniva sempre le sue richieste).
Essere in società col capo del mondo deve essere niente male.
Nulla può farti paura, neanche la morte, perché cominci a vivere già un pò
dell'altra vita, a intuire qualcosa.
La frattura tra questa e l'altra vita ogni tanto cede, e si riesce a buttare l'occhio di là.
COME PUÒ AVVENIRE QUESTO?
Quando arriva il momento opportuno, bisogna stare pronti, essere seri, e dire di sì.
Non avere paura di dare qualcosa di grosso, di coinvolgerci, di perdere il controllo,
di rischiare, anche se Dio, tremendo e fascinoso, fa pure un po' paura (niente di
più lontano da certe immaginette devozionali caramellose...).
Come si fa a fare questo passaggio?
Noi non possiamo creare le occasioni, ma dire di sì quando lui arriva.
Voglio raddrizzare i miei sentieri, e appianare le colline e riempire le valli
per farti passare.
Che vuol dire voglio accogliere le croci perché ho capito che mi sono necessarie.
Voglio accoglierle per cambiare il mio modo di pensare, quello che ho ritenuto
indiscutibile fino a oggi.
Vorrei cominciare a pensare non secondo me, ma secondo Te, Dio.
Voglio cominciare a stare attento a quello che mi sussurri piano piano nelle
giornate, quando impercettibilmente cerchi di portarmi su un altro livello di vita.
Voglio capire che la vita secondo te, la vita secondo il battesimo, è tutta un'altra
cosa, ma lo voglio capire davvero, sperimentandolo concretamente.
Voglio proprio sintonizzarmi su un altro livello di comunicazione con te.
Allora l'unica preghiera che avrò voglia di fare sarà "Signore, cambia la mia testa.
Sia fatta la tua volontà perché Tu solo sai quello che è meglio per me, per i figli,
per le persone a cui tengo.
Voglio entrare in questa nuova relazione con te, che sei un oceano di piacere".
Dio, se è vero quello che ho ascoltato, se è vero che esisti e che è possibile
questa vita in un'altra dimensione già da qui e ora, perché in queste feste non
mi cambi la testa e non me lo fai capire sul serio?
Ripeterò questa preghiera senza sosta come una giaculatoria in questi giorni
di Natale, ti prenderò per sfinimento.
Se non mi ascolti, allora riprendi pure in mano la letterina che ti avevo scritto,
perché alcune cose mi servono davvero, e se tu non mi riempi il cuore mi sa
che ne avrò bisogno.
Comunque, preferisco il paradiso.
Continuiamo a vivere il Natale amici, Fausto


lunedì 25 dicembre 2017

Messaggio mensile della Madonna a Marjia

Messaggio della Madonna a Marjia del 25 Dicembre 2017.
"Cari figli! Oggi vi porto mio Figlio Gesù, affinché vi doni
la Sua pace e la Sua benedizione.
Figlioli, vi invito tutti a vivere e testimoniare le grazie e i doni
che avete ricevuto.
Non temete!
Pregate affinché lo Spirito Santo vi dia la forza di essere testimoni
gioiosi e uomini di pace e di speranza.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata”. "

Il messaggio annuale della Madonna a Jakov da Medjugorje.

Messaggio speciale della Madonna a Jakov Čolo da Medjugorje,
il quale ha avuto apparizioni quotidiane dal 25 giugno 1981
fino al 12 settembre 1998, quando nostra Signora ha promesso di
presentarsi solo una volta all'anno, il giorno di Natale, e oggi la
Madonna ha dato il seguente messaggio: Cari figli, Oggi in questo
giorno di grazia vi invito a chiedere al Signore il dono della Fede.
Figli miei, decidetevi per Dio e iniziate a vivere e credere in ciò che
Dio Vi chiede.
Credere, figli miei, vuol dire mettere le vostre vite nelle mani di Dio,
nelle mani del Signore che vi ha creati e che vi ama con un Amore immenso.
Non siate solo credenti con le parole ma testimoniate la vostra fede attraverso
le opere e con esempio personale.
Parlate con Dio con il vostro Padre.
Aprite e donate a Lui i vostri cuori e vedrete come i vostri cuori cambieranno
e come la vostra vita ammirerà le opere di Dio.
Figli miei, non c'è vita senza Dio, perciò io come madre intercedo e prego
il mio Figlio che rinnovi i vostri cuori e che riempia le vostre vite
con Suo immenso Amore.


domenica 24 dicembre 2017

Avvolti dalla Luce, Natale giorno benedetto.

Evviva il Natale.
Alla fine del nostro itinerario di avvento, pronti o non pronti, accade.
Dio, di nuovo, scommette sull'uomo.
Dio, ancora, chiede ospitalità.
Dio, l'inaudito, è qui. È nato amici!
È qui, oggi come allora, nel cuore di chi sa ancora stupirsi, il Signore viene!
Ma attenti al "natalismo".
Così ho ribattezzato questa sindrome da “buonismo natalizio”: è un
atteggiamento che, ben più semplice della conversione, si accontenta di
prendere a proprio uso e consumo la patina sentimentale che aleggia intorno
alla culla e al bambino piccino e ai pastori eccetera eccetera.
E' un rischio ultradiffuso, che riempie le nostre chiese una volta all'anno
ma che poche volte sfocia in un atteggiamento di fede.
Pochi buoni sentimenti, in questa notte, ma molto coraggio a lasciarsi provocare.
Questo bambino, così innocuo, suscita paura, stupore, come quando ci
avviciniamo a qualcosa di grande, di sconosciuto.
Chi lo avrebbe mai detto?
Che il Dio cercato dall'uomo da sempre, è la risposta a tutte le nostre più
profonde ed autentiche domande, il Creatore amato e temuto, intuito e
adorato, avesse il volto e il sorriso di un neonato?
Quanto di più disarmante, stupefacente, tenero, indifeso potete trovare
dello sguardo di un bambino?
Questo è il nostro Dio.
A voi fratelli dilaniati dal dolore e dalla solitudine, che chiedete se Dio
conosce le vostre notti insonni, vi mostrano questo bambino.
Cosa doveva fare di più, Dio, per dimostrare che ci amava?
Quale gesto più sconvolgente di questa debolezza voluta, consegnata,
questa fiducia inaudita che Dio ha nell'uomo?
Se il nostro cuore riesce ad aprirsi a queste inaudite altezze, credetemi,
si ritrova come i pastori; avvolto dalla luce.
Avvolto dalla luce, abitato dalla luce, illuminato dentro.
Non siamo più noi a cercare, non dobbiamo più sforzarci, è Lui che ci
avvolge, è lui che ci cerca.
La gioia, grande, per noi e per tutto il mondo è questo Dio che si fa presente,
accanto a ciascuno di noi.
Questo Dio che ancora sceglie di compromettersi, di amarci, di accoglierci,
di avvolgerci.
Eppure, direte, non ce ne accorgiamo.
Vero; come la stragrande maggioranza degli abitanti di Betlemme, brava
gente, magari "di chiesa", che dormirono ronfando sonoramente quella notte,
mentre Dio trovava ospitalità in una vecchia stalla.
Come Erode e i sacerdoti del tempio che, conoscendo le Scritture sapevano a
memoria che a Betlemme sarebbe nato il Messia; e non si mossero di un millimetro.
Natale è dramma, per ogni uomo di ogni tempo; il dramma della scelta fra
tenebre e luce, fra Dio e il nulla, fra lo stupirsi e l’adeguarsi.
L'unico dramma della nostra vita, amici, è che Dio non ci trovi presenti,
quando verrà, è che non riesca a nascere nel profondo del nostro cuore.
Natale diventerà allora una memoria, una festa di buoni sentimenti. E basta.
È Natale, che ci crediamo o no, Dio non chiede permesso per esistere,
per nascere, per venire, per amarci.
Buon Natale, allora, nella meraviglia di questo amore senza condizioni,
di questo dono totale che Dio fa a noi, e che ci avvolge di stupore.
Buon Natale, soprattutto a chi, come i pastori di Betlemme, si sentono
un pò sconfitti dalla vita; a chi è in carcere, a chi è in ospedale, a chi ha
perso fiducia, a chi ha preso solo porte in faccia, a chi è messo
sempre da parte.
Per voi, per noi, è nato il Salvatore.
Buon Natale, amici.
Buon Natale a chi si è preparato e a chi proprio non gliene importa
nulla, a chi ha il cuore colmo e chi ce l’ha arido come la sabbia,
a chi se l’aspettava e a chi non ci crede più.
Buon Natale ai poveri, poveri, agli ultimi, ultimi e agli sconfitti.
Per loro, per noi, è nato un Salvatore; Dio ci abita.
Smettiamola di maledire Dio per la sua assenza.
Egli è qui, consegnato alla nostra indifferenza!

Buon Natale a tutti voi amici, da Fausto.

sabato 23 dicembre 2017

Non vergogniamoci di festeggiare il Santo Natale.

Santo Natale 2017.
Ed eccoci al Natale che infastidisce le altre religioni, ed allora
cercano di sminuirlo, complici i cristiani.
Tutto come allora; Gesù nasceva in un grotta, ma nessuno si è
preoccupato di andare a vedere cosa era successo, non cambia nulla.
Io invece, copio dai pastori, gli ultimi, mi alzo con fatica perché
è un momentaccio, e vado alla grotta a vedere il mio Gesù,
che viene ancora anche per me, ma spero che venga ancora
anche per voi amici.

Santo Natale a tutti voi amici, da Fausto.

Felice Natale amici a tutti voi.

A
chi
ama
dormire
ma si sveglia
sempre di buon
umore, a chi saluta
ancora con un bacio, a
chi lavora molto e si diverte di
più, a chi va in fretta in auto ma
non suona ai semafori, a chi arriva
in ritardo ma non cerca scuse, a chi spegne
la televisione per fare due chiacchere, a chi è
felice il doppio quando fa a metà, a chi si alza presto
per aiutare un amico, a chi vede nero solo quando è buio.
A chi non aspetta Natale
per essere migliore.


BUON NATALE.

venerdì 8 dicembre 2017

Maria l'Immacolata Concezione.

Vigilare; l`esempio di Maria di Nazareth.
Oggi è una buona occasione per riflettere sull'esempio di Maria,
prima tra i credenti.
Ci sono dei personaggi chiave all'interno del nostro cammino di fede e-tra
questi-Maria è il modello di ogni cristiano.
Ma mi rendo conto che Maria può diventare quasi un ostacolo per chi si sta
avvicinando alla fede; la devozione popolare ha talmente arricchito l'immagine
della Madre, da renderla distante, eccessiva; cos'ha a che vedere con le mie
fragilità, i miei problemi questa donna fuori dall'ordinario?
Bisogna, allora, trovare il coraggio di tornare al Vangelo, di ripercorrere
l'esperienza di Maria così come ci viene proposta dai Vangeli, andare all'origine
e alla causa dell'amore nei confronti di questa acerba adolescente di Nazareth.
Maria emerge dai racconti di Luca e degli altri evangelisti come una ragazza
di grande equilibrio, con un'esperienza di vita che assomiglia alla nostra.
Dicevamo, domenica scorsa, della necessità di svegliarci, del grosso rischio
che corriamo di vivere un pò “addormentati”, fuori dalla vera vita; tutti
indaffarati a trovare degli spazi per riposarci, dimenticando l'essenziale.
Anche Maria, giovane credente, si ritrova nel tran-tran famigliare; lavoro
(che per l'epoca era casalingo), amicizie, tempo libero.
Ed è in questo contesto che avviene l'inaudito; a Maria viene chiesto di
diventare la porta d'ingresso di Dio nel mondo.
Facile, no?
E se fosse successo a noi, se Dio ci avesse detto: “Senti, ho bisogno di una
mano per salvare il mondo”, cosa avremmo risposto?
Maria tentenna, fatica; come è possibile tutto questo?
Ma l'angelo le ricorda che non bisogna mettere ostacoli a Dio; lui sa
quello che fa!
E Maria crede.
Si resta increduli, stupiti dalla semplicità di questa risposta: “Eccomi”.
Quante conseguenze avrà questa disponibilità!
Che razza di radicale cambiamento porterà questo “sì” a Maria!
Problemi con la sua situazione famigliare, con un fidanzato che si vede Dio
come concorrente in amore.
Problemi con questo bambino che dovrà essere continuamente guardato
come un Mistero.
Problemi con questo Rabbì tutto preso nell'annuncio che si dimenticherà
della propria famiglia per aprirsi ad una famiglia più ampia.
Sofferenza nel vedere un figlio innocente condannato a morte.
Maria si fida, crede nel Dio dell'impossibile.
Sua cugina Elisabetta, da lì a qualche settimana, le dirà: “Ma come hai fatto,
Maria, a credere a una cosa del genere?”.
Sì; se leggiamo il Vangelo senza pregiudizi, con cuore puro, restiamo allibiti;
come hai fatto, Maria, a credere?
Sì, capiamo perché la Chiesa ha sempre additato la madre come la prima tra
i credenti, la prima cristiana, la discepola per definizione, capiamo perché
questa piccola adolescente, di cui sappiamo poco, è diventata il gigante della
fede: per la sua audacia, la sua savia incoscienza,
Maria ha dato al mondo il Salvatore.
Ecco un modo concreto di svegliarsi; fidarsi di Dio, metterci a sua disposizione,
accogliere il suo progetto (anche se folle).
Siamo disposti a fidarci di Dio?
Oppure, ancora una volta, detteremo a Dio le nostre condizioni, gli
spiegheremo cosa deve fare per esistere?
Siamo seri! Siamo realisti!
Maria è la donna concreta, che sa quanto Dio può abitare una vita.
Perciò, dobbiamo essere realisti.
Chiediamo l'impossibile.
La dimensione del profondo dentro di noi è l'unica che può colmare il nostro
cuore; dare spazio a Dio, è l'unica cosa che veramente ci può far acquistare
uno sguardo di realismo sulle cose.
Due, quindi, sono gli atteggiamenti che la festa di oggi ci suggerisce: il primo
è quello di acquistare consapevolezza del fatto che il Signore si manifesta
nella quotidianità, non nelle occasioni strepitose, particolari, eccezionali.
Dio si manifesta nel vivere settimanale, nelle vicende piccole e grandi di
tutti i giorni.
E il secondo aspetto è quello della fede, della risposta che possiamo dare
a questa chiamata.
Pensateci un pò; e se Maria avesse detto: “Ho preso troppo sole, vedo gli angeli”.
O se si fosse confrontata con un amico che gli avesse suggerito una buona
visita neurologica?
O se, più semplicemente avesse detto: “Forse, Signore, ti sei sbagliato; non
ho tempo, non sono capace, non me la sento?”.
Non sono queste le nostre reazioni?
I muri che innalziamo davanti alla proposta di grazia del Signore?
È Lui che prende l'iniziativa, Lui che vuole salvarci, Lui che ci viene incontro,
Lui che fa grazia.
Non chiudiamo il nostro cuore!
Che Maria, prima tra i discepoli, ci insegni ancora una volta a fidarci
del Dio dell'impossibile.
Santa festa dell’Immacolata a tutti voi Fausto