venerdì 5 gennaio 2018

Ecco amici che arrivano i Magi. e portano doni a Gesù Bambino.

Arrivano i doni.
Eccoci di nuovo a casa, riprendiamo il nostro cammino, le feste sono finite,
anzi no, ne rimane ancora una, quella del desiderio e dell’incontro.
Il desiderio muove il cuore degli uomini.
I desideri ci fanno credere di poter soddisfare la sete di assoluto che ci
brucia il cuore.
Alcuni sono desideri semplici, alla portate di molti, altri sono desideri
impossibili, che ci fanno cadere nella depressione.
Alla fine di ogni desiderio esaudito, però, sperimentiamo che il nostro cuore
è destinato a ben altro, il nostro cuore è assetato di infinito.
Oggi è la festa del desiderio che non si arrende, la festa che vede protagonisti
alcuni cercatori benestanti che passano il proprio tempo a scoprire nuove teorie
e a verificarle.
Oggi è la festa dell’essenza dell’essere umano che, in fondo, spogliato da
ogni condizionamento, si riscopre, semplicemente, un cercatore.
La Parola insiste, esagera, scardina, scuote; non siamo giudicati dai risultati,
dalla devozione, dalla coerenza, ma dal desiderio di andare oltre.
E, per noi discepoli di lungo corso, che già abbiamo trovato il Signore, questa
festa è un invito a superare le nostre certezze bonsai, per assumere lo sguardo di Dio.
Natale sconcerta, illumina e interroga.
Nonostante lo scempio che ne abbiamo fatto, riducendolo a glicemica fiera
dei buoni sentimenti, il mistero della piccolezza infinita di Dio, che si restringe
nel grembo acerbo di un’adolescente, ci riempie di quieta meraviglia e fa
scaturire dai cuori feriti calde lacrime di fiera consolazione.
Dio è diverso, amici.
Una vergine partorisce, un giovanotto semplice e generoso rinuncia ai suoi
sogni per accudire a una sposa e a un figlio non suoi, Dio nasce viandante,
accolto in una grotta, solo dei personaggi ambigui, i pastori, si accorgono
della sua nascita, due anziani devoti e scoraggiati, Simeone e Anna,
riconoscono nel Tempio la luce delle nazioni e, oggi, sono gli atei i primi
a riconoscere in quel bambino l’Assoluto di Dio.
I Magi, personaggi curiosi e insaziabili, si muovono a cercare il re alla corte
di Erode, l’evento astrale che hanno scoperto indica la Palestina come luogo
della felice nascita.
Ma accade l’imprevisto, i figli di Erode sono già grandi, i figli della sua prima
moglie li ha fatti sgozzare lui, nessun allegro vagito risuona tra le mura dello
spietato e abile sovrano.
I Magi riprendono il cammino, sbalorditi.
Lo stravolgimento del Natale continua; Gesù è riconosciuto da pagani che con
tenacia cercano la verità e viene ignorato dal popolo della Promessa, è il rischio
che anche le nostre comunità cristiane corrono, quello di vedere dei non credenti
incontrare Dio, e noi di restare a guardare.
I Magi sono l’immagine dell’uomo che cerca, indaga, si muove e segue la stella.
La scienza e la fede non si oppongono, entrambe cercando un senso alla loro
ricerca intellettuale, i Magi si trovano di fronte all’Assoluto di Dio, tanto più
sconcertante quanto inatteso.
Non fanno come Erode e i sacerdoti del Tempio che, pur sapendo, restano ai
loro posti.
Per riconoscere Gesù occorre muoversi, indagare, seguire, lasciarsi
provocare, cercare.
Dio si lascia trovare, certo.
Ma da chi lo desidera, non da chi lo ignora.
La fede non è solo sapere (i dottori della legge conoscono la profezia di
Michea), ma muoversi certamente no.
Gerusalemme e Betlemme distano pochi chilometri dai palazzi del potere
religioso e politico, nessuno si prende la briga di andare a verificare la
profezia e quei pochi chilometri diventano una distanza abissale.
I Magi sono l’immagine di quegli uomini che, spinti dal desiderio e dalla sete
della verità, hanno finito con l’incontrare un segno della presenza di Dio; una
testimonianza, un avvenimento, una parola di un cristiano e, seguendolo,
hanno scoperto il volto di Dio.
Se, ahinoi, restiamo seduti sulla poltrona delle nostre incrollabili supposizioni,
finiremo per lasciare la fede dietro di noi, per conoscere il luogo dove Gesù
è nato, come i sacerdoti del Tempio, ma non piegheremo mai le ginocchia,
esterrefatti, davanti al prodigio di un bambino che è Dio.
I Magi questo salto lo fanno, questo capitombolo della fede lo compiono.
Cercatori, ora sono loro a essere trovati.
Vanno oltre, si fidano, e giungono davanti a una giovane e stupita coppia
che accudisce il proprio primogenito.
E offrono oro, incenso e mirra.
Oro, dono destinato ai re, incenso, resina odorosa destinata a Dio e…mirra!
Regalo di pessimo gusto, amici, la mirra è l’unguento usato per imbalsamare
i cadaveri, regalo poco opportuno, non trovate?
Nel bambino i Magi riconoscono il Re, il Dio, il Crocifisso.
Non suscita tenerezza questo bambino, ma conversione e contraddizione.
Così diverso dall’idea di Dio che ci siamo fatti, come accade a Erode,
questo bambino suscita violenza, un Dio così è da eliminare.
Coraggio amici, nel proseguo del nuovo anno, muoviamoci, andiamo a vedere,
per non correre il rischio di rimanere delusi per non aver potuto incontrare
nessuno, lasciamo le nostre poltrone ed usciamo per farci incontrare.
Buona festa dell’Epifania e buon Anno a tutti da Fausto.


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