Arrivano i doni.
Eccoci di nuovo a casa, riprendiamo il
nostro cammino, le feste sono finite,
anzi no, ne rimane ancora una, quella
del desiderio e dell’incontro.
Il desiderio muove il cuore degli
uomini.
I desideri ci fanno credere di
poter soddisfare la sete di assoluto che ci
brucia il cuore.
Alcuni sono desideri semplici,
alla portate di molti, altri sono desideri
impossibili, che ci fanno cadere
nella depressione.
Alla fine di ogni desiderio
esaudito, però, sperimentiamo che il nostro cuore
è destinato a ben altro, il
nostro cuore è assetato di infinito.
Oggi è la festa del desiderio che
non si arrende, la festa che vede protagonisti
alcuni cercatori benestanti che
passano il proprio tempo a scoprire nuove teorie
e a verificarle.
Oggi è la festa dell’essenza
dell’essere umano che, in fondo, spogliato da
ogni condizionamento, si
riscopre, semplicemente, un cercatore.
La Parola insiste, esagera,
scardina, scuote; non siamo giudicati dai risultati,
dalla devozione, dalla coerenza,
ma dal desiderio di andare oltre.
E, per noi discepoli di lungo
corso, che già abbiamo trovato il Signore, questa
festa è un invito a superare le
nostre certezze bonsai, per assumere lo sguardo di Dio.
Natale sconcerta, illumina e
interroga.
Nonostante lo scempio che ne
abbiamo fatto, riducendolo a glicemica fiera
dei buoni sentimenti, il mistero
della piccolezza infinita di Dio, che si restringe
nel grembo acerbo di
un’adolescente, ci riempie di quieta meraviglia e fa
scaturire dai cuori feriti calde
lacrime di fiera consolazione.
Dio è diverso, amici.
Una vergine partorisce, un
giovanotto semplice e generoso rinuncia ai suoi
sogni per accudire a una sposa e
a un figlio non suoi, Dio nasce viandante,
accolto in una grotta, solo dei
personaggi ambigui, i pastori, si accorgono
della sua nascita, due anziani
devoti e scoraggiati, Simeone e Anna,
riconoscono nel Tempio la luce
delle nazioni e, oggi, sono gli atei i primi
a riconoscere in quel bambino
l’Assoluto di Dio.
I Magi, personaggi curiosi e
insaziabili, si muovono a cercare il re alla corte
di Erode, l’evento astrale che
hanno scoperto indica la Palestina come luogo
della felice nascita.
Ma accade l’imprevisto, i figli
di Erode sono già grandi, i figli della sua prima
moglie li ha fatti sgozzare lui,
nessun allegro vagito risuona tra le mura dello
spietato e abile sovrano.
I Magi riprendono il cammino,
sbalorditi.
Lo stravolgimento del Natale
continua; Gesù è riconosciuto da pagani che con
tenacia cercano la verità e viene
ignorato dal popolo della Promessa, è il rischio
che anche le nostre comunità
cristiane corrono, quello di vedere dei non credenti
incontrare Dio, e noi di restare
a guardare.
I Magi sono l’immagine dell’uomo
che cerca, indaga, si muove e segue la stella.
La scienza e la fede non si
oppongono, entrambe cercando un senso alla loro
ricerca intellettuale, i Magi si
trovano di fronte all’Assoluto di Dio, tanto più
sconcertante quanto inatteso.
Non fanno come Erode e i
sacerdoti del Tempio che, pur sapendo, restano ai
loro posti.
Per riconoscere Gesù occorre
muoversi, indagare, seguire, lasciarsi
provocare, cercare.
Dio si lascia trovare, certo.
Ma da chi lo desidera, non da chi
lo ignora.
La fede non è solo sapere (i
dottori della legge conoscono la profezia di
Michea), ma muoversi certamente
no.
Gerusalemme e Betlemme distano
pochi chilometri dai palazzi del potere
religioso e politico, nessuno si
prende la briga di andare a verificare la
profezia e quei pochi chilometri
diventano una distanza abissale.
I Magi sono l’immagine di quegli
uomini che, spinti dal desiderio e dalla sete
della verità, hanno finito con
l’incontrare un segno della presenza di Dio; una
testimonianza, un avvenimento,
una parola di un cristiano e, seguendolo,
hanno scoperto il volto di Dio.
Se, ahinoi, restiamo seduti sulla
poltrona delle nostre incrollabili supposizioni,
finiremo per lasciare la fede
dietro di noi, per conoscere il luogo dove Gesù
è nato, come i sacerdoti del
Tempio, ma non piegheremo mai le ginocchia,
esterrefatti, davanti al prodigio
di un bambino che è Dio.
I Magi questo salto lo fanno,
questo capitombolo della fede lo compiono.
Cercatori, ora sono loro a essere
trovati.
Vanno oltre, si fidano, e giungono
davanti a una giovane e stupita coppia
che accudisce il proprio
primogenito.
E offrono oro, incenso e mirra.
Oro, dono destinato ai re,
incenso, resina odorosa destinata a Dio e…mirra!
Regalo di pessimo gusto, amici,
la mirra è l’unguento usato per imbalsamare
i cadaveri, regalo poco
opportuno, non trovate?
Nel bambino i Magi riconoscono il
Re, il Dio, il Crocifisso.
Non suscita tenerezza questo
bambino, ma conversione e contraddizione.
Così diverso dall’idea di Dio che
ci siamo fatti, come accade a Erode,
questo bambino suscita violenza,
un Dio così è da eliminare.
Coraggio amici, nel proseguo del
nuovo anno, muoviamoci, andiamo a vedere,
per non correre il rischio di
rimanere delusi per non aver potuto incontrare
nessuno, lasciamo le nostre
poltrone ed usciamo per farci incontrare.
Buona festa
dell’Epifania e buon Anno a tutti da Fausto.
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