Vogliamo sempre farci gli
affari degli altri. Anche Giuda, forse.
Abbiamo già passato la Settimana
Santa, Gesù è risorto, e come logica
siamo tutti felici e contenti.
Ma purtroppo da me la logica non
esiste, vengo stuzzicato da un interlocutore,
(chiamiamolo così perché non
voglio mettere il nome per la praivasi), che aveva
assistito ad un incontro
formativo cui avevo partecipato, il quale aveva come tema
il tradimento.
Bellissimo argomento, naturalmente
abbiamo iniziato con i tradimenti antichi o se
vogliamo disobbedienze, per
soffermarci poi sul tradimento di Giuda.
Quella sera avevo portato una mia
tesi appunto su quel tradimento, la quale diceva
che Giuda secondo me non è stato
un traditore, ma piuttosto un ingannato, un ingenuo.
Apriti cielo, critiche a non
finire, fortunatamente un giovane sacerdote prende la
parola e dice: “Hai ragione Fausto,
la tua tesi può essere giusta, però ci devi spiegare
il perché”.
Io spiego il più chiaro possibile
il perché e tutto si tranquillizza fortunatamente.
Ritorno al mio interlocutore che era
presente e non ha avuto il coraggio di intervenire.
Alcune sere più tardi, mi
interpella attraverso facebook, ed è altamente arrabbiato
con me, mi dice subito che non
conosco assolutamente il Vangelo, che non capisco
un cavolo della fede ed è meglio
per gli altri se non partecipo ad incontri di quel
tipo e che non posso stravolgere
il Vangelo.
Ho preso paura, sembrava che
avessi ammazzato un’altra volta il Signore.
Signur, perché tutti a me, non lo
so, mi sembra di essere come la c…a, che attira
le mosche, è forse perché ho
tanta pazienza?
Ma anche quella può esaurirsi.
Senti Signore, dimmelo se
sbaglio, visto che ho voluto difendere le tue scelte;
se non sbaglio, Giuda lo avevi scelto
Tu, grazie.
Hai pregato un’intera notte prima
di sceglierlo, e lui ti ha seguito per tre anni,
giorno e notte.
Non credo che da un momento all’altro
sia diventato una disgrazia.
Credo che troppo spesso Giuda sia
stato liquidato dalla predicazione cattolica come
la macchietta del tradimento, il
prototipo del disgraziato, il simbolo del male, come
fosse l’unico artefice della fine
di Gesù.
Siamo dei cattolici da strapazzo,
pronti solo a incolpare gli altri, anche di colpe
nostre; bravi un applauso.
No, Giuda non è un traditore, ma
un discepolo che scivola nella caligine.
Noi discepoli, che puntiamo il dito
verso Giuda, siamo sicuri di essere dei puritani,
siamo sicuri di non commettere
nessun peccato?
Sinceramente non lo so, anch’io non
me la sento di puntare il dito!
E come Gesù dico; chi è senza peccato
scagli la prima pietra; ma dove sono,
non c’è più nessuno?
No Signore sono scappati tutti!
Bene allora siamo a posto!
Vorrei proprio vedervi tutti se avete
il coraggio di scagliare la prima pietra,
ipocriti e falsi, sapete solo
lavarvi la bocca con sentenze.
No, Giuda non è un traditore, è
stato ingannato, da chi?
Dai sacerdoti del tempo, proprio loro
lo hanno fregato, l’unica sua colpa è
quella di essere stato un
ingenuo.
Invece Giuda ci è prezioso;
perché, perché ci assomiglia, perché svela che
dietro ogni discepolo c’è il
rischio di un abbandono, di un disastro, di un
fallimento, il mio, il vostro, quello
di tutti noi.
Perciò, parlare del percorso di Giuda
significa entrare in una dimensione
di umiltà, in cui non siamo certi
della nostra salvezza, né ci vantiamo
della nostra fede.
Perché, vedete, se uno dei dodici
che ha guardato Gesù negli occhi, che ha
visto i lebbrosi guarire e i ciechi
tornare a vedere, che ha masticato il pane
della moltiplicazione, è caduto
in quel tranello, quanta umiltà dobbiamo
mettere nel nostro discepolato!
Se guardiamo al Vangelo di Giovanni,
scopriamo una rabbia verso se stesso
quando parla di Giuda, perché il
fallimento di un discepolo, è una ferita per
tutta la Chiesa, per tutta la
comunità, la rabbia di Giovanni dipende dal non
aver saputo capire e fermare la
deriva di uno di loro.
Cosa aveva in mente Giuda?
Innanzi tutto il suo ruolo è
marginale.
I sacerdoti avevano già deliberato
di uccidere Gesù.
Devono solo trovare Gesù da solo,
perché avevano paura della sommossa
del popolo.
Ecco a cosa è servito Giuda, a far
capire a loro chi era.
Guardate che Giuda si è accordato
con i sacerdoti; semplicemente perché
voleva che Gesù si incontrasse
con loro per spiegarsi, in effetti Gesù, non si
era mai incontrato con i
sacerdoti.
Pensava che riuscissero a capirsi
a spiegarsi per collaborare, ecco cosa voleva Giuda.
In effetti, non gli ha chiesto
soldi per l’informazione, sono stati loro
a darglieli, come ricompensa.
Poi quando troppo tardi, ha capito
di essere stato ingannato, li ha restituiti; lui,
i soldi bagnati di sangue non li
ha voluti.
È sempre così, il male.
Si vende come bene, o come male
minore.
È sempre così; inganna, crea zone
di grigio, non è riconoscibile.
Nessuno di noi berrebbe a una bottiglia
etichettata come veleno!
Il male si presenta sempre come
un possibile bene.
Ogni nefandezza ha avuto,
all’origine, qualche buona ragione.
Per Giuda la buona ragione è aiutare
Gesù a manifestare la sua vera identità,
forzargli la mano, costringerlo a
uscire dalle riservatezze e, così, essere
riconosciuto dal Sinedrio.
Che però, non ha alcuna voglia di
accogliere un Messia.
Figuriamoci uno strampalato come
Gesù, che vuol condividere.
Scherziamo!
Giuda non voleva far arrestare Gesù,
abbiamo detto, le cose non vanno come
pensava, è inorridito nel vedere
quello che stava succedendo, corre dai sacerdoti,
li supplica, getta i denari per
terra, non li vuole, non erano questi i patti, mi avete
imbrogliato, non c’è stato niente
da fare, ormai la frittata era fatta.
Non me lo posso perdonare, non sono
riuscito a capire quello che Lui voleva fare,
ero troppo lontano da Lui, non
posso essere perdonato.
Giuda si toglie la vita, si, ma
dalla disperazione.
E noi vogliamo dargli del
traditore; ironia dei cristiani.
In quel gesto, c’è tutta la
nostra colpevolezza di quando cadiamo nel peccato,
ma ancora abbiamo il coraggio di
puntare il dito verso Giuda e dire; traditore!
No, Giuda, io non punto il dito contro
di te, non me la sento di mettere il peso
delle mie colpe sulle tue spalle,
in quella colpa, centro anch’io tantissimo,
scusami se non ho avuto il
coraggio che hai avuto tu, quello di ritornare al Sinedrio
a reclamare per l’imbroglio
subito, avevo troppa paura e sono andato a nascondermi.
Però, lasciami farti un
rimprovero, perché caspita non hai risposto al richiamo di
Maria, Lei era venuta a cercarti,
come ha fatto con noi, non ti ha abbandonato al
tuo destino, sei tu che non ti
sei fatto trovare.
Perché!
Solo quello voglio sapere;
Perché!
Guarda che Gesù ti avrebbe
perdonato, come ha fatto dalla Croce con tutti noi.
Scusaci, Giuda, se non siamo
stati capaci di aiutarti, di starti vicino, ecco il
nostro dramma.
Ecco caro amico interlocutore, io
la penso così, attento però che della caligine
ce né per tutti e ci si sporca
pure.
Logicamente non mi ha più
scritto, forse, dico forse, ha scoperto di avere più
colpe di Giuda, forse.
Nessuno può giudicare, solo il
Signore lo può fare, ed invece di giudicarci ha
preferito dare la sua vita per la
nostra salvezza.
Un saluto a tutti voi amici,
e per questo che ho scritto; non giudicatemi, Fausto.
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