mercoledì 11 marzo 2020

Siamo in quarantena; o per meglio dire in Quaresima forzata.


La fede al tempo dello spettro del coronavirus è messa in crisi.
“L’amore al tempo del colera” intitolava un suo magnifico romanzo il
premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez.
“La fede al tempo del Coronavirus” vorrei intitolare tutti gli scritti, i messaggi.
Tanti stanno scrivendo, commentando, ragionando.
E, francamente, mi sembra di non dover aggiungere un’ulteriore voce a quanto
già in molti (forse troppi) stanno dicendo.
Poi, sollecitato da molti fra voi, mi rendo conto di poterlo fare, di volerlo fare,
di doverlo fare.
Dopo la seconda Domenica di Quaresima, quindi.
Quella della Trasfigurazione.
Perchè di trasfigurazione abbiamo bisogno.
Nel nostro sguardo, nelle nostre scelte, nella gestione delle nostre emozioni.
Per trovare un sentiero in mezzo al mare, come dice il Salmo riguardo alla fuga
del popolo dall’Egitto.
Per non avere paura della paura. 
I fatti, anzitutto; il Coronavirus si sta diffondendo.
E no, non è più innocuo come all’inizio appariva, visto che sta mutando e,
in questo momento, solo in Italia ci sono tre ceppi autonomi.
Non abbiamo gli anticorpi per difenderci e questa severa influenza può mettere
in difficoltà i soggetti deboli.
Lotta che combattiamo da sempre; il morbillo altro non è che l’evoluzione della
peste bovina e ci conviviamo da diecimila anni.
Quindi l’amico Corona studia le strategie per diffondersi ed è molto bravo.
Il problema, da quello che è capito, è tutto in quella sua capacità di diffondersi velocemente.
Perché se chi si ammala ha delle complicazioni e queste complicazioni necessitano
di un ricovero e di terapie urgenti, i posti letto, ovviamente, sono limitati.
Da qui la decisione simil-draconiana di oggi; meno si contatta gente (perciò,
ordini dell’ultima ora del premier Conte tutto si ferma), e più si rallenta
la diffusione (che continuerà per settimane) permettendo al sistema di reggere.
Lo capisco, ci sta.
Non è l’Ebola, non è la peste manzoniana, ma non prendiamola sottogamba per
rispetto dei soggetti deboli.
Perciò cambiano le nostre abitudini per qualche tempo, evitiamo luoghi pubblici,
seguiamo le direttive affatto complesse (lavarsi le mani, non abbracciarsi, tenere le distanze).
Quindi, ci mancherebbe, è una vera quaresima, non una quarantena.
Solo che.
Solo che Domenica c’è stato il boom di biglietti di sciatori provenienti dal Nord Italia
(Milano in testa) vista la neve magnifica e il sole.
E interviste compiaciute dei gestori degli impianti con immagini di lunghe
file alle seggiovie.
Solo che la stessa cosa, mi ha detto l’amico Enrico, sta succedendo in
Sardegna e, immagino, da tante altre parti.
Solo che ieri, al supermercato, c’è un sacco di gente impanicata (di una
Giornata in cui si doveva rimanere chiusi in casa) e commenti in attesa alla
cassa che preferisco non riferire, ovviamente tutti complottisti, razzisti,
anti-scientifici e catastrofisti.
Solo che se non ci fidiamo e che se pensiamo di essere più furbi o di avere delle
ragioni eccezionali, non ne verremo fuori.
Solo che ci stiamo scoprendo piccini, irrazionali, paurosi ed egoisti.
Invochiamo uomini forti al governo e non rispettiamo quattro regole semplici
pensando che la chiusura delle scuole ci autorizzi a fare vacanza. 
Ok, ci sta. Evviva. Grande anno questo 2020.
Così magari, superata la tempesta, speriamo senza troppi danni, saremo capaci
di sederci e di guardarci negli occhi.
Di chiamare per nome e cognome le nostre fragilità e paure, senza dare sempre
la colpa agli altri.
Di pesare la fragilità della nostra vita e fare finalmente delle scelte forti e leggere.
Di ripensare i nostri stili di vita, di capire cosa ci è veramente indispensabile.
Di prendere a cuore gli altri, se i miei comportamenti mettono a rischio la loro vita.
Di tornare a Messa e scoprire che dono immenso è l’Eucarestia che non possiamo
ricevere in queste settimane.
Di capire quanto sia importante coltivarla l’anima, perché un piccolo virus può
cancellare tutto quello che pensavamo acquisito.
Ecco, cose così.
Pensieri serali, scusate.
Ora riprendiamo pure ad avere paura amici, Fausto.
“Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono
confidente sta la vostra forza” (Is 30,15)



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